Moon Reverie: coerenza e sogni al chiaro di luna

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Dopo l'ottimo omonimo debutto discografico, avvenuto lo scorso gennaio, siamo riusciti, tramite la label Rockshots Records che ringraziamo, a fare qualche domanda al virtuoso chitarrista dei Moon Reverie Luca Poma, leader e fondatore della band.
Di seguito pubblichiamo l’intervista integrale:

Foto copertina tratta da pagina Facebook
Moon Reverie

Anzitutto complimenti per il vostro ottimo debut album che, leggendo le varie recensioni, ha riscosso parecchio (meritato) successo, anche al di fuori dei confini nazionali, sinceramente ve lo aspettavate?
Grazie mille! In effetti il disco ha riscosso un ottimo successo di pubblico e critica in tutti i mercati nel quale è uscito. E’ notizia recente ad esempio il raggiungimento del secondo posto nelle classifiche best sellers hard rock e del 76° posto nella classifica generale senza distinzione di generi ( inclusi pop, musica italiana, San Remo etc.) di un famoso retailer italiano e mondiale, oltre alla nostra presenza in classifica in altri paesi europei e non. Penso che le persone abbiano apprezzato probabilmente la sincerità di un lavoro che non presenta nessuno degli elementi chiave che al giorno d’oggi sembrano essere necessari per far circolare ed apprezzare un nome ed un album ( elementi che chiaramente non cito per rispetto di chi fa di questi una base stilistica fondamentale, penso infatti che il rispetto reciproco e incondizionato fra band sia fondamentale per la sopravvivenza del genere) e che si trova ben lontano dal main stream del mercato discografico metal odierno. Certamente questo successo è indice della presenza di persone che ancora sono disposte a supportare la scena e i suoi artisti, acquistando gli album invece di scaricarli illegalmente. Per questo sono stato felice di apprendere determinati risultati. Permettimi già di ringraziare di tutto cuore chi ci ha supportato attivamente ed ha compreso la mia visione nella sua interezza.

L’idea di formare una tua band, dopo anni di cover e collaborazioni prestigiose (ricordiamo quelle con Uli Jon Roth, Vinnie Moore o Kee Marcello), è nata come conseguenza di queste esperienze, oppure è stato un tuo obiettivo da sempre?
L’obiettivo chiaramente c’è sempre stato. Ho sempre scritto brani originali sin da quando ho iniziato a suonare e ne ho anche proposti diversi nel corso degli anni precedenti ai Moon Reverie, sempre esattamente nello stesso stile che propongo oggi. il fatto che mi trovassi, e mi trovi ancora oggi, al lato opposto delle tendenze del mercato discografico ha fatto sì che non sia mai stato veramente interessato ad affrontare un impegno di tempo, energie e denaro che qualche anno fa almeno non avrebbe portato probabilmente da nessuna parte. Senza contare il mercato parallelo del download illegale che mi ha sempre infastidito oltre misura, lo ritengo infatti una piaga inaccettabile per la sopravvivenza di una band.

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Da dove nasce l’affascinante monicker “Moon Reverie”?
Qualsiasi rocker o qualsiasi amante delle diverse forme d’arte in generale è fondamentalmente un sognatore, una persona che filtra le vibrazioni del mondo attraverso la propria anima, incurante di ciò che la società vorrebbe che fosse. L’idea del nome, creato nel 2012, viene da una frase di Oscar Wilde:
"Sognatore è colui che trova la propria via alla luce della Luna, punito perchè vede l'alba prima degli altri"
. Sono profondamente amante della Luna e della notte, come momento di opposizione alla vita frenetica che si svolge alla luce del giorno. Amo restare sveglio fino al mattino ogni volta che mi è possibile, e amo le notti di luna piena. La parola reverie indica il sognare ad occhi aperti, trascendendo la realtà e vedendola come ciascuno la vuole vedere attraverso la propria anima. Ed ecco Moon Reverie.

In quanto tempo è stato registrato l’album? Le canzoni sono state scritte in tempi recenti o avevate già del materiale pronto risalente magari al periodo delle suddette collaborazioni?
I brani sono stati tutti scritti per questo disco, Far Above a parte. Come ti dicevo non sapevo se e quando li avrei pubblicati, per i motivi che ho già espresso, ragion per cui ho prima creato, con le tracce di batteria registrate appositamente,una pre-produzione casalinga completa ed accurata in tutte le sue parti. Qualche anno fa ho poi deciso di registrare il tutto in maniera professionale ma con estrema calma e senza fretta, nei periodi liberi di ciascun elemento della band. Al termine delle registrazioni ho iniziato a verificare se il mercato e le etichette fossero in qualche modo ricettive nei confronti di una produzione di questo tipo, senza alcun compromesso di sorta. Sorprendentemente ho ricevuto numerose proposte, anche da etichette piuttosto blasonate. La proposta più professionale ed interessante è stata quella di Rockshots Records, con la quale siamo arrivati finalmente alla pubblicazione.

