REAPTER: tutta la rabbia dell'underground!

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Gruppo:Reapter
Uscito lo scorso 21 gennaio per la Buil2KillRecords, “Blasted” ha segnato il ritorno discografico dei thrasher romani Reapter, nati nel lontano 2005 e giunti, con questo nuovo lavoro, al traguardo del terzo album in studio.

La band, tramite lo storico chitarrista Max Pellicciotta, ci ha gentilmente concesso un’intervista che pubblichiamo integralmente di seguito:

Foto copertina tratta da pagina Facebook
Reapter
Ciao Max, anzitutto complimenti per il vostro nuovo disco “Blasted”, uscito sempre per la fedele Buil2KillRecords, dopo ben 6 anni di silenzio dal precedente “Cymatics”, che a sua volta era uscito 6 anni dopo il debutto (che regolarità!). Pandemia a parte, come mai questo lasso temporale relativamente lungo, tra un lavoro e un altro?
Max: Grazie per i complimenti! Sì, in effetti ci è voluto molto tempo per le uscite degli album! Per quanto riguarda "MIND" non avevamo contatti di nessun genere e non sapevamo come “far partire la macchina”. In più, alcune persone che gravitavano attorno al gruppo, ci davano dei consigli, che alla lunga si sono rivelati sbagliati, anche durante l’ incisione dell’ album. Quando stavamo incidendo "Cymatics" invece, il secondo chitarrista andò via per divergenze e scelte musicali differenti. Puoi immaginare quindi quanto tempo abbiamo perso nel cercare un altro chitarrista che sposasse le nostre scelte e amasse la nostra musica. Fortunatamente, l’ abbiamo trovato e siamo molto felici con Daniele Bulzoni! Per quanto riguarda Blasted, siamo stati impegnati nei due anni successivi all’ uscita di "Cymatics" in tour, e contemporaneamente stavamo cercando una nuova label. I nuovi pezzi dell’ album erano già pronti a fine 2018 e per il 2019 eravamo pronti a registrare. Nel frattempo abbiamo preso contatti con Giuseppe Orlando degli Outer Studios e Tue Madsen degli Antfarm Studios per poter registrare un disco dal sound potente come non avevamo mai avuto. Quindi eravamo sostanzialmente pronti per uscire di nuovo ma, come sai, la pandemia ha bloccato ogni cosa e ci siamo trovati con un album che nessuno voleva o poteva pubblicare. Quindi ci siamo dati da fare pubblicando velocemente ed in maniera autonoma tre singoli in piena pandemia: The Shadow (di cui abbiamo fatto anche un video), Subliminal (abbiamo un lyric video fatto da Marcelo Silva e cover art da Alcides Burn) e Tamam Shud. Infine siamo riusciti a far uscire Blasted con B2K Records. Siamo molto felici perché hanno creduto in noi anche stavolta, e per questo ne siamo grati!

