Marble Arch (Martin Boman, guitars)

Ho sempre pensato che Century Media avesse la caratteristica non trascurabile di stupire con le uscite discografiche, soprattutto se ci si riferisce ai debut album…ed ecco che a confermare queste mie parole arriva dalla Svezia un combo veramente interessante, ovvero i Marble Arch. Il tranquillo colloquio con Martin Boman, mi ha svelato che quella estrema delicatezza che questi ragazzi riversano nella loro musica, deriva da una visione fatalista della vita…è stato ciò che è stato, sarà quel che sarà…ma per ora è Marble Arch.

Visto che siete una band relativamente nuova al pubblico Metal e che debuttate con il vostro primo full lenght su una label affermata come Century Media, puoi dirci qual è il significato del vostro monicker? Che significato cela Marble Arch?
Quando abbiamo cominciato, ci chiamavamo Evercry, ma poi ci siamo guardati in giro ed abbiamo visto che c’erano già un sacco di bands che già utilizzavano la parola ever, così abbiamo cambiato il monicker. Marble Arch è un nome che non ha tempo…a Londra è un nome conosciutissimo: negli anni quaranta, durante la guerra, la stazione della metro chiamata Marble Arch è stata usata per nove giorni come rifugio per scappare dai bombardamenti aerei. Un’altra ragione è che il nome Marble Arch non identifica un genere musicale e non ti fa capire che musica suona la band che ha questo monicker. Bisogna ascoltarci per capire che musica facciamo.

Passiamo al titolo…‘Another Sunday Bright’…
La domenica è il giorno dove generalmente si fa nulla, dormendo fino a tardi, ove si rimane un poco spenti. Il titolo si riferisce più o meno a questo concetto…una domenica che non sia per forza una domenica come tale, ma sia un momento della tua vita che magari ritorna e che fa in modo che tu non abbia voglia di svegliarti o alzarti. Penso che la cover sia legata a questo concetto…rappresenta una donna seduta su una sedia che ha di fianco a se una finestra. Il tempo fuori è bello, ma è comunque una giornata ove vivere è pesante. ‘Another Sunday Bright’ è un titolo molto personale, riguarda la vita e le scelte che si fanno. Arriva prima o poi per tutti il momento di fare una scelta, senza sapere quale sia la strada giusta da percorrere, quali siano i problemi e come risolverli…anche se si fa la scelta giusta, arriveranno sempre quei momenti ove ti volterai indietro, e ti farai delle domande alle quali non vorrai darti risposta…una domenica nella quale vuoi restare spento, pensando a nulla, senza porti problemi. Sarà sempre così.

Devo dire che il songwriting del platter è veramente notevole, ed ogni song è molto curata, specialmente le linee di voce (Johan Wadelius ha veramente una grande voce)…qual è il vostro processo compositivo?
Riporterò a Johan il complimento! Well, generalmente c’è sempre qualcuno arriva con un idea, tipo Niklas (altro chitarrista – nds) o Johan (voce – nds) o io, dopodiché tutti quanti iniziamo a lavorarci sopra. La nostra visione di musica è molto personale, in quanto rappresenta il nostro modo di esprimere i nostri sentimenti; tramite la musica possiamo aprirci e comunicare…anche i testi ed i titoli riguardano cose che accadono realmente, cose tristi, che ti lasciano il segno; oggi a me, domani a te e così via. Là fuori nel Mondo accadono tante cose brutte, è tutto grigio…non me la sento di scrivere su cose allegre e felici…

‘A Million Crises’, ‘Silent Dance’, o ancora ‘Fellow Sinner’ e ‘Sudden Showers’ sono canzoni veramente belle. Il vostro sound sembra una mistura di quello che oramai viene definito Love Metal (HIM, Entwine) e uno stile prettamente English Pop. Cosa ne pensi? Che definizione daresti alla tua musica? Qual è il vostro background musicale?
E’ difficile dirlo e ti sembrerà strano, ma pur non ascoltando musica inglese ne siamo influenzati; forse è una cosa che ci è rimasta dentro fin da quando eravamo piccoli…io ascoltavo i The Mission, i The Cure e bands simili…forse ancora oggi ne porto con me l’input che mi diedero allora. Forse è proprio questo che ci accomuna agli HIM, ovvero le stesse influenze: loro sono una grande band, fanno ottima musica ed in più sono persone squisite, ma non li ascoltiamo, non sono nostri ispiratori…cambiando discorso, il nostro intento è quello di suonare musica senza tempo, musica che tra alcuni anni risulti bella da ascoltare, e non musica effimera che passa con il passare della moda di turno…Dark Rock è la mia definizione personale.

