Bad Ambition (Matteo Babini, vocals)

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I ravennati Bad Ambition sono senz’altro un’ottima band, una band che ha saputo distinguersi nell’affollato panorama italiano grazie alle loro doti musicali ed alla loro caparbietà nel portare avanti un discorso musicale non propriamente popolare, ovvero A.O.R. con fortissime venature Hard Rock di stampo americano, e che li ha visti, tra le altre cose, protagonisti come support act di Uriah Heep (nella data di Riolo Terme). EUTK.net li ha raggiunti telefonicamente per scambiare quattro chiacchiere con il mastermind della band, Matteo Babini, singer dalla voce calda e sensuale: eccovi il resoconto della tranquilla chiacchierata con il simpatico singer.

Ciao Matteo, come va? La prima domanda che ti pongo riguarda la scelta del vostro monicker…quali sono le “cattive ambizioni” che si celano dietro il nome Bad Ambition?
Bene, grazie. Cominci subito con una bella domanda! Noi non intendiamo il nostro monicker come il riflesso di una nostra cattiva ambizione, ma piuttosto come un qualcosa di forte, un monicker che “va contro”: una sorta di aggressione ad un certo pensiero bigotto e distorto che una parte della gente può avere; una volta scelto, inoltre, ci siamo accorti come le due parole insieme fossero veramente sia facili da ricordare, sia da pronunciare…comunque per noi non ha un significato soggettivo, ma uno più oggettivo…

Il vostro album si intitola ‘Daydream’: che cosa intendi, qual è il significato di tale titolo?
E’ un sogno ad occhi aperti, un qualcosa che racchiude in sé, nel proprio significato, tutto ciò che una singola persona desidera, ma che probabilmente non potrà mai avere…noi l’intendiamo rivolto alla bellezza femminile (che ritorna sempre nei nostri testi), ed a ciò che essa rappresenta.

Musicalmente parlando, ‘Daydream’ è un album molto valido, ove songs più sostenute (come l’opener ‘Never Again’) si miscelano con songs più riflessive e dolci…da dove trovate l’ispirazione per comporre la vostra musica? Qual è il vostro bagaglio culturale?
Le nostre radici sono da ricercarsi nell’Hard anni ’80, quindi dai Deep Purple di quel periodo fino ai vari Gary Moore, Malmsteen, Whitesnake…per quanto riguarda l’ispirazione che ci porta ad una certa tipologia di songwriting, beh, non ti nascondo che faccio fatica a dirti qualcosa di preciso, perché la musica la compone fondamentalmente il nostro chitarrista, quindi dovresti chiedere a lui…certo è indubbio che il bagaglio culturale che ci portiamo dentro ed i continui ascolti verso le sonorità di determinate bands, sono fondamentali nel nostro processo compositivo…

Considero ‘Tears In The Night’ e ‘Winter Night’ le due songs più profonde e migliori dell’intero platter…tu cosa ne pensi? Di cosa parlano, da dove sono nate, quale è stata la scintilla che le ha portate alla vita?
Ti dico subito che anch’io considero ‘Tears In The Night’ e ‘Winter Night’ due songs molto profonde, ma il loro ‘parto’ è avvenuto in maniera completamente opposta; con un processo compositivo completamente opposto: la prima è nata dopo una jam session riuscita immediatamente, quindi è forse più immediata e diretta, mentre la seconda ha avuto una storia più lunga e travagliata…è più costruita e ricercata. Penso che comunque il risultato sia in entrambi i casi molto buono, anche se non nego che ‘Winter Night’ sia il pezzo più complesso di tutto l’album. Per quanto riguarda i testi, ‘Winter Night’ parla di una coppia che si rompe…lui viene lasciato ed in una notte d’inverno spera che lei ritorni; in ‘Tears In The Night’, invece, il soggetto è innamorato, e pensando alla sua lei piange lagrime nella notte.

Io sono in possesso della prima tiratura dell’album, ancora in autoproduzione…successivamente l’album è uscito per Midnight Records (una divisione di North Winds, distribuita da Frontiers), con una cover ed un booklet diverso: cosa mi puoi dire di questo importante passo?
Per noi il fatto di aver trovato una label è stata una soddisfazione immensa, anche perché il tutto si è concretizzato in brevissimo tempo! Per capirci…se il disco doveva piacere, è piaciuto subito, centrando il bersaglio in pieno. Ancora adesso se ci penso, la cosa non può che farmi molto piacere. La North Winds è un’etichetta valida, non grandissima, ma quello che doveva fare lo ha fatto bene! La cover, invece, è ad opera di un disegnatore russo, che per quanto riguarda il soggetto si è ispirato alla nostra cover iniziale del lavoro autoprodotto…sicuramente si tratta di una lavoro più professionale di quello precedente.

