Iron Savior (Piet Sielck, vocals/guitar)

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Partiti come side project di lusso grazie a Piet Sielck e Kai Hansen (ovvero i due principali responsabili di ciò che erano diventati gli Helloween durante i gloriosi anni '80) gli Iron Savior hanno saputo scrollarsi di dosso la fastidiosa definizione di "secondo gruppo di Kai Hansen" e proseguire con successo per la propria strada. Oggi sono forti di cinque solidi album di heavy metal tedesco ed ormai lanciati verso la piena maturità. Ne abbiamo parlato con lo stesso Sielck, che dopo essersi fatto valere più volte come produttore nella decade passata, sembra aver trovato una seconda giovinezza come musicista.

Avresti mai immaginato di poter arrivare a cinque album con gli Iron Savior?
"Onestamente no, ai tempi del nostro primo disco non pensavo di continuare così a lungo, soprattutto perché avevo concepito quell'album in circostanze molto diverse rispetto ad oggi. All'epoca mi vedevo principalmente come produttore e gli Iron Savior erano nati come un progetto da studio e niente di più. Era praticamente una sfida, volevo dimostrare a me stesso di essere capace di fare ciò che facevano tutti quei gruppi che venivano in studio a registrare con me. Poi, dopo la pubblicazione del disco e la buona accoglienza da parte del pubblico e della critica, mi sono trovato a considerare seriamente di portare gli Iron Savior on stage a suonare dal vivo: la band è realmente nata solo in quel momento e bisognava quindi prendere una decisione in merito al futuro del progetto. Ovviamente, se avessi iniziato anche a fare concerti, la logica conseguenza sarebbe stata quella di proseguire a scrivere del nuovo materiale e a pubblicare un secondo disco. L'idea chiaramente mi piacque e gli Iron Savior hanno continuato come una vera band. Il rovescio della medaglia è stato che, ormai, tutti ci vedevano semplicemente come un progetto estemporaneo e non riuscivamo a proporci come un gruppo a tutti gli effetti! Per me era una situazione difficile che è durata per qualche tempo, anche dopo aver pubblicato 'Unification' e 'Dark Assault', due buoni album che però non ci hanno evitato di continuare ad essere additati come un progetto parallelo fra me e Kai. Poi è arrivato 'Condition Red', disco di cui sono molto soddisfatto perché lo considero come un nuovo inizio per noi: era il primo album senza Kai, ma nonostante questo ha avuto un ottimo riscontro e siamo riusciti a mantenere vivo l'interesse per la band. Finalmente abbiamo avuto la dimostrazione che gli Iron Savior hanno un buon seguito, anche in mancanza di un personaggio importante come Kai. La gente che oggi ascolta gli Iron Savior, lo fa perché apprezza la nostra musica e non solamente per la presenza di un particolare musicista nel gruppo."

Questo potrebbe essere dipeso anche dal fatto che per i primi tre album non c'è mai stata una formazione stabile?
"Sì, certo. Naturalmente, l'instabilità della line-up è stata una conseguenza del modo in cui gli Iron Savior sono stati concepiti: essendo stata una mia idea personale, al contrario di altre bands, che magari passano un paio di anni insieme a sviluppare le proprie canzoni per poi arrivare a realizzare un album, io avevo già tutto in mente prima ancora di cercare gli altri membri. C'è voluto chiaramente un po' di tempo per trovare le persone giuste, perché non è facile mettere insieme un gruppo e pretendere che tutto funzioni alla perfezione da subito. Un gruppo deve crescere e maturare insieme, tant' è che credo che noi siamo ancora in una fase di perfezionamento, visto che non è da molto che abbiamo questa formazione. D'altra parte mi trovo benissimo con Thomas (Nack, batterista, ex Gamma Ray. Nda) e Piesel (Joachim "Piesel" Küstner, chitarrista, Nda) e col nuovo entrato Yenz (Leonhardt, bassista, Nda), che considero davvero un ottimo innesto per la band. Yenz ha sostituito Jan-S. Eckert dopo la sua decisione di unirsi ai Masterplan: è stata una decisione che ho rispettato totalmente, anche perché si tratta di un ottimo gruppo, ma non avrei accettato che Jan suonasse contemporaneamente con le due bands, visto che era già successo con Kai e non avevo intenzione di ripetere l'esperienza. Per quello, gli ho detto chiaramente che avrebbe dovuto decidere con quale gruppo suonare ed abbiamo quindi scelto di separarci. Non è stato facile perché Jan è stato con noi fin dai primi tempi, ma alla fine bisogna guardare avanti e credo che entrambi abbiamo preso la decisione giusta."

