BLEED IN VAIN, Enrico Longhin / Enrico Pajaro (voce, chitarra)

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Il Death Metal dei Bleed In Vain ha ormai contagiato del tutto EUTK.
Partiti dalla sezione Demo quando ancora loro si chiamavano This Illusion e noi semplicemente Metal.it, hanno lasciato già il primo segno. Poi, passato non troppo tempo hanno attecchito anche nella pagina dedicata alle recensioni, grazie al loro debut album "One Day Left". Non contenti hanno pure "subdolamente" (almeno credo eheh) inserito un brano, "Everytime, Anywhere", nella sezione degli MP3, mettendo a rischio non solo i nostri lettori ma anche coloro che incautamente si arrischiano all'ascolto delle varie previews.
Ora, scappati al nostro controllo e liberi da ogni restrizione, approdano anche all'intervista.
Spero solo che non sia un virus letale...

Ciao, vi avevamo conosciuti come This Illusion ai tempi del demo "Of Promises Decayed" e vi ritrovo ora, al debutto discografico, sotto il moniker Bleed In Vain. Oltre al nome cos'altro è cambiato nel frattempo?
Innanzitutto un saluto a tutti i lettori di EUTK. Dunque, dal demo sono cambiate parecchie cose, prima di tutto la line-up: per dedicarmi meglio alle voci ho abbandonato la veste di chitarrista ed abbiamo arruolato il funambolico Davide Carraro, amico di vecchia data; oltre a lui anche Giacomo Secco (batteria) è entrato a far parte della band sostituendo
Simone Cappelletto. Siamo entrati in studio per l'album con idee nuove differenti dal sound del demo, seppur appartenenti allo stesso filone, ed abbiamo introdotto delle linee elettroniche per impreziosire certe parti e questo grazie a Leonardo Castellani (produttore - Heartbeat Studios, milita anche negli Ensoph), che ora è sempre più un punto di riferimento per la band per quanto riguarda gli arrangiamenti elettronici. Da qualche settimana poi Matteo Rosin ha lasciato la band è proseguiremo con "solo" due chitarre, abbiamo cambiato accordatura... e stiamo lavorando sodo per preparare potenti show e soprattutto nuovo materiale.

Da dove è nata la necessità di cambiare il nome del gruppo?
La necessità era stata data dal fatto che contemporaneamente al nostro "traguardo" con la tedesca Cartel Media... i tedeschi Disillusion (grandissima band) hanno firmato per la Metal Blade facendo uscire un album magnifico tra l'altro, e l'omonimia con il nostro vecchio monicker "This Illusion" era palese ed avrebbe tratto in inganno più di qualcuno.

Avete comunque omaggiato il vecchio nome con la canzone che conclude l'album, appunto "This Illusion", oppure è un caso?
Originariamente sì, anche se poi come puoi vedere sul booklet finale abbiamo optato per un differente titolo, "My Illusion". Abbiamo comunque omaggiato il passato con una nuova versione di "Downwards Into Pain" diventata "Downwards Into Hate".