Ogni vostra song ha elementi di malinconia e di tristezza di fondo. Qual è la vostra visione della vita?
La vita bisogna prenderla così come viene…ti offre tante cose, ma la decisione di cosa prendere è la tua. Puoi essere fortunato o meno, ma la scelta è la tua, e non devi permettere che qualcun altro te la porti via o decida per te. Se vuoi fare una cosa falla…quando sarai vecchio e ti volterai indietro, non devi avere il rimorso del se l’avessi fatto…

‘Another Sunday Bright’ è prodotto da Anssi Kippo (Children Of Bodom, Entwine, Lullacry), il quale lo ha fatto suonare molto bene. Cosa mi puoi dire del tempo passato in studio?
“Beer and drinking!!!” Abbiamo registrato in Finlandia. L’idea di andare a registrare là e di utilizzare Anssi è stata di Century Media. Anssi è un gran produttore ed ha già sulle spalle diverse Metal Bands famose. A noi l’idea è piaciuta, così l’abbiamo contattato e gli abbiamo spiegato cosa volevamo fare; lui si è dimostrato interessato e così è nato l’album…mamma mia, adesso che ci penso, quante notti abbiamo passato in bianco a giocare con i videogames! Comunque, abbiamo lavorato sodo e molto intensamente…abbiamo visto nulla della Finlandia.

Ed in riguardo alla collaborazione con Tanja Lainio dei Lullacry? Avete intenzione di portare qualche voce femminile in tour con voi? Pensi che l’utilizzo di una voce femminile (anche se ora è presente solo in due songs) possa essere un esperimento che si possa ripetere in futuro?
Non te lo so dire. Per ‘Another Sunday Bright’ siamo partiti con l’idea di avere una voce femminile su un paio di songs. Tanja è stata contattata da Anssi, in quanto lui aveva già lavorato con i Lullacry, e così la cosa è stata fatta. Prima c’è stato uno scambio di email con varie versioni del cantato, poi una volta trovata la linea giusta, lei è venuta in studio, chiudendo il discorso. Penso che le sue parti siano venute bene, ne siamo soddisfatti. Per il futuro, non so. Adesso abbiamo appena finito l’album, lasciami gustare il momento!

Ora che uscite per Century Media, quali sono le vostre aspettative?
Spero che la gente compri ‘Another Sunday Bright’, in quanto un eventuale tour è legato alle vendite. La cosa importante è che chi ascolta l’album ne rimanga favorevolmente impressionato.

Siamo alla fine, ora puoi dire quello che vuoi ai lettori di EUTK!
Hehehe…mica facile…ascoltate l’album. ‘Another Sunday Bright’ rappresenta quello che oggi sono i Marble Arch al massimo delle potenzialità. Il sound dei Marble Arch penso che sia adatto a tutti, indipendentemente dal tipo di musica che ascoltiate, perché è fatta col cuore. Se al primo ascolto pensate che l’album sia ok, ascoltatelo una seconda ed una terza volta, potrebbe piacervi sempre più!

AREA 51:
Una domanda sul passato, una sul presente, una sul futuro

Se ti richiamassi alla mente una band chiamata Evercry…
Eravamo giusto dei teen-ager a quel tempo! Pensa che Johan cantava quasi Death…facevamo una specie di Doom, molto lento ed eravamo fortemente influenzati dai Candlemass. Con il passare del tempo abbiamo deciso di cambiare musica e nome…troppe “Everbands!” (Evereve, Evergrey, Evercry….): così sono nati i Marble Arch.

Ed il nome Century Media?
Penso che ci hanno dato un’opportunità che non danno a tutte le bands. Century Media è una label fantastica: il 90% delle sue bands sono molto conosciute in tutta Europa; prova a vedere in giro se ci sono altre labels che hanno una percentuale simile. Magari hanno bands più famose, questo è vero, ma sono tre o quattro su 50 e passa bands…il nome delle altre 46 non te lo ricordi. Siamo felici di stare qua, ci troviamo molto bene.

M: Cosa ci sarà dietro l’angolo per i Marble Arch?
Per prima cosa rientreremo il sala prove, a Gothemburg, e poi si vedrà…di sicuro faremo un paio di date in Svezia. Il tour vero e proprio è legato alle vendite, così come un possibile video clip. Ora stiamo facendo molte interviste, molta promozione e la cosa è sufficiente…troppa roba a cui pensare fa male!

Intervista a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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