Mi incuriosisce la posizione di Thomas, che dopo aver lasciato i Gamma Ray non era parso molto interessato a proseguire nella stessa direzione musicale, mentre con voi è praticamente tornato a suonare quello stesso tipo di musica!
"In effetti è vero, ma bisogna considerare le circostanze in cui lui e Jan Rubach si sono separati dai Gamma Ray. Fra parentesi, credo che questo abbia giovato agli stessi Gamma Ray, poiché da allora anche loro hanno una formazione particolarmente stabile, che sta dando dei buoni risultati. Però a quell'epoca Jan Rubach doveva decidere se suonare il basso o la chitarra (questo perché Dirk Schlachter, al tempo chitarrista dei Gamma Ray, è in realtà un bassista ed ha sempre voluto tornare al suo strumento, cosa che ha potuto fare negli ultimi anni dopo la dipartita dello stesso Rubach. Nda) ed essendo molto amico di Thomas, alla fine hanno deciso di abbandonare insieme la band. Questo penso abbia influito nelle scelte successive di Thomas, che era rimasto deluso ed aveva perso interesse nel metal per qualche tempo. Io però ho sempre apprezzato il suo stile e quindi l'ho corteggiato per parecchio tempo affinché si unisse a noi, fino a quando non ha accettato di suonare con noi per una data al Wacken. Il concerto è andato benissimo e da lì in poi credo che Thomas abbia ripreso ad apprezzare il nostro genere! Sono molto contento di averlo con noi, è una persona leale ed affidabile, oltre che un batterista straordinario."

Avete sempre affrontato tematiche fantascientifiche e "Battering Ram", fin dalla sua copertina che mi ricorda la serie di Star Trek, sembra non fare eccezione…
"Davvero pensi che somigli a Star Trek? Hmm… Interessante, non ci avevo fatto caso! Comunque questa volta siamo molto soddisfatti dell'artwork, visto che in precedenza non avevamo avuto una gran fortuna con le copertine! In questo caso, devo ammettere che in tutta sincerità, anch'io per un attimo ho avuto l'impressione di trovarmi davanti ad un'immagine ispirata al mondo di Gene Roddenberry (il creatore della saga di Star Trek, Nda) ma alla fine direi che la somiglianza non è così marcata e anzi, penso non richiami più di tanto anche altre famose saghe di fantascienza come Star Wars o Alien. Penso che abbia una sua personalità e questa è decisamente la cosa che mi piace di più."

Cosa mi dici invece del tuo ormai celebre concept?
"Potrebbe sembrare che anche questo album lo riprenda in pieno, però non è così! In effetti, ci sono solo tre canzoni legate alla storia dell' Iron Savior: 'Tyranny Of Steel', 'Time Will Tell' e 'Machine World'. Tutte le altre sono del tutto slegate dalla storia ed affrontano temi a sé stanti."

Personalmente, ho avuto l'impressione che la prima metà dell'album avesse a che fare con la guerra, e che la seconda trattasse invece con più decisione il tema della libertà…
"Non hai tutti i torti… Però devo dire che si tratta di una pura coincidenza, in quanto non è stata certamente una cosa prevista. Comunque potrei essere d'accordo con questa interpretazione, non è sbagliata! Vedi, questa volta ho avuto un approccio del tutto diverso con i testi, proprio perché non volevo realizzare l'ennesimo concept: dopo averne fatti quattro, uno dietro l'altro, sentivo il bisogno di ampliare i temi proposti ed uscire dai limiti che un concept impone. Avevo già iniziato, in parte, a diversificare gli argomenti su 'Condition Red', e questa volta ho proseguito con ancora più convinzione su questa strada. Certo, sono sempre un grande fan della fantascienza, che infatti rimane un argomento molto presente, ma da un altro punto di vista, ci sono sicuramente molte più cose di cui parlare, oltre alle astronavi! Per me questa volta era più importante scrivere dei testi che si adattassero perfettamente alle canzoni e devo dire che, scegliendo di non comporre un concept, mi sono reso conto di aver modificato anche il modo di scrivere la musica. Per esempio, una canzone come 'Break The Curse', molto semplice e diretta, non la vedrei affatto abbinata ad un testo ispirato dalla fantascienza, mi sembrerebbe una cosa strana! Anche la stessa 'Battering Ram' rientra in questa categoria: poiché i testi vengono sempre dopo la musica, in questo caso ho voluto scrivere delle parole che rendessero bene l'energia e la potenza che la canzone sprigionava, per questo ho scelto frasi d'impatto, che riuscissero a rispecchiare pienamente la parte musicale. La cosa bella di creare canzoni indipendenti fra di loro è che secondo me acquistano personalità e carattere, ogni brano può reggersi benissimo in piedi da solo e non ha per forza bisogno degli altri per esistere ed avere senso. Ho fatto questa scelta perché sentivo il forte bisogno di cantare di altre cose, senza per forza limitarmi ad un solo argomento, e così ho potuto scrivere un pezzo come 'Riding Free' che parla del terrorismo. Ho potuto, insomma, parlare finalmente di quello che desideravo, senza farmi troppi problemi."