Visto che siamo in tema di brani, vi dispiace fare un breve resoconto, non solo musicale ma anche per quanto riguarda l'aspetto lirico, delle canzoni incluse su "One Day Left".
Giusto per rendere meno noiosa una descrizione lirica di ogni pezzo, potrei fare un breve riassunto di quello che è il concept lirico dei Bleed In Vain, che si esprime in modi diversi nelle varie canzoni. Diciamo che la caratteristica che accomuna i testi di tutti i nostri brani è una certa malinconia di fondo, che d'altronde è evidente anche nel nome del gruppo e nel titolo dell'album; in generale tutti i pezzi parlano di sensazioni ed emozioni legate a sentimenti che fanno parte della vita di ognuno di noi, come rabbia, frustrazione, solitudine, abbandono, disillusione, eccetera. A seconda dei vari pezzi i testi si fanno più rabbiosi ed incentrati su odio e disperazione oppure più intimisti e malinconici. Giusto per spiegare il titolo di un brano, "One Day Left" ("Un Giorno Di Meno") si riferisce al fatto che tutti, indistintamente, stiamo sempre aspettando qualcosa e più passa il tempo più ci illudiamo che il nostro traguardo sia sempre più vicino e alla nostra portata. Spesso però questa lunga attesa porta a delle amare conclusioni e quando questo avviene ci si rende conto che ogni giorno passato ad desiderare qualcosa è stato un giorno di meno al raggiungimento di una dolorosa disillusione, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.
Musicalmente parlando, "sarò breve": il disco si apre con "Chains And Tears", un brano abbastanza ritmato e potente che ricorda da vicino i Soilwork o i Dark Tranquillity; la seconda "Everytime, Anywhere" è forse il pezzo con più groove di tutto il disco, forse anche perché è una delle più semplici e una delle meno tipicamente "svedesi"; "I Had Not", il terzo brano, è uno di quelli dove le influenze del metal moderno si fanno più sentire: una sorta di brano alla In Flames ma con parecchie sorprese...; la già citata "Downwards Into Hate", ripresa dal demo, funge un po' da spartiacque tra le due metà dell'album e fa in un certo senso da ponte tra vecchio e nuovo, con i suoi tre minuti e mezzo di riffs alla At the Gates e il lungo (e complesso!) assolo centrale; la title track sembra essere, nell'opinione di chi l'ha ascoltata, il pezzo più completo ma anche più difficile da assimilare di tutto l'album: in effetti ha moltissimi cambi di tempo e nei suoi cinque minuti succede un po' di tutto! Diciamo che è il pezzo più sperimentale mai composto dai Bleed In Vain; "Crushing Level" è stata la prima canzone composta per questo album e non è altro che una canzone molto lineare con un buon impatto e una discreta dose di energia, che spezza un po' l'andamento "contorto" delle altre canzoni; "An Useless Dream" è una canzone che ha avuto una genesi un po' difficoltosa e che solo dopo diversi rifacimenti ha raggiunto la sua stesura definitiva; di nuovo a mio avviso i Soilwork sono molto presenti in questa canzone, che ha il ritornello e l'assolo forse migliori di tutti l'album; le nostre radici death metal emergono nella penultima "Forget To Forgive", breve pezzo molto veloce con un finale davvero brutale che probabilmente lascerà interdetto più di qualcuno, ma che almeno mette in evidenza il drumming del batterista, ha ha! L'album si chiude con "My Illusion", sorta di lungo outro cantato quasi esclusivamente in pulito che assume quasi la forma di una pseudo-ballad; più che altro uno sfizio che ci volevamo togliere.

Come credo di aver già evidenziato in fase di recensione, vi avevo apprezzato già ai tempi del demo.
Quanto sono stati importanti i riscontri ottenuti da questo lavoro per arrivare al contratto discografico con la Cartel Media?

Come sempre accade in questi casi, è stata una combinazione di meriti e fortuna. Il demo è stato apprezzato davvero molto e abbiamo avuto alcuni riconoscimenti che sinceramente con ci aspettavamo, come l'essere nominati "miglior gruppo internazionale del mese" dal famoso portale www.swedishmetal.net. Anche in Italia abbiamo avuto commenti molto positivi e in giro per l'Europa il nome dei Bleed In Vain (allora This Illusion) ha cominciato a girare; abbiamo mandato in giro il nostro demo alle case discografiche di mezzo mondo e la Cartel Media (allora conosciuta come Voice Of Life) è stata l'unica ad offrirci un contratto. E' un label minuscola, ma che si da da fare e ci offre una buona promozione, ed inoltre ha permesso a "One Day Left" di avere ottimi canali distributivi come i cataloghi Century Media e Nuclear Blast, e di essere reperibile facilmente in tutto il mondo.

E' stato difficile uscire dall'underground? O meglio credete di esserne usciti e sopratutto è uno degli obiettivi che vi siete prefissati?
Usciti? E quando mai?!?!?! Scherzi a parte, il fatto di avere un Cd pubblicato da una casa discografica straniera è di sicuro una bella soddisfazione, ma dubito davvero che qualcuno potrebbe giudicare i Bleed In Vain "un gruppo uscito dall'underground". Forse rispetto a quando avevamo solo un demo all'attivo ora le cose sono cambiate in meglio; stiamo facendo interviste, godiamo di una certa visibilità e avere un contratto rende le cose leggermente più facili dal punto di vista dei concerti, ma per essere davvero "fuori" dall'underground dovremmo compiere un ulteriore balzo in avanti, sotto ogni punto di vista e non è davvero la più semplice delle cose. A mio avviso i Bleed In Vain sono un gruppo ancora fortemente underground, che ha solo qualche possibilità in più rispetto alla maggior parte dei gruppi; nient'altro.

