MOONSPELL (Fernando Ribeiro, vocals)

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Gruppo:Moonspell

Una delle più geniali e poliedriche metal bands di sempre, i portoghesi Moonspell, sono finalmente tornati alla carica! “Memorial”, il loro nuovo album, che arriva due anni e mezzo dopo l’ottimo “The antidote”, ad inaugurare un nuovo, prestigioso contratto discografico con la tedesca SPV. Di questo e di tante altre cose ho chiacchierato con Fernando Ribeiro, cantante, principale compositore e leader di una band che da dieci anni a questa parte non ha ancora smesso di stupire.
L’intervista, avvenuta telefonicamente, si è rivelata piacevolissima, essendo Fernando personaggio di grande intelligenza e spiccata simpatia, oltre che assolutamente privo di peli sulla lingua! Non c’è dunque da stupirsi per i suoi giudizi polemici sullo stato dell’attuale scena metal: parole pesanti, ma che andrebbero indubbiamente prese in considerazione da musicisti e addetti ai lavori, prima che sia troppo tardi… e in tutto questo c’è stato anche il tempo per una divertente divagazione calcistica (da buoni appassionati non abbiamo resistito alla tentazione!) sugli imminenti mondiali di Germania…

Da grande fan dei Moonspell lasciami dire che è un onore poter finalmente avere l’occasione di parlare con te… mi scuserai quindi se ti confesso che ho ascoltato solo molto velocemente il vostro nuovo disco? Sai com’è… le poste in Italia non sono proprio il massimo…

Non ti preoccupare (ride)… dunque, “Memorial” è il nostro nuovo album, uscirà alla fine di aprile, ed è un lavoro di cui siamo molto fieri: abbiamo composto dei pezzi dal feeling davvero entusiasmante, che possono tranquillamente essere annoverate tra i nostri pezzi migliori di sempre. Questo album possiede a mio parere tutti gli elementi che un fan della band ha sempre apprezzato, c’è una grande combinazione di atmosfera, pesantezza, una sorta di summa di molte cose dei nostri precedenti lavori, in particolare “Wolfheart”, “Irreligious” e “The antidote”, ma nello stesso tempo presenta nuove idee, nuovi arrangiamenti… che altro posso dire? Sicuramente siamo in presenza di un album molto importante per la scena heavy metal, perché è molto originale, caratteristico, e soprattutto contiene buone canzoni!

Tra “The antidote” e “Memorial” è trascorso un tempo più lungo di quello che di solito intercorre tra i vostri album: a cosa è stato dovuto questo ritardo?

La ragione principale sta sicuramente nel fatto che abbiamo suonato molto dal vivo, abbiamo fatto molti tour di supporto a “The antidote”, e nel momento in cui avremmo dovuto iniziare a concentrarci per scrivere nuove materiale, ci è stata offerta la possibilità di fare da opening act ai Cradle of Filth, che erano in giro per “Nimphetamine”: noi ovviamente abbiamo accettato perché si trattava di un’opportunità davvero importante… inoltre volevamo prenderci del tempo per fare le cose con calma, sai, gli arrangiamenti, la preproduzione, la produzione… volevamo che venisse fuori un lavoro il più perfetto possibile, ma per fare questo, ovviamente ci vuole del tempo!
Tieni conto però che ci abbiamo messo di meno di quanto in realtà ti sembri: una volta composte le canzoni, ci abbiamo messo circa tre settimane a registrare per cui, considerando che “The antidote” era uscito a fine 2003, e che siamo entrati in studio a dicembre 2005, tra la preparazione della cover, del videoclip… alla fine, se fai i conti, ti accorgerai che non è un tempo così lungo…

Che cosa puoi dirmi dei testi del disco? Personalmente credo che le tue liriche siano tra le migliori dell’attuale panorama metal: non è una cosa da poco, se si pensa che ormai essi non sono più che un semplice riempitivo per molte bands…

