Baro Prog (Alberto Molesini): … dimension of Eternity …

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Gruppo:Baro Prog

Realizzare una brillante e coinvolgente rock-opera nel 2025 non è di certo un’impresa facile … ma “Aionverse”, da poco pubblicato per la competente e ardimentosa Andromeda Relix, raccoglie la “sfida” approdando ad una narrazione sonora accattivante e immaginifica, esattamente quello che si richiede a questo tipo di produzione artistica.
Alberto Molesini, in arte Baro Prog, autore della suddetta rappresentazione musicale, ci racconta qui di seguito come si possa arrivare a tale risultato un passo per volta, senza manie di grandezza, acquisendo consapevolezza e sviluppando intuizioni espressive in maniera naturale e non forzata …

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Ciao Alberto, complimenti per il nuovo lavoro e bentornato sulle pagine di Metal.it! Sono passati quattro anni dalla precedente intervista … per Baro Prog un periodo ricco d’importanti sviluppi artistici … ti va di raccontarci per sommi capi il percorso che ti ha condotto da “Utopie” a “Aionverse”?
Ciao Marco, è un piacere per me tornare a parlare qui. In effetti per descrivere il percorso artistico tra i due album occorre tornare molto più indietro, tra il 2004 e il 2013. Dopo la prima stesura di “Utopie” (2004, allora non pubblicata) mi sono chiesto come fare un passo in avanti nella mia autoproduzione e ho affrontato un po’ di scelte e questioni tecniche, fino ad arrivare ad una nuova versione prima di “Topic Wurlenio” (1983) e poi di “Lucillo&Giada” (1980), ancora una volta non pubblicate ma a questo punto più presentabili. Un sacco di tempo, mi rendo conto, ma è quello che c’è voluto. Nel cassetto avevo ancora parecchie idee non utilizzate, che un po’ alla volta hanno trovato la loro naturale evoluzione fino ad acquisire la dignità di “song”, in molti casi nella forma di suite multiparte. Il primo brano terminato è una delle due suite più corpose, “Flow of Life”. La prima idea risale al 2001 ed è stato poi elaborato e sviluppato tra il 2013 e il 2015, a breve affiancato in parallelo da quasi tutti gli altri brani. In “Mom & D(e)ad” ci sono 2 idee che risalgono al 1979, in “Crossing Pathways (pt a, c)” una addirittura al 1977. Forse farò un post dettagliato delle “date di nascita” delle idee nei vari brani, potrebbe essere interessante per gli addetti ai lavori, ma l’aspetto che per me è importante è l’assenza di fretta o forzatura, lascio decantare l’idea fino a quando sarà lei a imporsi. L’intera opera è stata lasciata riposare (ancora senza testi definitivi) dal 2018, anno in cui poi con Andromeda Relix ho avuto l’opportunità di pubblicare la triade precedente. Ripresa del progetto dopo il concerto della Baro progkestra a Maggio 2024, stesura dei testi definitivi e ingaggio degli ospiti cantanti.
La scelta d’impegnarsi in un’opera rock è tanto “ambiziosa” quanto “rischiosa” … com’è maturata la decisione di assumersi tale “incombenza”?
Diciamo che ho fatto di necessità virtù. Negli album precedenti sono pochissimi i contributi di altri cantanti, ma con l’età ahimè la mia voce ha perso estensione e potenza, non da buttare via (spero) ma non più in grado di interpretare con la dovuta abilità la varietà di idee lead e corali che avevo. Con Gianni della Cioppa ho stimato che questo minus poteva trasformarsi in valore aggiunto grazie al contributo di cantanti ospiti. Non mi sentivo di individuarne solo uno in particolare a sostituirmi, piuttosto più cantanti ad affiancarmi per una palette più ampia di colori vocali. Da qui l’idea di diversi personaggi nella forma dell’opera; tutto questo ancora quando l’idea attuale del concept era ancora indefinita.
Il risultato, come espresso in sede di recensione, è pienamente positivo e mi ha “stupito” anche come gli ospiti vocali hanno saputo calarsi nella parte dei singoli personaggi, attraverso una forma di “coinvolgimento” che sembra andare oltre la pura professionalità … come sono stati scelti e come hanno accolto l’incarico proposto?
Il lavoro con gli ospiti si è svolto tutto negli ultimi 6 mesi prima della pubblicazione. I testi come accennavo sono rimasti provvisori fino al concerto del 10 Maggio 2024 come Baro 60 Progkestra, terminata quell’esperienza ho dedicato l’estate al loro completamento. Poi dovevo affrontare quello che, prima di farlo, mi sembrava una montagna da scalare: il reclutamento dei cantanti. Avevo già provato per “Mom & D(e)ad”, il cui testo invece era già definitivo da tempo, senza riuscire a trovare disponibilità; e invece, concentrandomi su questo, le cose hanno iniziato a funzionare. Titta e Andrea D’amè sono amici di vecchia data, hanno accettato subito e hanno registrato da me. Pescando poi nella mia zona ho pensato ad Andrea Vilardo, l’avevo sentito con i Blind Golem e mi sembrava un timbro perfetto per “Creator’s Farewell”, mi ha dato subito disponibilità anche se stava cambiando casa; invece per “Life” inizialmente volevo tentare il colpaccio con Jon Anderson (la sezione del brano sostenuta da voce e chitarra classica si prestava molto) ma non sono riuscito a contattarlo. Allora mi è venuta in mente Meghi, eravamo da un po’ FB-amici senza aver mai interagito. La tonalità era un po’ bassa ma lei è stata disponibilissima a provare, anche per empatia col personaggio da interpretare per il suo amore alla vita; bellissima scoperta. Poi i più internazionali … Iacopo Meille mi è stato consigliato da Gianni dC e si è calato molto bene nei panni del coprotagonista Larry, con grande entusiasmo per quella che ha dichiarato essere stata la sua prima esperienza nel prog. La voce di Heather Findlay invece mi ha sempre affascinato da quando l’ho sentita cantare “Signs” di Arjen Lucassen. Mi sono stupito che abbia accettato senza esitazione.
Non ho mai incontrato di persona Iacopo, Meghi e Heather, ma i dialoghi online sono andati sempre molto al di là dell’aspetto puramente musicale, permettendomi di scoprire persone ricche di umanità.

