BLIND GUARDIAN - (Marcus Siepen, guitars)

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Bene Marcus, cominciamo parlando del nuovo live album: due parole per presentarlo ai nostri lettori…
È fantastico! (risate, ndr) Si tratta di un doppio live album per un totale di 22 brani registrato in giro per tutto il mondo in diverse occasioni, non si tratta quindi di un’unica registrazione di un solo concerto. Durante il tour abbiamo registrato 35/40 concerti in modo da poter scegliere poi le versioni migliori per comporre la tracklist, la quale può essere considerata come quella di un “best of”, dal momento che ci sono canzoni nuove e altre storiche che coprono tutta la discografia dei Blind Guardian. Posso dire che è proprio un bel live album!

Come avete scelto la tracklist che compone il nuovo live album?
Abbiamo cominciato con l’ascoltare tutti gli show che avevamo registrato, segnandoci quali canzoni suonavano meglio delle altre, con l’idea di avere almeno una canzone per ogni album da mettere sul CD. Purtroppo però alcune canzoni che avremmo voluto inserire sono rimaste fuori dall’album, dato che non avevamo nessuna versione adatta: ad esempio avremmo voluto aggiungere “And Then There Was Silence” ma l’abbiamo registrata solo 2 o 3 volte e nessuna di queste era così valida da poter essere utilizzata! Dato che non volevamo ritoccare niente in studio abbiamo deciso di lasciare fuori quel pezzo, forse lo useremo per il prossimo DVD.

Quale pensi sia la canzone meglio riuscita dell’intero album?
Non saprei cosa risponderti, non penso ci sia una canzone migliore di un’ altra a livello di esecuzione o di resa, ci sono molte canzoni particolarmente riuscite, ad esempio c’è una versione di “The Bard’s Song” che abbiamo registrato qui a Dusseldorf nella quale il pubblico è andato letteralmente in delirio. Finito il pezzo la gente ha continuato a gridare e applaudire per ben 10 minuti e noi non potevamo neanche andare avanti con la scaletta! Erano completamente impazziti!

Come mai avete deciso di intitolare l’album semplicemente “Live”?
Ahah! Perché non abbiamo trovato nessun nome migliore! (risate, ndr)
Abbiamo pensato a lungo su quale titolo dare all’album e ognuno se ne è uscito con idee differenti, senza però trovare un titolo che potesse andare bene a tutti. Dopo averci pensato un paio di giorni, Andrè ed io abbiamo avuto la stessa idea di intitolare l’album semplicemente “Live”, gli altri sono stati d’accordo e così si è conclusa la ricerca del titolo adatto da dare all’album.

C’è una canzone in tutta la vostra discografia che avreste sempre voluto suonare dal vivo ma che non avete mai proposto on stage?
Sì ce n’è una in particolare, si tratta di “The Curse Of Feanor” da Nightfall; avremmo voluto proporla durante l’ultimo tour e infatti in molti ce l’hanno chiesta, quindi da domani stesso cominceremo a provarla per poterla proporre nei prossimi festival estivi. Spero di riuscire a prepararla alla svelta, per questo dobbiamo fare in fretta a studiarla come si deve!

Lo scorso anno avete suonato per la prima volta nel Nord America, come è stata questa esperienza e cosa ti ricordi maggiormente di quelle date?
È stata una gran bella esperienza; sai, lì il mercato è molto grande e siamo molto conosciuti, le città stesse sono enormi ed è stato molto divertente girare quei posti. Ci sono stati anche un paio di concerti sold out e la gente è stata veramente calorosissima, ma abbiamo avuto anche qualche problema. Abbiamo dovuto cancellare alcuni concerti, in tutto 4 mi pare, a causa di gravi problemi tecnici: in un locale, ad esempio, non è stato possibile avere la quantità di corrente necessaria per far funzionare le apparecchiature da palco; un’altra volta abbiamo avuto dei problemi col tour bus e siamo dovuti restare fermi per 2 giorni cancellando altrettanti concerti. A parte certi episodi è stato tutto molto divertente!

Parlando invece delle date europee del tour, c’è un posto in particolare nel quale vi siete trovati meglio o che vi ha colpito particolarmente nel quale suonare?
Non c’è un posto migliore di un altro. Molta gente ci fa questa domanda ma è impossibile prendere un paese, una città o qualsiasi altra cosa e dire che sia migliore rispetto ad un altra. In tutte le città nelle quali abbiamo suonato ci siamo trovati bene, si è sempre trattato di grandi concerti. La cosa bella è che abbiamo suonato in un sacco di paesi nei quali non eravamo mai stati prima, come Canada e Nord America, come dicevi tu giustamente, Cile, Russia un paio di volte, Turchia, tutti posti nuovi nei quali è sempre un piacere suonare. In queste occasioni non sai mai cosa aspettarti di preciso, come la gente reagirà, quale canzone piacerà di più e se la band stessa possa piacere o meno! Il più delle volte il tutto si risolve con dei grandi concerti per il fatto che abbiamo un grande numero di fan molto fedeli in tutto il mondo, per questo è impossibile dire dove sia meglio suonare per noi.