Ti ringrazio per le tue parole, in effetti i testi hanno sempre svolto un ruolo molto importante all’interno dei Moonspell. Nella musica metal la tradizione è sempre stata quella di avere dei buoni testi, ma capisco quello che vuoi dire quando affermi che nel corso degli anni è sembrato che i testi perdessero sempre di più importanza rispetto alla musica. Sembra davvero che le bands pensino che scrivere i testi sia una perdita di tempo, e le tematiche trattate stanno diventando sempre di più noiose e banali. Come Moonspell abbiamo sempre cercato di mantenere la tradizione di avere delle lyrics che fossero poetiche da un lato e che costituissero, dall’altro, un “nutrimento per il pensiero”: credo che anche “Memorial” non faccia eccezione da questo punto di vista.
Nonostante tutto, non stiamo mai a pensare troppo ai temi da trattare: ho i miei soggetti preferiti, e questi escono sempre qua e là all’interno dei nostri dischi…
Alcune delle tematiche trattate in “Memorial” sono l’Apocalisse, l’isolamento, l’amore, la morte, il lutto, il Portogallo… ci sono temi che ricorrevano anche in passato, ma questa volta ho cercato di rendere le cose differenti, di investire molto più tempo nel processo di scrittura, e trovo che le varie lyrics si intersechino alla perfezione con la musica. Siamo molto contenti di come quest’album è venuto fuori anche da questo punto di vista, e credo che la cosa migliore sia andarsi a leggere i testi, perché i temi sono veramente tanti, ed è difficile sintetizzarli così in poche parole! Posso al massimo raccontarti di alcune canzoni: “Finisterra”, il brano che apre l’album, parla della fine della terra appunto, come i Romani chiamarono due luoghi in Portogallo e in Spagna (in pratica si tratta dei due punti più occidentali dell’Europa, da cui si può godere una meravigliosa vista sull’Oceano Atlantico). Solo dopo le scoperte geografiche si è realizzato che anche al di là dell’Atlantico c’era davvero qualcosa, e non solamente le tenebre! Ho deciso di scrivere un testo su questo tema, perché l’ho trovato molto affascinante, sia dal punto di vista storico che metaforico. Questo vale anche per altri testi presenti sul disco, che possono essere visti sia come storia della nostra nazione, ma anche come storia di una persona… è una cosa che facciamo spesso in Portogallo, quando ci sentiamo depressi, quando sentiamo di avere raggiunto la nostra “Finisterra” interiore, andiamo in riva al mare e stiamo lì a pensare, a riflettere, a raccontare al mare i nostri segreti (ride)!
Nei testi di “Memorial” c’è un po’ di tutto questo: una dimensione epica, ma anche qualcosa di più intimo, che ha a che vedere con la sfera più personale dell’uomo…

Anche l’amore è una tematica che hai trattato molto spesso in passato…

L’amore è certamente un sentimento molto importante, e a volte le band metal tendono a tenersi lontani da questo tipo di argomento nei loro testi! Sinceramente non riesco a capire perché, visto che è uno dei sentimenti più potenti, anche se uno dei più difficili da mettere su carta! L’amore è davvero un importante sostegno per il genere umano, credo che chiunque, sebbene ciascuno alla sua maniera, desideri amare ed essere amato: persino i misantropi, persino i black metallers (ride)!
E’ interessante, perché l’amore è una lotta, chi ama ha sempre qualcosa contro cui combattere, anche se poi, in fin dei conti, è un combattere contro sè stessi: è molto difficile amare, perché vuol dire, nella maggior parte dei casi, lasciarsi molte cose indietro, rinunciare a molte cose, a molti aspetti di sè… è una battaglia, ma è per questo che è così speciale! Anche su questo nuovo disco ci sono canzoni d’amore, se così possiamo chiamarle: non fraintendermi, non sono del tipo che puoi trovare su un disco degli HIM (ride)! Sono testi molto profondi, sia per le vicende narrate che per le sensazioni espresse. Si tratta della traccia numero 8 “Sanguine” e della numero 13, “Best forgotten”: la prima parla di una lotta tra due lupi mannari (???) che possono essere chiaramente visti come delle persone (se lo dice lui ci credo), mentre la seconda parla di una coppia (questa sembra già un po’ più normale) e il testo è concepito come un dialogo tra loro due: nella prima strofa parla il maschio, nella seconda risponde la femmina e così via, anche se poi sono sempre io a cantare… nelle loro parole c’è disappunto, disappunto verso il mondo, disappunto verso loro stessi, ma nonostante tutto sono ancora insieme; è questo l’amore, in fin dei conti!

