Heavenly - Frederic Leclerq (guitars)

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Prima di cominciare a parlare del nuovo lavoro vorrei partire dal precedente “Sign Of The Winner”, considerato da molti il vostro album migliore nonché uno dei più apprezzati episodi power metal degli ultimi anni; guardando oggi a questo disco, come vi ponete nei suoi confronti? C’è qualcosa che cambiereste col senno di poi?
Quando “Sign Of The Winner” venne pubblicato pensavamo anche noi che fosse il miglior disco degli Heavenly, come d’altra parte accade ogni volta che realizzi un album: lo ritieni essere sempre il migliore! Se così non fosse allora sarebbe meglio smettere di suonare in quanto non ci sarebbe nessuna crescita e miglioramento. Una cosa che cambieremmo del secondo album è il fatto che ci siano troppe tastiere per tutta la durata del disco, e che troppo spesso il suono delle chitarre sia sovrastato da quello di quest’ultime. Un’altra cosa che probabilmente cambieremmo è come sono stati registrati i ritornelli, i quali nelle nostre intenzioni dovevano essere molto orchestrali e di ispirazione classica anche se alla fine il risultato ottenuto non ci ha soddisfatti eccessivamente.
O meglio, ascoltati separatamente dal resto i chorus funzionano alla grande, ma una volta legati al resto della musica hanno perso parte del proprio valore dato che alcune armonie e sovrapposizioni non sono emerse nella giusta maniera a lavoro terminato.
Sulla base di queste considerazioni abbiamo preso i giusti accorgimenti sul nuovo album per fare che tutto suoni nella maniera giusta e con la giusta dose di potenza.

Veniamo quindi a parlare del nuovo album, “Dust To Dust”; come mai l’idea del concept e a cosa vi siete ispirati per la vicenda narrata tanto cara sia alla letteratura che alla cinematografia contemporanea?
Non penso si possa parlare di ispirazione vera e propria, ma credo il nostro concept possa essere paragonato principalmente al film “Intervista col vampiro”. Una volta scritti i testi per il concept, delle quali si è occupato Ben (Sotto, il cantante ndr.) ci siamo resi conto dei numerosi punti di contatto con questo film, senza però che ci fosse un riferimento intenzionale.
Il motivo di un concept è nato dal desiderio di provare a fare qualcosa di nuovo per noi, una esperienza diversa dal solito dettata dalla nostra voglia di avere sempre stimoli differenti.
L’idea di partenza era quella di parlare di film dell’orrore a carattere generale, solo che ci siamo subito accorti che già gli Iced Earth avevano avuto questa idea nell’album “Horrror Show” per l’appunto! Troppo tardi, meglio cercare qualcosa di diverso!
La cosa più importante per noi è la musica, come mi piace tanto dire: “let’s the music do the talking”, non male come frase vero? Crediamo quindi che quello che conti di più sia la musica, una volta terminato di lavorare a questa, Ben si è occupato dei testi e questo è stato il risultato.

Come mai avete diviso l’album in 3 capitoli differenti?
All’inizio non avevamo l’idea dei 3 capitoli, la cosa è venuta in seguito alla stesura dei testi; ci siamo infatti accorti di avere a che fare con tre atmosfere differenti. La prima e la terza parte sono molto più basate sul fantasy, mentre la parte centrale espone una visione più realistica: il vampiro protagonista si rivolge qui all’umanità osservando tutti i disastri prodotti dall’uomo sulla terra attraverso i secoli. Da qui il motivo della divisione in 3 capitoli dell’album.

Parlando della registrazione del disco, ve ne siete occupati presso il vostro personale studio in Francia mentre il mixaggio è avvenuto in un altro studio (ad opera di Sascha Peth); siete soddisfatti del risultato finale?
Per quel che riguarda le registrazioni possiamo cavarcela tranquillamente da soli, mentre la fase di mixaggio è quella più complicata nella realizzazione di un album, devi sapere esattamente come muoverti e riteniamo di essere ancora troppo inesperti per potercene occupare di persona. Oltre all’esperienza è necessaria anche la giusta strumentazione, cosa che non possiamo al momento vantare. Penso sia una cosa normale dividere registrazioni e mixaggio, anzi possiamo dire che anche per la registrazione si è trattato di un procedimento in 3 capitoli! La batteria è stata registrata per prima in Germania; il resto degli strumenti e dell’album lo abbiamo completato in Francia, mentre del terzo capitolo riguardante il mixaggio si è occupato interamente Sascha Paeth al quale abbiamo mandato tutte le tracce registrate da noi.
Abbiamo lasciato che lavorasse nel modo che lui reputasse più opportuno senza che noi interferissimo, quindi non ci siamo recati nello studio per assistere a questa fase, visto che ognuno di noi ha comunque opinioni diverse riguardo il mix. Quotidianamente ci mandava degli mp3 per sentire come procedeva il lavoro: non era esattamente quello che ci aspettassimo ma il risultato ci ha convinto fin da subito e alla fine credo che Sascha abbia trovato il giusto sound per questo album.