Hai parlato argomenti tristemente attuali, quindi.
"Sì, perché alla fine tutti noi vediamo i telegiornali e ad un certo punto è diventata una cosa quasi insopportabile: accendi il televisore e tutti i giorni ti trovi davanti a guerre, massacri, bombe che esplodono nei teatri, eserciti che invadono qualche paese, terroristi che si fanno saltare negli autobus… Sono arrivato al punto di non accendere la TV per settimane intere, non ne potevo più, ero nauseato da tutto ciò che accadeva nel mondo. Alla fine però non puoi ignorare tutto quello che succede intorno a te, ed è stato anche per questo motivo che ho scelto di affrontare temi molto più personali nelle mie canzoni."

Parlando di sound, penso che abbiate ormai trovato la vostra dimensione ideale, che ne pensi?
"Lo penso anch'io, e lo dico dopo aver passato gli ultimi anni a sperimentare diversi suoni di chitarra e batteria. Il mio lavoro di produttore ha certamente influito in questo, poiché mi porta a cercare costantemente nuove soluzioni, pur avendo, com'è logico, le mie personali preferenze su come voglio che questo tipo di musica suoni. In particolare, per questo album ho voluto un suono di chitarra molto potente e molto pieno, con buona pace di Thomas! C'è stato un grande lavoro a livello di produzione e soprattutto di arrangiamenti, ai quali hanno contribuito tutti i membri della band, influendo parecchio sul risultato finale. Ci sono poi alcune canzoni che sono state scritte da Piesel, o da noi due insieme, oltre ad una traccia, 'The Call', disponibile nell'edizione limitata e composta da Yenz. Come dicevo prima, Yenz ha rappresentato davvero un valore aggiunto per noi, perché fra le altre cose è capace di comporre ed è un buon cantante, il che ci aiuta molto dal vivo per l'esecuzione delle armonie vocali. Ma non solo, è anche molto preparato per quanto riguarda il lavoro di produzione, ha un ottimo orecchio e delle buone intuizioni. Questo ha rappresentato una nuova esperienza per me e mi ha permesso di non sobbarcarmi da solo tutto il processo di produzione, avendo ricevuto un valido aiuto da parte sua."

Infatti definirei il disco come un album di metal classico, che non avrebbe sfigurato negli anni '80, ma suonato con la potenza e la tecnologia di oggi.
"Certo, io sono fondamentalmente cresciuto col metal di quegli anni, che rappresenta la mia influenza principale e senza dubbio risulta abbastanza evidente in quello che suono. Però ho sempre cercato di non limitarmi a copiare gli anni '80, non avrebbe senso pubblicare oggi un disco con lo stesso suono di vent'anni fa. I tempi cambiano e bisogna rendersi conto che, per quanto io ami la musica di quegli anni, sono successe molte cose a livello musicale da allora. Per questo, faccio del mio meglio per progredire e non semplicemente replicare ciò che è stato già detto."

Sulla press release che accompagnava "Battering Ram" la tua viene definita come una voce "carica di whisky": ti riconosci in questa definizione?
[Grasse risate da parte di Piet! Nda]
"A dire la verità non mi piace nemmeno il whisky! OK, ogni tanto lo bevo con la coca cola, ma neanche troppo… No, la mia voce è così di natura, senza bisogno di whisky! Non mi dispiace la biografia che hanno scritto, però devo ammettere di essere rimasto anch'io un po' perplesso nel leggere questa definizione. Direi che 'grezza' sarebbe un aggettivo più adatto per descrivere la mia voce!"

Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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