Che tipo di attività live state pensando per supportare al meglio “Memorial”? Francamente credo che siano molti i fans che sperano di potervi vedere nuovamente in veste di headliner, visto che l’ultima volta risale, se non erro, a sette anni fa, in occasione del tour di “The butterfly effect”…

Per adesso stiamo pensando più che altro ai festivals: la stagione estiva sta per iniziare e penso che per la band sia la cosa migliore, dato che in quel periodo la gente si concentra soprattutto in questo tipo di manifestazioni… certo, ci piacerebbe fare molti più show come headliner: è certo una responsabilità più grande, ma pensiamo di avere tutte le carte in regola per poterlo fare. Il problema è che non è sempre facile convincere i promoters a metterci in tale posizione, poiché molti di loro non credono nei Moonspell… l’unico modo di convincerli è quello di spingere la gente a comprare il nostro disco! Per quanto riguarda noi, headliner o supporter è lo stesso, a noi piace suonare e basta, ma posso capire che per i nostri fans vedere un nostro show completo sia tutta un’altra cosa! Posso dirti che io non mi vergogno ad aprire per nessuno, due anni fa abbiamo suonato prima dei Lacuna Coil, che sono una band più giovane di noi, ma che è cresciuta a dismisura negli ultimi anni, e che agli esordi aveva anche aperto per noi, cosa che non avevano avuto alcun problema a fare (e vorrei ben vedere!)…

Già, voglio confessarti che in occasione della vostra data milanese lasciai il locale subito dopo la vostra esibizione, e non fui certo il solo… voglio dire, il confronto non si poneva neppure…

Certe volte può sembrare strano, ma sono le regole del mercato a dettare legge, sta ad ogni bands cercare di fare del proprio meglio… abbiamo aperto anche per i Cradle of Filth, che sono un act che ha venduto molti più dischi di noi, e anche in quell’occasione c’era gente che avrebbe preferito vederci suonare per ultimi: a tutti coloro ho risposto: “Se davvero volete questo cercate di supportare i Moonspell in modo tale che diventino come i Cradle of Filth!” Come ti ho già detto, è l’unica cosa che possiamo dire alla gente, e l’unica cosa che la gente può fare, perché in alcuni paesi è veramente difficile venirci da soli con le proprie forze! L’affetto dei fans è una gran cosa, ma il fatto di suonare headliner o meno non dovrebbe mai influenzare l’esibizione di una band!

Cambiamo argomento: “Memorial” esce per la SPV, dopo un sodalizio con la Century Media che durava sin dal vostro primo disco, anche se già vostre dichiarazioni negli anni passati lasciavano intuire qualcosa…

Lasciami precisare che noi e la Century Media abbiamo sempre avuto un buon rapporto, basato sul dialogo e sulla fiducia, e che quando abbiamo deciso di cambiare etichetta loro sono stati i primi a saperlo, non lo abbiamo certo dichiarato prima alla stampa! Certamente, come tutte le etichette, hanno avuto i loro alti e bassi, e ci sono state ottime ragioni da parte nostra per andarcene… abbiamo lavorato bene con loro, ci hanno supportato in tutti questi anni e gli abbiamo dato dei dischi di cui siamo veramente fieri, ma nell’ultimo periodo avevo come la sensazione che avessero finito con noi: non eravamo più una novità, ci davano molto per scontati, un nostro nuovo disco era diventato un qualcosa di prevedibile, per cui volevamo provare con qualcun altro che potesse davvero offrirci una nuova sfida!
Devo anche dire che molte altre storiche bands dell’etichetta se ne sono andate: Samael, The Gathering… ci sentivamo un po’ da soli, e la direzione della Century Media non è più quella dell’entusiasmante avantgarde dei primi anni novanta… sì, decisamente il fascino di quest’etichetta era completamente svanito per noi… è triste dire così, ma è esattamente quello che penso!
C’erano altre labels interessate a noi, abbiamo scelto la SPV e non ti posso ancora dire se sia meglio o peggio, è semplicemente diverso! Certo, ascoltano moltissimo le nostre idee, e questa è una cosa bella per una band che è appena entrata a far parte del loro rooster. Abbiamo lasciato per cambiare in meglio, anche se abbiamo ancora molti amici alla Century Media, persone che erano tristi di vederci partire, perché negli anni si era creato un bel rapporto, avevamo lavorato molto bene insieme. Abbiamo firmato per loro nel 1995 un contratto di sei dischi, e siamo diventati una delle loro priorità nel corso del tempo. Quel contratto era scaduto e volevamo qualcosa di diverso per migliorare la nostra condizione.