La data di Milano lo scorso autunno è stata a dir poco spettacolare, forse una delle migliori performance dei Blind Guardian alla quale abbia mai assistito (e si trattava della settima volta), ti ricordi per caso qualche particolare dello show?
Bhé, innanzitutto ti ringrazio dei complimenti; a dire il vero, avendo fatto più di 100 concerti, non ho un ricordo singolo di ognuno di essi! Mi ricordo di aver suonato in molte occasioni in Italia e che tutte le volte è stato un successo; in particolare ricordo il Gods Of Metal, una bella esperienza e con un sacco di fan.

Parlando proprio di Gods Of Metal, voi siete stati tra i protagonisti del festival per due volte, ci sarà anche la terza?
Per quel che mi riguarda sicuramente! È un festival veramente molto bello, abbiamo visto molte band valide e interessante in entrambe le nostre partecipazioni e sarebbe un vero piacere tornarci a suonare.

A quali festival parteciperete invece questa estate?
Molti festival, il primo di questi sarà il Rock Hard Festival, organizzato dal più importante giornale metal tedesco, penso che tu lo conosca bene, ahah (in effetti… ndr), del quale saremo gli headliner; l’avvenimento più importante sarà il nostro proprio festival nel quale suoneremo due sere di fila come headliner con due set completamente diversi, un occasione davvero molto importante per noi.
Dopodiché abbiamo altri festival estivi in Russia, Spagna, Italia, in Svezia saremo allo Sweden Rock e forse qualcos’altro che mi sono dimenticato, sorry!

Parlando dell’ultimo studio album della band, quali sono state le reazioni dei vostri fan dopo l’uscita di A Night At The Opera circa un anno fa?
Ai nostri fan è piaciuto; all’inizio ci sono state un sacco di voci che giravano attorno ad esso, a partire dalla copertina che ha iniziato a circolare via internet prima dell’uscita dell’album. Il fatto che non fosse stata disegnata da Andreas Marschall, come invece è stato per tutte le altre nostre copertine, ad esempio, non è andato giù a molte persone all’inizio. Ci si chiedeva come mai avessimo cambiato disegnatore, temendo anche per un cambiamento di sound, e una settimana dopo cominciarono ad uscire le prime voci che dicevano che tutto sommato non era male anche questa come cover! Un’altra settimana più tardi piaceva già a tutti…
Lo stesso si può dire che sia stato per il disco: quando uscì il singolo “And Then There Was Silence” molta gente era preoccupata della lunghezza dello stesso, temendo che questo potesse essere lo standard delle altre composizioni dell’album. Alla fine posso dire che sia stato ben apprezzato e questa è una cosa molto buona.

Vi ha creato delle difficoltà in particolare proporre le nuove canzoni dal vivo?
Nessuna in più di quante già non ce ne siano a proporre le altre nostre song! Nightfall non è affatto un album semplice da proporre dal vivo, così come non lo è Imaginations; la parte difficile di tutto ciò consiste nel trovare le giuste linee melodiche da proporre sul palco, per il fatto che su disco ci sono ovviamente più di due chitarre. Abbiamo dovuto quindi decidere quali parti dovessimo suonare sia io che Andrè e fare in modo che tutto funzionasse in maniera corretta; lo stesso vale per le parti di voce e per il resto. Una volta fatto questo lavoro, i brani non risultano particolarmente difficili da proporre on stage.

Come mai avete deciso di pubblicare un singolo quale “The Bard’s Song – In The Forest” contenente nuove versioni da studio e inedite di un brano che risale ormai a ben 11 anni fa?
Secondo il nostro parere, “The Bard’s Song” è qualcosa che rappresenta profondamente i Blind Guardian, è uno degli highlight assoluti di ogni nostro show e ogni nostro fan adora questa canzone. Il problema che abbiamo sempre avuto con la versione originale della canzone è che non ci è mai piaciuto il modo in cui l’abbiamo registrata. Il vecchio produttore di allora ci disse di registrarla usando il metronomo, ma registrare una ballad acustica usando un metronomo vuol dire togliere molto del feeling che potrebbe scaturire dalla sua esecuzione. In questo modo la parte centrale risulta troppo veloce rispetto al resto e non rende l’idea di quello che intenzionalmente volessimo ottenere; infatti dal vivo l’abbiamo sempre suonata in maniera differente. Volevamo quindi avere finalmente la giusta versione anche da studio di questo pezzo, allo stesso modo in cui la proponiamo dal vivo, ovvero come andrebbe effettivamente suonato. Appena abbiamo avuto la possibilità di farlo ne abbiamo approfittato e questa volta devo dire che siamo soddisfatti del risultato.

Immagino sarà un po’ presto per parlarne, ma state già lavorando al prossimo album?
Assolutamente no; abbiamo terminato ieri di mixare il live album e cominceremo a prepararci per i festival di cui ti dicevo domani. Finiti i concerti estivi cominceremo a lavorare al DVD e soltanto finito tutto questo lavoro, credo verso la fine dell’anno, cominceremo a lavorare al nuovo materiale, per ora non abbiamo nemmeno il tempo per pensare a qualcosa di nuovo.

Ok, non ti chiedo altro allora… Vuoi aggiungere qualcosa in particolare?
Voglio ringraziare tutti i nostri fan per il loro supporto: ogni volta che siamo stati in Italia, sia col tour che al Gods Of Metal, abbiamo raccolto grandi soddisfazioni e per questo vi ringraziamo!
That’s all!

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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