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E arriviamo al plot narrativo che sostiene “Aionverse” … da cosa è scaturita questa riflessione sui misteri dell'eternità e dell’esistenza umana?
La definizione del concept, dicevamo, è arrivata circa 5 anni dopo la scrittura e registrazione della parte musicale. Il primo testo completato è stato “Mom and D(e)ad”, nato come storia a sé stante. Durante la composizione ci avevano lasciato Emerson e Lake e questo mi aveva fatto riflettere (e scrivere una breve sezione strumentale dedicata a loro). Perciò l’aldilà, poi le parti cantate si prestavano ad un duetto maschile-femminile e da lì questa idea del ritrovarsi di una coppia nell’afterlife, dopo essersi lasciati non benissimo sulla terra, e la prospettiva del perdono. Nel frattempo con “Flow of Life” era nato il personaggio di Sonny, e si faceva strada un’idea tipo “Life and Times of Sonny Prodigal”, un figliol prodigo moderno. Di cui Mom and Dad potevano essere i genitori, con affondi sull’idea di famiglia … poi ho pensato di affiancargli un gemello, da lì le storie parallele che poi si incrociano (“Crossing Pathways”). Ulteriore sviluppo dell’afterlife ha portato a introdurre la dimensione dell’Aionverse e la figura di Creator. Il gioco è fatto.
Musicalmente il disco appare un’efficace forma di rielaborazione personale dei nobili assiomi del prog e del prog-jazz settantiano … quali sono state le “stelle polari” che ti hanno condotto a tale felice destinazione?
L’antica passione per il primo prog in me non si è troppo estesa al neo prog e alle varie correnti successive. Mi fa molto piacere che il prog sia tutt’altro che morto, ma non posso dire di seguirne gli sviluppi con troppa attenzione. Perciò i riferimenti sono rimasti quelli di sempre e quelli di tutti: Yes, King Crimson, Genesis, ELP, Gentle Giant, un po’ Pink Floyd. Più recentemente sono stato folgorato, e si capisce, da Arjen Lucassen. Di certo l’idea dell’opera rock e dei cantanti-personaggi ospiti è stata influenzata dai suoi progetti. Influenzata ma già presente nelle mie corde in tempi non sospetti: è evidente la dimensione teatrale di “Lucillo&Giada”, scritto nel lontano 1980.
Come da “tradizione” di genere, anche il quoziente tecnico ha un peso significativo nella questione … mentre ti chiedo di citare gli altri ottimi musicisti coinvolti, sono curioso di sapere quale valore attribuisci al virtuosismo strumentale e se l’equilibrio (peraltro spiccato in “Aionverse” …) con le altre componenti espressive è uno dei veri “ostacoli” da superare durante l’allestimento di questo tipo di produzioni discografiche …
Si tratta di collaborazioni che nascono da un’amicizia consolidata. A supporto in quasi tutti i brani ci sono l’amico di sempre Gigi Murari, con il quale ho fatto sezione ritmica in qualche centinaio di occasioni, e questa volta ho sfruttato stabilmente la grande versatilità di Elena Cipriani ai cori, una collaborazione che si è fatta più stringente dal concerto della Baro 60 progkestra e molto aiutata dal fatto di essermi cimentato con la scrittura su spartito.
Presente anche tutto il resto de La Sintesi, Paolo Zanella al piano per un paio di tocchi jazz, Nicola Rotta per un solo di chitarra mentre Titta Donato si è prestato tra gli interpreti vocali. Altre chitarre dalle esperienze come Elam (il cugino Baxnug) e Marygold (Massimo Basaglia, sempre ispirato). Infine le novità, i più giovani Giacomo “Jack” Molesini (mio nipote) allo jambè e Gabriel Bellorti al violino, l’unico che non conoscevo e ultimo reclutato grazie a suggerimenti arrivati dagli Smogmagica.
Dopo questa lunga presentazione, non posso dire che questo equilibrio sia stato cercato faticosamente: è derivato in modo abbastanza naturale da una propensione all’orchestralità delle parti strumentali, in cui il singolo strumento non esce troppo frequentemente dal ruolo di servizio all’insieme. E in parte deriva forse anche da un limite: non mi sento dotato di quella che in altri chiamo “velocità compositiva”, intesa come capacità di concepire passaggi e capovolgimenti di fronte così rapidi da risultare di difficile comprensione anche per ascoltatori abituali di musica impegnata.