Già… siete ormai in giro da più di dieci anni! E il vostro cammino artistico è davvero un qualcosa di fuori dal comune: non avete mai fatto un disco uguale a quell’altro? Come ci siete riusciti?

Probabilmente dipende dal fatto che siamo nati in un periodo in cui le bands non erano spaventate dalle sperimentazioni, e in cui il pubblico era entusiasta di questo: era il metal degli anni novanta! Mi ricordo ad esempio un disco come “Wildhoney”, in cui i Tiamat hanno fuso il death metal con il sound dei Pink Floyd… fantastico, quello era il feeling dei tempi (Fernando fermati altrimenti mi metto a piangere dalla nostalgia!) si trattava di un orientamento del quale anche noi abbiamo partecipato in pieno, soprattutto in albums come “Sin” o “Butterfly effect”, che pure vennero capiti da alcuni e rigettati da altri, cosa del tutto naturale nella musica. Da parte nostra, ogni volta che abbiamo fatto un nuovo album abbiamo sempre avuto un unico pensiero in testa: “Se è nuovo, deve essere nuovo”! Certo, può contenere certe idee prese dai dischi precedenti, dopo tutto la band è sempre la stessa, ma deve sempre cercare di andare oltre rispetto al precedente: “The antidote”, per farti un esempio, ha molte cose in comune con “Memorial”, ma quest’ultimo è un passo avanti, è per molti aspetti un superamento del suo predecessore. Dare uno sguardo complessivo alla carriera dei Moonspell non è affatto semplice, è un po’ come guardare un arcobaleno scuro, non ci siamo mai conformati a mode o trends del momento, abbiamo sempre pensato al metal come a una sfida che veniva posta riguardo alla nostra stessa vita per renderla più interessante, stimolante, non certo per vendere dischi come in una fabbrica… e mi rattrista ammettere che oggi questo sembra essere il difetto della scena attuale, probabilmente influenzata dalle più immediate melodie americane, che paiono proprio studiate a tavolino…

Guarda, è proprio quello che sto pensando in questi mesi, perché ultimamente mi sembra che le uniche volte in cui ascolto qualcosa di valido sia (a parte alcune eccezioni) quando si viene a contatto con bands come la vostra, che hanno una storia, che hanno già scritto e detto tanto… sembra che le nuove generazioni abbiano perso completamente la capacità di fare qualcosa di nuovo…Che futuro intravedi per questa musica che tanto amiamo?

Sì hai ragione, le nuove leve tendono molto più a copiare che non a immaginare qualcosa di nuovo, e anche quando lo fanno… beh, di fatto copiano lo stesso (ride)!
Mi chiedi del futuro… non so, non mi riesce di fare previsioni, l’unica cosa che riesco a dire è di esortare la gente a comprare “Memorial” e a chiedersi un po’ di più che cosa fosse il metal negli anni novanta. Non nei settanta o negli ottanta, ma proprio nei novanta, il periodo in cui è venuta fuori tutta quella generazione di nuove bands! E davvero mi auguro che questo album possa scuotere un po’ tutta la scena, possa contribuire a far smuovere un po’ le nuove bands… questo è il mio sogno per il futuro, ma credo che ci attenderanno anni duri, in cui l’industria discografica continuerà a trattare i metal fans come bambini, sfornando continuamente nuovi gruppi in fotocopia, senza più coltivare nessuno, senza permettergli di crescere… (pausa) sai, mi ricordo quando ero ragazzino e ascoltavo i Maiden: quando scoprii “The rime of the ancient mariner” andai subito a pescare l’omonimo poema di Coleridge (e chi non lo ha fatto? Ancora mi vedo sui banchi del liceo a leggerlo durante l’ora di matematica!), e la stessa cosa la feci coi Celtic Frost, ma adesso credo che questa componente per così dire “pedagogica” del metal sia andata perduta, oggi le bands veramente buone sono un’eccezione, poiché lo standard medio è veramente basso. Personalmente preferisco concentrarmi su queste eccezioni: accolgo sempre con grande gioia i nuovi lavori di Katatonia, Amorphis, Opeth, tutte bands che crescono anno dopo anno, che stanno davvero facendo qualcosa che può servire a tutta la scena: senza gruppi come questi, ascolterei pop, non c’è dubbio!

