Soulfly - Max Cavalera (guitar, vocals)

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Gruppo:Soulfly
Intervistare uno dei personaggi che più hanno rappresentato la scena estrema per quasi venti anni, influenzando con la propria musica legioni intere di ragazzi più o meno giovani, è stato un evento molto particolare e da un certo punto di vista quasi spiazzante. Mi sono trovato di fronte un Max Cavalera assai rilassato (merito anche del suo amato Brasile campione del mondo), immerso in un'atmosfera quasi mistica condita dalle note di Bob Marley, delicate e contemporaneamente dense di pace e tranquillità, un Max sicuro della sua ultma fatica "III" che riprende ed amplifica in tutto e per tutto la strada intrapresa oramai quasi dieci anni ai tempi dei Sepultura fa con "Roots". Ma ecco cosa è emerso dalla nostra breve chiaccherata

Parliamo del tuo nuovo lavoro. Spiegami il significato del titolo del disco.
E' molto semplice, diciamo che non mi veniva in mente nessun titolo adeguato e di conseguenza ho optato per chiamarlo 'III'!!! Scherzi a parte, per me il numero tre ha dei significati molto profondi e vari. E'un numero speciale, La cover del disco per esempio rappresenta questo numero secondo un simbolismo indiano, e lo porto sempre con me attaccato ad una collana che mi è stata regalata da un fans messicano in cambio di una mia t-shirt. Gli dissi che quella collana sarebbe diventata la copertina del mio prossimo disco, e ovviamente non ci voleva credere. Spero di poterlo incontrare nuovamente quando tornerò a suonare nel suo paese.

Hai dedicato tutti i tuoi album a Dio: qual'è il tuo rapporto verso la religione?
Diciamo che non mi pongo in una maniera tradizionale verso la religione. Ho una mio personale modo di credere in Dio, lo ringrazio per potermi permettere di suonare, di creare le mie canzoni, di essere vivo, in quanto la musica, la mia musica, per me è la vita.

So che uno dei passaggi di una delle canzoni presenti nel'album ha per te un significato particolare. Mi riferisco alla frase "My pain is as deep as my root" presente nella canzone "Tree Of Pain". Me lo potresti spiegare?
Quella frase non l'ho scritta io, bensì Asha (la cantante presente nella canzone ndR). Trovo che sia un concetto particlarmente forte, che rappresenta la sofferenza estrema di una persona, che deriva da ragioni così radicate che diventano parte di se stessi. Il dolore per la perdita di un amico o del padre o di un qualsiasi membro della propria famiglia può rappresentare al meglio questo concetto: diventa indescrivibile, impossibile da spiegare, diventa parte della propria anima, come le radici che tutti possediamo.

Nella canzone "One Nation" invece il coro iniziale viene cantato dai tuoi due figli. E' dai tempi di "Refuse/Resist" che particolari come questi appaiono nelle tue canzoni.
Certo. Mi piace coinvolgere la mia famiglia e i miei flgli nei miei album, loro fanno parte della "Soulfly tribe", anzi per essere precisi appartengono alla "Max Tribe". Per esempio in 'Primitive" ho inserito una stella disegnata da Zyon, una pazza stella che osserva dall'alto. Pensa che ha solo sei anni!! Spero di riuscire a farli partecipare maggiormente in futuro.

Come ti trovi sotto le ali protettrici della Roadrunner adesso?
Mi trovo bene, anzi direi adesso la situazione è migliore che in passato. Sicuramente ho più mezzi per poter esprimere ciò che sento, e posso nutrire più aspettative per i risultati. Ho potuto lavorare con persone molto in gamba, specialmente qui in Europa. basta considerare il fatto che "III" è fuori anche in America ma ho suonato prima qui.

Parlami dei prossimi tour.
In agosto saremo in tour con gil Slayer in America, e torneremo in Europa verso ottobre. Non so dirti altro per il momento.

Hai qualche side project in mente? Hai definitivamente deciso di mandare in pensione i Nailbomb?
Guarda, per adesso mi sto concentrando ovviamente solo sui Soulfly, però devo ammettere che mi piacerebbe colleborare nuovamente con Alex, ma non credo che se ne possa parlare prima del prossimo anno. Tra l'altro nel 2003 i Nailbomb compieranno 10 anni, per cui non escludo assolutamente niente.

I Soulfly hanno composto tre album nella loro carriera: pensi che sia arrivata l'ora di produrre un live?
No, non credo. Penso che tutto sommato tre album siano pochi per poter far uscire un live album valido. La band è ancora troppo giovane, "We gonna make some more music!". Beh pero' se proprio ci tieni esistono sempre i bootlegs eheh.

Più di una volta hai detto che hai scoperto l'amore per la musica ti è stato comunicato dai Queen. Mi puoi raccontare l'episodio?
Si è vero. Sono andato a vedere i Queen durante il loro concerto a San Paolo nel 1982. E' stato un concerto bellissimo, c'erano 70.000 persone, e' stata una sensazione indescrivibile. Prima di allora ero deciso a diventare un giocatore di calcio, ma la loro musica mi ha toccato il cuore, e da quel momento in poi è diventata parte di me. Mi piace il calcio, ma in quel momento ho capito che la musica è nel mio sangue.

Tu hai visto sicuramente la finale dei campionati mondiali di calcio, cosa ne pensi del Brasile di oggi?
Beh il Brasile adesso sia un mix perfetto tra il vecchio stile, il vecchio modo di giocare così tecnico e fantasioso, e il nuovo, più tattico e fisico. Sicuramente ciò è dato dal fatto che i giocatori più forti come Rivaldo e Ronaldo giocano in Europa. E comunque la partita più bella è sempre quella che si vince. Devo dire pero' che la Germania non mi ha per nulla impressionato, perchè troppo povera di talento. Credo che la finale perfetta sarebbe stata Brasile-Italia, soprattutto per ragioni storiche: questo confronto è sempre stato un classico del campionato del mondo.

Intervista a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto

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