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Tornando al tema delle “rock opera”, quali sono le tue preferite, a cui magari ti sei ispirato per la realizzazione dell’album?
L’elenco non è lungo, direi “The Human Equation” di Lucassen (Ayreon) e “Dracula” della PFM.
Nel tuo attuale ambito stilistico, il concetto di “disco difficile” è abbastanza irrisorio, vista la congenita complessità del settore, richiesta e apprezzata dai prog-sters … ritieni “Aionverse” un albo che, per essere compreso fino in fondo, richiede una particolare “applicazione” da parte degli ascoltatori?
Non è facile dirlo per l’autore, da un lato si può con certezza affermare che non è disco adatto a fare da sottofondo, va ascoltato con attenzione esclusiva. Ritengo che l’impianto melodico possa fornire delle emozioni immediate e comprensibili a un primo ascolto, con il valore aggiunto di riservare sorprese ad ascolti successivi, con la scoperta di incastri, riproposizioni e collegamenti tra temi. Caratteristiche che, se non applicate scolasticamente, rendono pregevole e ricercato un lavoro di questo genere.
Se già ai tempi di “Utopie” avevi rimarcato la difficoltà di proporre dal vivo il frutto delle tue fatiche musicali, con “Aionverse” la cosa “presumo” si complichi ulteriormente … come vivi questa situazione?
Tra il 2023 e il 2024 ho voluto reagire a questa difficoltà; prendendo a pretesto un compleanno a cifra tonda ho voluto fortemente mettere in piedi uno spettacolo con (quasi) sola musica originale dai primi tre prog-jets. Gli amici di sempre (in sintesi… La Sintesi “storica” con Gigi Murari, Paolo Zanella, Titta Donato e Nicola Rotta, poi Elena Cipriani e Daniela Favaretto voci e cori, infine Flavio Rotta al sax) mi hanno supportato. Il metodo di lavoro è stato più professionale, soprattutto grazie al fatto che mi sono cimentato con la scrittura di partiture. Abbiamo messo dentro anche qualcosa da “Utopie”, e ha funzionato. Questo metodo potrebbe essere adeguato anche per affrontare l’esecuzione musicale di “Aionverse”; in questo caso non si può prescindere dalla componente teatrale-operistica, e qui usciamo dalle mie abilità. Dunque per la parte musicale di un progetto live mi sentirei anche pronto, non credo riuscirei a gestire anche la parte organizzativa, inoltre mi servirebbe un regista. Siamo un po’ lontani, però mai dire mai.
Alla luce della tua ormai piuttosto “corposa” esperienza nel rockrama, com’è cambiato il tuo approccio alla musica e come ritieni sia mutato nel tempo il modo in cui il pubblico la percepisce e la “consuma”?
Senza compiangere i vecchi tempi, di certo la musica ha perso molte posizioni tra le modalità di fruizione del tempo libero. Per la maggior parte è solo un riempitivo di brevi intervalli tra molti altri stimoli. Qualche sviluppo interessante per chi non vuole fermarsi alla superficie c’è, non è un’idea mia anche se non ricordo dove l’ho letta: la musica sta diventando parte integrante di un’esperienza, una forma di viaggio. È un paradigma di cui tengo molto conto. Queste esperienze coinvolgono contemporaneamente diverse forme d’arte, a partire da quelle visive. “Aionverse” potrebbe ad esempio essere proposto come musical. Mio intento è che, in questa esperienza multisensoriale la musica abbia il ruolo di solista, stimolo preponderante.