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Foto tratta da pagina Facebook
Reapter
Entriamo subito nel vivo di “Blasted” che, nella recensione, ho definito “un’autentica rasoiata” o “un pugno nello stomaco”. Effettivamente, rispetto alle vostre 2 uscite precedenti, suona molto più diretto, ma soprattutto, è estremamente più aggressivo, con una sezione ritmica particolarmente tirata, riffs velenosi e poi la voce di Claudio (Arduini), che si è trasformata in qualcosa di oscuro e cavernoso. Questa nuova direzione musicale è stata una scelta studiata a tavolino, oppure una reazione spontanea dovuta a una sorta di rabbia o frustrazione interiore?
Max: La scelta musicale non è stata presa a tavolino, anzi ci è venuto molto spontaneo scrivere in questa maniera. Abbiamo notato che ci trovavamo a nostro agio con questo stile, diciamo che ognuno di noi sapeva già cosa doveva fare! Claudio Arduini, ad esempio, già durante il tour insieme alle Nervosa (stavamo promuovendo Cymatics) stava cominciando a cantare diversamente nei vari live. Ha affinato e approfondito la tecnica di canto growl e scream, e quando siamo tornati a Roma, i pezzi avevano decisamente qualcosa in più! Di sicuro abbiamo anche un po’ di rabbia da sfogare, anche per alcune cose che non vanno nel sistema musicale come per esempio la continua lotta per emergere suonando la propria musica.
La decisione di puntare tutto sull’impatto ad ogni modo, si è rivelata a mio avviso, quanto mai azzeccata, perché il disco lascia un marchio indelebile nell’ascoltatore. C’è un brano di Blasted a cui siete più legati affettivamente o che vi rappresenta particolarmente?
Max: Scrivendo Blasted ci siamo lasciati andare all’ istinto ed alle emozioni che ci davano le canzoni, come già successo negli album precedenti. Ma in questo modo ci siamo trovati a scrivere in perfetta sinergia! Non abbiamo un brano preferito e penso che ognuno di noi ne abbia uno ma non ci siamo mai confrontati su questo. Del resto ogni brano per la band è come un figlio!
Siete soddisfatti del risultato finale di Blasted e della reazione del pubblico?
Max: Sì, siamo molto soddisfatti! L’ album è stato accolto molto calorosamente sia dagli addetti ai lavori che dal pubblico, e per questo ne siamo felicissimi! Forse proprio perché Blasted è secco e diretto, senza troppi fronzoli! Inoltre, abbiamo collaborato con persone fantastiche e molto professionali. Registrare agli Outer Sound Studios di Giuseppe Orlando è stato fantastico. Giuseppe oltre ad essere un grande musicista è anche un amico che ci aiutato con dei consigli molto validi! Per il mixaggio e il mastering ci siamo rivolti a Tue Madsen in Danimarca. Lui non ha bisogno di presentazioni, ci ha dato un sound potentissimo e sia molto felici per questo! L’ artwork poi è stato fatto da Alcides Burn di Burn Artworks in Brasile. Un bel tocco finale che ha reso ancor più aggressivo tutto l’ album.
Questo nuovo sound più aggressivo, sarà alla base anche dei futuri lavori della band?
Max: Sì, sicuramente! Manterremo questo sound per il futuro di certo, se faremo cambiamenti sarà solo per migliorare, anche perché siamo abituati a guardare avanti senza voltarci troppo indietro.
Cambiamo argomento. Adesso tocca alla classica domanda di rito, che probabilmente odierete tutti all'interno della band, perché vi faranno sempre: quali sono le vostre influenze musicali e quindi le vostre fonti di ispirazione?
Max: In effetti e’ una domanda che non mi piace! (ride) Nei Reapter ognuno di noi ha aggiunto qualche sua preferenza, come prog metal, heavy metal classico, power metal e thrash metal. Personalmente, mi sono avvicinato al death ultimamente, Claudio ad esempio si identifica più nel thrash-groove metal. I Reapter nascono soprattutto da questa “fusione” tra generi. Poi è chiaro che una piccola contaminazione può provenire anche dai vari gruppi con cui abbiamo condiviso il palco. Negli anni abbiamo sicuramente assorbito qualche influenza da moltissimi gruppi, sia ascoltandoli nel player che dal vivo.