E se fosse possibile tornare indietro nel tempo cosa fareste e cosa non rifareste?
Siamo ancora agli inizi, e per fortuna non abbiamo ancora avuto modo pentirci di qualcosa! Per il momento tutto quello che riguarda il gruppo è stato frutto di decisioni che ancora ci soddisfano, malgrado qualche critica, che comunque teniamo in forte considerazione. Il genere musicale che proponiamo non è esente da difetti, siamo i primi a riconoscerlo, ma tutto ciò che è stato fatto ha avuto un suo motivo e la storia dei Bleed In Vain è fatta, e continuerà ad esserlo, di scelte ben precise operate da cinque persone differenti. Speriamo solo che ci venga data la possibilità di migliorare di album in album; in un mercato fortemente competitivo come quello attuale, sarebbe già un bel risultato!

Bene, tornando a "One Day Left", come sono andate le cose in studio di registrazione, il risultato finale ha rispecchiato ciò che avevate in mente oppure avete dovuto rinunciare a qualcosa?
In studio le cose sono andate come da programma; ce la siamo sbrigata entro i tempi ed abbiamo anche avanzato tempo per aggiungere qualcosa per abbellire il risultato finale. Sono passati quasi sei mesi da quando abbiamo registrato ma devo dire che il CD finito ci soddisfa tuttora; come primo album di un gruppo ancora agli inizi non ci possiamo lamentare. Ovvio che dopo averlo ascoltato e riascoltato decine di volte, "One Day Left" mostra alcune piccole "pecche", ma confidiamo nel fatto che nessuno ascolterà questo album tanto quanto noi e quindi chi lo acquisterà potrebbe non accorgersi dei suoi difetti, ha ha!

Una vostra particolarità sono state le tre chitarre. Nei lavori in studio purtroppo non sono in grado di fare una sostanziale differenza... di linee di chitarra con le attuali tecnologie se ne possono infilare a bizzeffe, ma dal vivo si fanno "sentire"?
Allora, una cosa la devo sottolineare perché ci è costata fatica e centinaia di ore in sala prove: quello che potete ascoltare su "One Day Left" è il risultato che tre differenti linee di chitarra fuse assieme hanno prodotto. Non abbiamo aggiunto la terza chitarra per rendere il suono più aggressivo, ma per cercare di creare qualcosa il più possibile originale e particolare; ognuno dei nove pezzi di "One day Left" suonerebbe estremamente diverso se venisse privato di una delle linee di chitarra, che a volte agiscono in modo impercettibile all'interno dei brani, ma che solo in rari casi fungono da elemento "sacrificabile". In studio abbiamo cercato di amalgamare il tutto in modo che il sound non venisse stravolto da tre timbriche di chitarra diverse, ma in sostanza quello che abbiamo fatto non è stato altro che aggiungere una chitarra stabile in line up proprio per giustificare le sovraincisioni che in studio da moltissimi anni gruppi come Dark Tranquillity, Soilwork o In Flames sfruttano nei loro album.
Come ho ricordato prima, comunque, oggi i Bleed In Vain hanno solamente le classiche due chitarre, dato oltretutto che abbiamo deciso di rendere la nostra musica un po' più semplice e diretta; avere continuamente due linee di chitarra armonizzate e una ritmica era oltretutto un lavoraccio!

Come si svolgono i vostri concerti? Proponete anche delle cover?
Dal vivo cerchiamo di riprodurre nel modo più fedele possibile i pezzi del CD; ovvio che adesso con una chitarra in meno è un po' più difficile, ma abbiamo già parecchi pezzi nuovi che ci servono di volta in volta per essere "testati" dal vivo e vedere le reazioni del pubblico, visto che sono canzoni sensibilmente diverse da quelle di "One Day Left". Siamo una metal band e dal vivo ci comportiamo come tale; non usiamo particolari "trucchi" durante i concerti; solo un assolo di batteria di tanto in tanto, giusto per far sfogare un po' il batterista! Dal punto di vista delle cover, all'inizio abbiamo optato per una "Holy Diver" di Ronnie James Dio che però si adattava poco al nostro repertorio; ci siamo rifugiati nella più consona "The Trooper" degli Iron Maiden e poi a "Sacred Serenity" dei Death. In futuro ci piacerebbe fare qualche cover dei Carcass o dei Soilwork, ma più che altro ci stiamo concentrando su una cover abbastanza impegnativa che potremmo addirittura inserire nel prossimo album. Il titolo? TOP SECRET...