Di te e Nicola Leonesio conosciamo bene il background musicale, in quanto per anni siete stati impegnati con Violet Eclipse e Progeny, cover bands rispettivamente di Malmsteen e Dream Theater, ma quali sono le influenze musicali degli altri membri?
Il progetto Moon Reverie è una mia creatura al 100%, ho scritto infatti tutto personalmente, dai testi, alle linee melodiche agli arrangiamenti etc. fino ad arrivare al concept della copertina. Le influenze del disco sono quindi chiaramente le mie e vengono esclusivamente da Deep Purple, Rainbow, Malmsteen, Hendrix, Uli Jon Roth/Scorpions, Europe e da autori classici quali Bach, Paganini, Vivaldi, Chopin, Scarlatti e Pietro Antonio Locatelli. Non ho mai ascoltato in vita mia power metal, prog metal etc. ed infatti il disco ha una cifra stilistica estremamente ben definita e debitrice allo stile di queste band e autori. Gli altri elementi del gruppo hanno però svolto un ruolo assolutamente fondamentale nell’economia dell’album in quanto musicisti di altissimo livello e di altissime qualità esecutive. La loro sensibilità musicale ha fatto sì che infondessero le parti da eseguire con la propria ed unica personalità. Ciascuno di loro ha influenze che spaziano molto all’interno di vari generi musicali. Manuel Togni apprezza una gran numero di batteristi di diversa estrazione e stile, ma per quest’album ha canalizzato l’influenza di musicisti quali Pat Torpey, Neil Peart, Cozy Powell e Ian Paice. Luca Pozzi apprezza cantanti come Bruce Dickinson, Klaus Meine, Ian Gillan ed Andy Deris, Nicola Leonesio musicisti come Stevie Wonder,Keith Emerson, Kevin Moore, Steve Vai e Alan Parson.

Curiosità personale: bene o male, ogni singolo membro dei Moon Reverie era già noto a chi, come il sottoscritto, per anni ha seguito le suddette cover bands impegnate nei vari locali della bergamasca. Il vero nome nuovo è quello del singer Luca Pozzi, autore di una prova maiuscola nel disco, come è nata la collaborazione con lui?
Permettimi di dire che si tratta di un vero talento naturale , un cantante fra i migliori che si possano desiderare in una band. Chiunque abbia ascoltato il disco ha apprezzato enormemente le sue qualità, dai musicisti famosi a cui l’ho fatto sentire alle persone che non sono molto avvezze al rock in generale. Ho sempre pensato che l’avrei voluto in un mio progetto, sin da quando, sentendolo cantare nella sala prove accanto alla mia molti anni fa rimasi sorpreso da una tale padronanza vocale. E’ stato quindi il primo e l’unico cantante a cui ho pensato creando i Moon Reverie. La stessa cosa ovviamente vale anche per Nicola Leonesio la cui carriera ho sempre seguito con molto interesse e Manuel Togni. Manuel in particolare è stato un elemento fondamentale nel corso della mia carriera musicale, permettendomi di esprimermi senza alcun limite tecnico e stilistico e dimostrandosi in ogni occasione il professionista e il musicista eccezionale che è. Non bisogna dimenticare il fatto che abbia suonato anche con Doogie White, Blaze Bayley, Uli Jon Roth, Kee Marcello e molti altri e che al momento sia batterista anche di Mortado e Mortuary Drape. Anche lui è stato una scelta obbligata per la band.

Tornando alle influenze, quanto è difficile secondo voi essere musicalmente creativi ed originali oggi per una band che si affaccia per la prima volta nel panorama musicale odierno?
Mi spiego meglio: non c’è il rischio concreto di farsi schiacciare dai grandi del passato e risultare eccessivamente derivativi specie per un genere come il vostro, che si ispira sia all’hard rock che al metal neoclassico e che probabilmente ha dato il meglio di sé nell’ultimo ventennio dello scorso millennio, avete percepito questo rischio in fase di song-writing? A mio avviso, nel vostro album siete stati abilissimi a scongiurare questo pericolo, sfruttando al massimo la singole doti musicali e le varie personalità di ognuno di voi, dando vita ad un prodotto fresco (caratteristica ben visibile nella conclusiva Moon Reverie Suite)