Ti lascio con una domanda che con la musica non c’entra nulla: so che sei un grande appassionato di calcio? Che previsioni ti senti di fare per gli imminenti mondiali? E che ne pensa di Mourinho un portoghese doc come te? In Italia si sta facendo un gran parlare di questo allenatore, specialmente da quando si vocifera di un suo probabile passaggio all’Inter…

E chi non parla di Mourinho oggi come oggi (ride)? Persino in Africa ne parlano, credo (ride)! Ovviamente spero che i mondiali li vincerà il Portogallo, anche perché non vincere gli europei due anni fa è stata una vera tragedia nazionale, specialmente perché abbiamo perso in finale con la Grecia, che credo fosse la squadra peggiore di tutto il torneo (che dire? Misteri del calcio, anche se forse l’Estonia era un attimino peggio…)! In quella sconfitta c’è stato tutto, dalla sfortuna alla mancanza di convinzione, ed è stato un peccato, perché quelli sono stati giorni bellissimi per il mio Paese, la gente era contenta e per una volta ha potuto dimenticarsi dei propri problemi: penso che sia questo il bello del calcio! Non mi piace tutto quello che gira oggigiorno attorno a questo sport, i vari manager, gli sponsor… trovo che i giocatori stiano guadagnando troppo, a me piace l’essenza di questo sport, la competizione, il divertimento…
Tornando alla nostra nazionale, penso che non dovremmo avere problemi ad arrivare almeno fino ai quarti di finale: abbiamo avuto la fortuna di finire in un girone facile, con Iraq, Messico e Angola, speriamo che il nostro allenatore convochi giocatori che abbiano davvero voglia di impegnarsi, e non li scelga solo in base al nome che portano…
Speriamo bene, anche se bisogna sempre considerare squadre come l’Italia, che rimane sempre molto difficile da battere, specialmente per noi portoghesi: quando ci sono i sorteggi delle coppe i fans del Porto, come me, o quelli del Benfica, sperano sempre di non pescare qualche squadra italiana! Poi c’è il Brasile, l’Argentina, il Messico (???), l’Inghilterra, anche se quest’ultima non mi fa paura, l’abbiamo sempre battuta! E non dimentichiamo la Germania, che quest’anno gioca in casa, un fattore niente affatto da sottovalutare…
Per quanto riguarda invece Mourinho… è sicuramente un eccezione rispetto alla media dei portoghesi, che sono di solito persone molto timide, isolate, che non hanno una grande fiducia in sé stesse. Lui invece ha iniziato come allenatore in seconda, e lo è stato per molti anni, senza mai pensare di ricevere un’umiliazione, ma sempre lavorando duro, assimilando e facendo tesoro di tutto quel che vedeva. Poi vinse la coppa Uefa e la Champions League con il Porto, e fu incredibile: non avevamo una squadra fortissima, eppure in quel periodo era impossibile batterci!
Adesso è andato in Inghilterra, in un paese dove, specialmente nel mondo del calcio, gli stranieri non sono bene accetti. Credo che abbia dato una bella lezione a tutti vincendo il campionato con il Chelsea, lo scorso anno! Attualmente è una delle persone maggiormente ammirata in Portogallo, e mi piace pensare ai Moonspell come ai Mourinho dell’heavy metal!

Grazie di tutto Fernando, è stato davvero un piacere! Spero verrete presto in Italia, così potremo chiacchierare nuovamente, magari dopo aver ascoltato meglio il vostro disco!

Ma guarda che siamo già confermati a luglio per l’Evolution Festival…

Ah già, me n’ero completamente dimenticato! Beh, è una gran cosa, la location è veramente buona, col lago e tutto il resto… penso che vi divertirete un casino!

Lo spero davvero, ci vediamo a luglio!

Intervista a cura di Luca Franceschini

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