Headrush (Alex De Rosso, guitars)

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Gruppo:Headrush

Si chiama “Headrush” il nuovo progetto musicale di Alessandro De Rosso e Roberto Tiranti, un convincente disco di Hard Rock melodico pubblicato dalla Frontiers nelle scorse settimane. Abbiamo posto qualche domanda al disponibilissimo Alex, per conoscere qualcosina di più sugli Headrush.

Come è nato questo progetto “Headrush”? Come hai reclutato i musicisti coinvolti?

Io e Roberto siamo stati presentati alcuni anni fa da Pat Scalabrino, mio manager ed autore dei testi degli Headrush. Già in quel frangente ci siamo parlati a proposito di un progetto comune, ma in quel momento io ero impegnato con i Dokken, e Roberto con i Labyrinth. Dave e Mauro sono musicisti della mia zona con i quali collaboro anche live, con altre formazioni.

Quando e dove è stato registrato il disco? C'è qualche fatto particolarmente strano o comunque divertente che è capitato durante le registrazioni che merita di essere ricordato?

Il lavoro è stato registrato nel mio studio personale, “The Cube”, anche se la sessione di registrazione delle voci è stata fatta a casa di Roberto. I successivi mix e mastering sono stati eseguiti sempre al “The Cube”. La lavorazione si è distribuita lungo tutto l’arco del 2004, con qualche pausa di riflessione e di attento ascolto qua e là… Ti dico solo che quando abbiamo fatto le voci in alcuni momenti le risate erano inarrestabili… Roberto è un grande attore-imitatore, oltre che un grande cantante!

Lo stile degli Headrush viene descritto come un classico Hard Rock alla Dokken e Lynch Mob, con qualche vago riferimento ai Labyrinth. Sei d'accordo con questa affermazione? Quali sono le band che ti hanno influenzato maggiormente nella composizione dei dodici pezzi del disco?

Sono d’accordo, anche se fermarci qui sarebbe un limite... ad esempio io ci sento anche qualcosa dei Queensryche. Alla fine se chi scrive e suona vuole fare sentire le proprie influenze, penso che di tanto in tanto lo debba fare... io per esempio ho imparato a suonare sopra ai dischi di Van Halen, Dokken, Rush, Black Sabbath, Kiss.

Di cosa parlano i testi dell'album? Si riferiscono a situazioni vissute nel corso degli anni, o c'è anche spazio per qualche messaggio di fondo?

I testi, come ti dicevo, sono stati scritti da Pat Scalabrino, che è anche il mio manager… comunque si riferiscono ad esperienze di vita vissuta, ma anche alla precaria situazione a livello mondiale, il terrorismo e l'inutile e assurda violenza causata da estremismi religiosi.

Qual è il significato dell'immagine che appare sulla copertina di Headrush? Chi ne è l'autore?

La copertina appunto dovrebbe far pensare a tutto ciò che di inquietante fa parte ormai delle nostre vite e ci circonda in questi ultimi anni, anche se sembra tutto lontano… l'artista che ha disegnato la cover è Gyula Havanesàk.

Quando e come è iniziato il tuo stretto rapporto col mondo della musica?

Ho iniziato a suonare a quindici anni, ma ho deciso di fare della mia passione per la musica la mia vita nel 1992, iniziando a scrivere i brani per quello che poi nel 1994 sarebbe diventato il primo lavoro omonimo.

Il genere da te proposto ha certamente un buon numero di anni sulle spalle, e dei grandissimi dischi nel suo passato. Quali sono i tuoi album classici preferiti?

Gli album che sicuramente hanno segnato la mia anima rock sono: "Alive II" dei Kiss, "Van Halen" e "Van Halen II", "Tooth and Nail" dei Dokken, "Isolation" dei Toto, "Operation Mindcrime" dei Queensryche... ma la lista sarebbe lunga!

Ci vuoi parlare della tua esperienza coi Dokken? Per quale motivo il tuo contributo si è limitato al suonare dal vivo?

La mia esperienza con i Dokken è stata semplicemente favolosa, basti immaginare come mi posso esser sentito a suonare con una delle mie band preferite, nonchè al posto del mio chitarrista preferito di quel tempo, George Lynch. Ho suonato con loro nel 2002 e nel 2003, ma poi successivamente mi è stato chiesto di trasferirmi a Los Angeles, cosa che sarebbe stata quasi impossibile, sia per le problematiche legate ai visti, sia per quelle legate alla probabile futura scarsa attività del gruppo. D’altra parte sarebbe stato improponibile per me fare avanti e indietro 5 o 6 volte all’anno...

Stai per festeggiare i vent'anni di carriera, ed è certamente un bel traguardo. Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato nel corso degli anni? Qual è stato invece il momento più felice della tua storia musicale?

Mi ritengo molto fortunato per questo! Le difficoltà maggiori si sono presentate quando ho deciso di fare il musicista a tempo pieno... è stata durissima mantenersi all'inizio. Poi anche formare e tenere unita una band è un'impresa ardua. E sicuramente la cosa più difficile, visto che si tratta di un puro business, è stato il rapporto con le labels. La mia testardaggine, unita alla fortuna e all'aiuto di pochissime persone, mi hanno fatto vivere molti momenti felici... tra questi senza dubbio l'uscita del mio primo album in Giappone, ma a coronare l'impegno di quasi una vita, la chiamata dei Dokken.

Ti sarà possibile portare gli Headrush in giro per l'Italia per qualche concerto, considerando i numerosi impegni musicali di Roberto?

Spero vivamente di sì, anche se dovremo attendere qualche tempo. E' una nuova band, e non è facile muovere i primi passi live con un solo album all'attivo...

Intervista a cura di Marco 'Lendar' Pessione

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