A questo punto, diventa abbastanza “impegnativo” ampliare ulteriormente il percorso artistico dei tuoi prog-jets … confidando nel fatto che, magari “per volontà e per caso” (cfr. la precedente intervista con te sulle nostre pagine …), troverai una soluzione per stupirci ancora una volta, hai già qualche idea in merito?
Quando nel 2019 sono “uscito allo scoperto” i 4 prog-jet erano già scritti, attendevano solo il mio coraggio di pubblicarli e l’occasione buona, arrivata con Andromeda Relix. Diciamo che ho vuotato il sacco, un sacco che è rimasto pieno per molto tempo. Se dovessi fermarmi qui non avrei particolari rimpianti, non so se si capisce, i 4 prog-jets dicono molto di me, dicono tutto quello che musicalmente fin qui volevo comunicare. Può sembrare la posizione di un artista che si è esaurito; preferisco invece pensarla come una situazione nuova, ho per la prima volta in tanti anni una pagina bianca davanti a me. Ho appena iniziato a scriverci qualcosa, qualche segno ancora senza significati comunicabili e intellegibili, per cui l’unica cosa abbastanza certa è … che ci vorrà tempo.
Siamo alla fine … ringraziandoti per la disponibilità e rinnovando i complimenti per “Aionverse”, non mi rimane che lasciarti le parole finali dell’intervista …
Grazie Marco. A musicisti e aspiranti musicisti dico: non demordete! Agli appassionati e anche a me stesso: dedicate tempo all’ascolto indisturbato di buona musica, è un’esperienza che ripaga. Un caro saluto.

Photos provided by the interviewed artist for free promotional use.
Intervista a cura di Marco Aimasso

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