Come ti dicevo il disco è stato scritto in maniera estremamente naturale, senza pensare al mercato discografico e senza compromessi. Avevo ben chiaro ciò che avrei voluto ascoltare sull’album ed ancor di più quello che non avrei voluto ascoltare. Qualcuno ha detto che ( come complimento) si tratta di uno stile fuori moda e questo per me è un grande complimento. Non ho cercato in alcun modo di creare un prodotto innovativo perché credo che in un certo genere, con le radici ben salde negli anni settanta ed ottanta, le innovazioni portino inevitabilmente ad uno stravolgimento dei canoni con i quali sono cresciuto e che sono parte integrante della mia vita, non solo musicale. Come opinione personale ritengo che elementi elettronici o troppo pop, con produzioni esagerate facciano proprio questo. La band non si propone di innovare, mi piacerebbe infatti essere al timone diciamo di un ritorno a certe sonorità e a produzioni più reali ed oneste. Ritengo che il compito di un’opera musicale sia e debba rimanere essere l’espressione più vera e sincera di un artista, con uno stile influenzato e influenzabile, ma certamente sincero.

Cosa ne pensi della scena rock/metal attuale italiana? C’è qualche band che ami particolarmente?
Ho il massimo rispetto e supporto per tutte le band italiane che dimostrano grande talento, sincerità e convinzione nei propri intenti, senza distinzione di genere nell’ambito metal. Se devo citare un nome questo rispetto è enorme nei confronti dei Death SS e di Steve Sylvester.

E di quella internazionale?
In ambito internazionale cito senza dubbio Robby Valentine, autore di un hard rock/a.o.r. ottantiano con le radici nei migliori Queen. Se non lo conoscete consiglio a tutti di recuperare qualche suo lavoro. Si tratta di un artista ingustamente poco considerato dal mercato discografico dei grandi numeri. Meriterebbe molto di più.

Cosa ne pensi di spotify e degli altri moderni servizi tecnologici che permettono di ascoltare musica in streaming? Non temi che, se da un lato consentano a qualsiasi band una certa visibilità, dall’altra parte incidano negativamente sulla qualità del prodotto, tendendo ad appiattirla?
Sicuramente si tratta di servizi la cui valenza per un artista dal punto di vista economico è veramente nulla. Certo è che permettono di far circolare la propria musica in territori che sarebbero difficilmente raggiungibili per vari motivi dai supporti fisici. Abbiamo ascoltatori da più di 30 nazioni differenti ed è interessante notare quante nazioni “insospettabili” siano ancora interessate al metal in generale. Per una persona come me, legata da sempre al supporto fisico e alla sua collezione è difficile comprenderli, anche se ne faccio uso io stesso, dovendo gestire anche il profilo della band sulle varie piattaforme con la casa discografica, e te lo dice una persona che in auto gira con almeno una trentina di cd.


Quanto è difficile oggi per una band nuova, in un panorama musicale in costante movimento, essere ricordati nel tempo?
Estremamente difficile. Essendo stato scritto e detto tutto non è facile imporsi in un mercato che predilige bene o male sempre le stesse cose. A costo di ripetermi, penso che la sincerità della proposta musicale possa essere la chiave. Che poi possa piacere o meno un lavoro discografico non è una delle mie preoccupazioni, l’obiettivo più importante è che mi rappresenti in toto. Take or leave.

Prima di concludere, avete in programma un tour per promuovere l’album? Se si, suonerete solo vostri pezzi o anche, considerando che avete solo un disco all’attivo, qualche “cover riempitiva”?
Stiamo cercando di organizzare alcune date al momento, anche se per vari motivi che tutte le band conoscono è molto difficile. Ci saranno comunque presto notizie, chi è interessato può seguire la band su Facebook, Twitter, Instagram e Youtube per tutte le news. Eseguiremo probabilmente un paio di cover delle band che tutti amiamo, molto probabilmente Deep Purple e Rainbow. E’ una seconda natura per noi:)

(Piccolo “giochino” x Nicola Leonesio, tastierista della band): Se intono le prime note di “The Glass Prison” dei Dream Theater (OH-OH-OH-OH-OH-OH-OH-OH-OH-OH-OH….) cosa ti viene in mente? Perdonami ma non potevo esimermi dal farti questa domanda, è stato più forte di me!
( Nicola Leonesio): Mi fa molto piacere ricordare il calore dei fans che ce la richiedevano a gran voce, anche se l’abbiamo eseguita raramente nel corso dei 18 anni di vita della band.

Grazie per la disponibilità ragazzi, ancora complimenti per l’ottimo album ed in bocca al lupo per il vostro futuro!
Grazie a te per questa intervista e la tua recensione del nostro lavoro, e grazie a tutto lo staff di Metal.it per il grande supporto a tutta la scena metal! Un grande ringraziamento a tutti coloro che ci supportano e a tutti quelli che lo faranno in futuro! Rock on, ad astra!!!!


Intervista a cura di Ettore Familiari

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