3 dischi alle spalle e 3 differenti stili, dalle influenze più prettamente hard rock fino al power speed dell’ultimo lavoro; quale credete possa essere la giusta strada per gli Heavenly?
Al momento quello che puoi ascoltare degli Heavenly è esattamente quello che vogliamo suonare, che vogliamo ci rappresenti maggiormente. Anche qui torna la divisione in 3 capitoli! Ciascuno dei 3 album è stato caratterizzato da differenti produttori, differenti line up e 3 diversi loghi! Questo a significare che ogni volta gli Heavenly sono qualcosa di diverso rispetto al passato in una sorta di naturale evoluzione.

Come immaginate potrà quindi essere un prossimo vostro album?
Non ne abbiamo la più pallida idea! Siamo aperti a qualsiasi possibile alternativa!

Cosa mi potete dire della scena metal nel vostro paese, la Francia, al giorno d’oggi? C’è qualche band in particolare che vorreste citare tra le più rappresentative?
Potrei citarti i Nightmare o i Dyslesia per rimanere all’interno del nostro stesso genere musicale ma ci sono anche molte black metal band quali Anorexia Nervosa o Seth o death metal band quali gli Agressor.

Nel passato erano parecchie anche le formazioni classic metal provenienti dal vostro paese, quali Sortilege, Trust o H-Bomb; come si è evoluta poi questa situazione musicale?
Non saprei cosa dirti esattamente visto che negli anni ottanta noi non eravamo presenti attivamente in questa scena; abbiamo anche cominciato ad ascoltare questa musica solamente nel corso degli anni novanta. Guardando indietro nel tempo a quegli anni e facendo un paragone col giorno d’oggi non possiamo fare dei confronti per ovvie ragioni, anche se crediamo che sia oggi come allora la scena metal in Francia goda di buona salute. Possiamo dire che ci sono buone band in ogni ambito dell’heavy metal.

Non avete mai pensato di cantare nella vostra propria lingua, il francese?
No. Credo sia una scelta interessante ma per quel che ci riguarda l’inglese è la lingua internazionale per eccellenza anche in ambito musicale. È il modo migliore e più semplice per esprimere le proprie idee e per fare che queste vengano comprese dalla gente che ti ascolta. L’inglese poi si presta meglio anche dal punto di vista musicale per cantare heavy metal, almeno secondo noi, è una cosa che viene spontanea quella di associare metal e inglese. Per alcune band, cito ad esempio i Rammstein, la scelta di cantare nella propria lingua può risultare azzeccata, ma per quel che ci riguarda non credo il francese si possa sposare perfettamente con la nostra musica.
Anche il fatto che cantando in una lingua non universale come l’inglese possa impedire a molta gente di capire i tuoi testi penso possa essere limitante per una band, motivo in più per cui non abbiamo mai abbracciato tale scelta.

Cosa farete dopo l’uscita del nuovo album?
Al momento abbiamo alcune date già fissate, una delle quali a Londra a febbraio con i Dragonforce: si tratterà di una specie di release-party con giornalisti, distributori e ovviamente i fan. Stiamo poi programmando un tour francese come headliner verso giugno più alcuni festival estivi e un tour europeo confermato al 90 % tra aprile e marzo con una band americana sulla quale voglio darti qualche indicazione. Il primo disco risale al 1984, sono sotto la nostra stessa etichetta ma non c’entrano nulla col power metal, sono decisamente più hard rock, anzi, glam rock…
Ti sei fatto un’idea?
Il cantante ora suona anche la chitarra mentre prima suonava il basso…

1984 hai detto? Uhm, gli WASP??
Esatto!

Complimenti! (ehm, il commento è stato un po’ più pesante dopo questa notizia… ndr.)
Già, sarà davvero una grossa opportunità per noi soprattutto per il fatto di poter entrare in contatto con un pubblico completamente diverso rispetto al nostro.

Che reazione vi aspettate da un pubblico così diverso dal vostro solito?
Non saprei, di sicuro sarà un’impresa difficile per noi, ma al tempo stesso una sfida che vogliamo affrontare; senza contare che potremo vederci gli WASP tutte le sere e pure gratis!!

Nel 2002 avete anche suonato al Wacken, quindi diciamo che le ossa ve le siete già fatte un po’; come è andata a quel festival?
Ricordo che abbiamo suonato su uno dei palchi più piccoli, il che vuol dire comunque che avevamo circa 2000 persone a vederci. Purtroppo non abbiamo iniziato nel modo migliore dato che l’intro che avevamo in programma non ha funzionato alla perfezione e sia il pubblico che noi stessi siamo rimasti un attimo indecisi prima che il concerto cominciasse.
Un'altra cosa che ricordo molto bene del Wacken è il giorno prima del nostro concerto: ho perso il portafoglio nel fango con all’interno la bellezza di 700 euro!!! Anche sul palco non potevo fare a meno di pensare a tutti i soldi che avevo perso e quindi non ero proprio di buon umore. Per fortuna una volta cominciato il concerto mi sono calmato un po’ e tutto è andato per il meglio.

Ok, grazie per l’intervista e a presto qui in Italia!
Grazie mille a te, speriamo che il nostro pubblico possa apprezzare il nuovo album e (in italiano, ndr.) “le ragazze italiane sono le più belle del mondo!”

Intervista a cura di Marco 'Mark' Negonda

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