Credi che le tre chitarre avrebbero influenzato la fase compositiva dei nuovi pezzi?
Il fatto di non avere più tre chitarre ha portato il gruppo a una decisione ben precisa, che stavamo maturando già all'indomani di "One day Left" e che riguardava il suonare più semplice e diretto; cosa che con tre chitarre era davvero impossibile da ottenere, a meno di non avere tre chitarristi impegnati nello stesso riff in ogni canzone, il che era fuori discussione. Negli stessi giorni uno dei chitarristi, Matteo, manifestò il desiderio di lasciare il gruppo per dedicarsi maggiormente ad altri suoi progetti e quindi noi cinque abbiamo deciso di continuare con due chitarre e con un sound più scarno ma più potente, ponendo maggiore attenzione agli arrangiamenti complessivi dei singoli pezzi e alle linee vocali. Una chitarra in meno ci permette inoltre di poterci sbizzarrire un po' di più con l'elettronica, che è un elemento del sound dei Bleed In Vain che in futuro troverà più spazio rispetto a prima. Suonare con tre chitarre è stato bello e appagante, ma ora la musica che ci piacerebbe fare non richiede più uno sforzo del genere da parte nostra.

Quanto vi sentite legati ad un filone specifico come quello del Death Metal Melodico e quanto sentite invece il bisogno di trovare una collocazione musicale più personale?
Ad essere onesti, sembra che chi ascolta la nostra musica trovi difficile definirla solamente "death metal melodico", anche se sinceramente a noi non sembra di suonare nient'altro! E' vero che nella musica dei Bleed In Vain c'è qualcosa di differente rispetto al classico album death-thrash proveniente dalla Svezia, ma i pareri della gente sono così diversi tra loro che lasciano un po' spiazzati anche noi: c'è chi dice che nella nostra musica c'è una chiara componente nu metal; altri che dicono che il nostro è un CD fondamentalmente rock; addirittura qualcuno ha trovato dubbie connessioni tra i Bleed In Vain e il power metal! Risultato: noi credevamo di suonare death metal melodico e invece ci manca solo che ci dicano che assomigliamo ai Darkthrone e le avremo sentite davvero tutte...

Cosa c'è nel futuro dei Bleed in Vain?
Qui entriamo nel campo dei desideri: il primo fra tutti è quello di poter registrare un secondo album all'altezza delle nostre aspettative; ci stiamo cimentando con sonorità che appartengono al nostro background ma che fino ad ora non avevamo ancora sperimentato, il che ci rende estremamente eccitati riguardo al futuro ma non nascondo un po' di apprensione quando penso a cosa potrà dire chi ascolterà il risultato finale; vedremo... Speriamo poi che vadano in porto tutti i concerti che stiamo pianificando per questo inverno e che potrebbero vederci suonare assieme a gruppi di grosso livello. Cerchiamo di fare un passo alla volta; posso solo dire che nel futuro dei Bleed In Vain... ci sono solo i Bleed In Vain!

Vi ringrazio per la vostra disponibilità e mi sembra giusto lasciarvi la parola finale...
Ovviamente ringraziamo EUTK.net per l'opportunità che ci ha concesso; speriamo che questo ci permetta di farci conoscere un po' di più in Italia. Se qualcuno volesse maggiori informazioni sui Bleed In Vain, può consultare il nostro sito www.bleedinvain.com dove potrete anche lasciare i vostri messaggi o i commenti riguardo all'MP3 che potete scaricare direttamente da EUTK. Il sito della nostra casa discografica è www.cartelmedia.de; il loro webstore è molto ben fornito ed ha ottimi prezzi! Ci vediamo in giro e non esitate a contattarci!

Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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