So che dopo l’uscita dell’album avete avuto qualche problema di formazione. Quali sono stati i problemi che avete affrontato e come avete ovviato alla dipartita di Mirko (veramente un grandissimo chitarrista)?
I problemi di formazione oramai ce li portiamo dietro da quando siamo nati, soprattutto, non so perché, per quanto riguarda la chitarra. Mirko voleva trasformare i Bad Ambition in un gruppo da studio…almeno questa è stata la sua proposta. La cosa al resto della band non andava a genio, e quindi siamo giunti alla separazione che comunque sia, è stata amichevole. Successivamente abbiamo avuto un altro chitarrista, Marco Nati, ma anche con lui le cose non sono andate per il meglio…ora c’è Gabriele Ravaglia, boss dei Fear Studios ed ex chitarrista degli Exarule e degli Electrocution; devo dire che Gabry è un grandissimo chitarrista, al pari di Mirko, ed ha portato una ventata di esperienza nella band. Anche con il bassista abbiamo avuto dei problemi…il cambio qui è stato più traumatico, anche perché chi c’era prima era una spalla importante in fase di songwriting: la cosa non ci ha sicuramente favorito inizialmente, ma è stata anche qui inevitabile, soprattutto perché sono sorte divergenze musicali insormontabili. Ora al basso c’è Elia Menghi che nonostante lo si possa definire un’esordiente, in quanto non ha grosse esperienze musicali alle spalle, ha portato una notevole ventata di freschezza, spazzando via quella atmosfera pesante che si respirava in sala prove…

Capisco…cambiando discorso, come è andata la serata di spalla agli Uriah Heep? Cosa hai provato ad aprire lo show della storica band inglese (ricordo che i Saxon sono stati bloccati alla frontiera…)?

E’ stato un “Daydream”! E’ andato tutto per il meglio…l’impianto era fantastico, i suoni erano bellissimi, abbiamo suonato davanti a tantissima gente in un contesto musicale ad hoc per il nostro genere; è stato veramente un onore suonare prima di loro, anche perché è una tra le nostre band preferite (la loro l’epoca ’80 -’90 ci ha fortemente influenzato) ed il fatto che il singer degli Uriah Heep ci abbia voluto nel loro backstage a fine concerto per conoscerci e per farci i complimenti in riguardo alla nostra musica...beh, è stato senza ombra di dubbio un sogno ad occhi aperti…stavolta però è stato vero!

Come vivi le difficoltà che circondano le bands italiane, e che specificatamente suonano A.O.R./Hard Rock, ad uscire dell’underground (anche se pure in altri generi le cose non sono più semplici)?
Sicuramente il genere proposto non aiuta le bands, in quanto è molto di nicchia…però onestamente devo dire che non venendo inseriti nel calderone delle bands Power e/o Speed di quella che viene definita la scena italiana (che però io non considero tale…in quanto, a parte i gruppi che hanno dato vita a questo genere in Italia, tutto il resto è un cavalcare la moda del momento…) ci aiuta…almeno può aiutare…ci sono più possibilità di essere notati. È la classica medaglia dalle due facce: se da un lato il non cavalcare le mode ti penalizza, dall’altro il rimanere fuori dal mucchio ti può far risaltare. Almeno in Italia io la vedo così…differente è il discorso per quanto riguarda il Nord Europa: la il movimento ha radici più profonde…basta guardare l’ottimo lavoro di Frontiers che ultimamente sta facendo uscire molte bands A.O.R. ed Hard Rock che provengono dai Paesi freddi.

Domanda secca: la tua ambizione personale è più una ‘cattiva ambizione’ o più una sorta di ‘Daydream’?
E’ sicuramente una sorta di “Daydream”…sarebbe di riuscire a proporre alla grande, su vasta scala, quello che abbiamo in testa…il nostro sogno ad occhi aperti!

Ora puoi dire quello che vuoi ai lettori di EUTK!
Ascoltate la musica senza troppe pressioni esterne, ovvero senza che i magazines e le televisioni vi condizionino troppo, andate oltre…io penso che le mode vengano create dai mass media e dalla stampa e che poi tutti questi bombardamenti condizionano l’ascolto a determinate sonorità. Anche un’altra cosa mi preme dire…lasciate che la curiosità di prenda ed andate a scoprire bands che neanche sapete che esistono…soprattutto fate questo in Italia: siate più curiosi verso le bands italiane!

AREA 51:
Una domanda sul passato, una sul presente, una sul futuro

Se ti richiamassi alla mente l’anno 2000…
E’ stato l’anno della registrazione del disco: un’esperienza fortissima, faticosa (mi ricordo che con Mirko facevamo mattina per seguire passo passo la crescita del figlio!), ma estremamente piacevole…soprattutto quando alla fine hai il disco in mano: la soddisfazione è immensa, ben maggiore dello stress accumulato per tutto l’arco della registrazione.

Ed il nome Midnight Records…
Speriamo di uscire con un secondo album per loro!

Cosa c’è dietro l’angolo per i Bad Ambition?
Attualmente stiamo componendo songs nuove che andranno a finire su un promozionale. Le nuove canzoni hanno una direzione che a me piace definire più adulta rispetto alle songs del primo album, sia per quanto riguarda una ricerca maggiore sulle melodie che sul songwriting (con un avvicinamento a band come Kansas e Journey), senza comunque tralasciare la nostra matrice Hard Rock che ci contraddistingue…in una parola saremo più Pomp!

Intervista a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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