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Riallacciandomi alla domanda precedente, quanto è difficile oggi, per una band emergente, non dico risultare “originale” (ai giorni nostri credo sia impossibile) ma almeno, lasciare il segno, dimostrando tutta la propria personalità? In altre parole, secondo te, qual’ é il segreto per evitare di rimanere schiacciati dalle proprie radici, e di essere etichettati come una semplicissima “band clone”?
Max: Sarebbe bello conoscere il segreto! Credo che una band debba essere molto affiatata ed avere quel qualcosa in più da esprimere. Non basta essere solo bravi musicisti ma, secondo me, bisogna riuscire a trasmettere quell’ alchimia a chi ti ascolta per far arrivare il tuo messaggio. Certamente, all’ inizio avere un genere di riferimento aiuta molto. Poi però, si deve cercare la propria strada, staccandosi piano piano dalle radici di cui parlavii tu. Automaticamente si trova la propria identità, che arriverà solo dopo tempo e tanto impegno!
Ok, voltiamo pagina: voi siete di Roma, città che è sempre stata molto “fertile” in ambito metal, dando i natali ad una miriade di formazioni oggi famose e rispettate a livello internazionale (DGM, Kaledon, Lunarsea, Stormlord ecc.. sono solo i primi nomi che mi vengono in mente). Come consideri la scena metal italiana attuale? C’è qualche band in particolare, senza fare torto a nessuno, che ti piace particolarmente?
Max: In Italia attualmente, abbiamo grandissime band, con grandissimi musicisti, con alcuni dei quali siamo amici. Ciò che non mi piace della scena metal è tutto quello che gira intorno ai vari eventi, si dovrebbe fare di più per la scena underground e cercare di far suonare chi porta la propria musica sul palco, in modo tale da offrire la possibilità di mettersi in luce, un po’ a tutti. Il pubblico, a parer mio, dovrebbe essere più curioso nell’ ascoltare band underground. Chi ti ascolta è la parte fondamentale del settore musicale, perché investe soldi nei concerti, compra dischi e merch. Senza questa parte la musica non esisterebbe, quindi anche le band underground hanno bisogno del loro pubblico! Per finire la domanda, non scelgo nessuna band, non voglio fare torti a nessuno! (ride!)
E della scena metal internazionale invece, che ne pensi?
Max: La scena internazionale mi piace molto, e anche qui abbiamo stretto rapporti di amicizia con vari membri di alcune bands. Per quanto mi riguarda, quando suoniamo all’ estero, sento meno “competizione” tra band. Ricordo con piacere concerti (quando suonavamo in tour Cymatics) nei quali la gente conosceva il testo e cantavano i pezzi! Quindi, vedo molto interesse da parte del pubblico estero nel seguire nuove band. Questo lo apprezzo tantissimo e credo sia una cosa bellissima da parte del pubblico.
Altra domanda forse un po’ scomoda, ma che mi incuriosisce sempre: cosa ne pensi dei moderni servizi tecnologici che consentono di ascoltare musica in streaming? Non temi che, se da un lato permettono a chiunque di avere una certa visibilità, dall’altra parte incidano negativamente sulla qualità del prodotto, tendendo ad appiattirla?
Max: Hai ragione, con i sistemi streaming la musica tende un po’ ad appiattirsi a livello sonoro, anche se dall’ altra parte hai la possibilità di ascoltare un album immediatamente. La tecnologia purtroppo, o per fortuna, va in questa direzione. Per farsi pubblicità è sicuramente un buon mezzo per farsi conoscere. Di certo la qualità ne risente, i suoni sono tutti un po’ compressi. Per questo, ad esempio, noi stiamo valutando anche la possibilità di stampare Blasted in vinile per gli ascoltatori più esigenti!
Quanto vi manca suonare regolarmente dal vivo? Avete in programma, magari la prossima estate, qualche data live per promuovere “Blasted” (restrizioni pandemiche permettendo)?
Max: Ci manca molto, il palco è dove noi ci esprimiamo al massimo! Il prossimo concerto sarà il release party di Blasted il prossimo 18 Febbraio al Traffic Live Club di Roma, stiamo organizzando dei concerti in giro per l’ Italia nell’ arco del 2022 e contemporaneamente stiamo organizzandoci per inserirci in qualche festival estivo a livello europeo!
In conclusione, quali sono i progetti futuri dei Reapter? A parte ovviamente il prossimo disco previsto sicuramente tra 6 anni esatti (battuta fin troppo scontata, lo ammetto!)
Max: E’ vero, i tempi sono stati molto lunghi! Ma se metti insieme gli anni passati tra un disco e l’ altro si forma il "666" (ride!), quindi il prossimo disco sarà ancora più infernale! Scherzi a parte, il nuovo album uscirà molto prima, infatti stiamo già scrivendo i nuovi pezzi. La band è molto affiatata e ci stiamo divertendo molto a comporre!
Bene Max, non mi resta che ringraziarti per la disponibilità e ancora complimenti a tutta la band per il nuovo album. Speriamo di risentirci al più presto o, meglio ancora, di poterci incontrare durante un concerto, sensazione che manca a tutti, da troppo tempo!
Max: Un saluto a tutti voi della redazione di Metal.it, e al pubblico che leggerà questa intervista. Grazie dello spazio, ci vediamo sul palco!
Intervista a cura di Ettore Familiari

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