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Gruppo:Scorpions

C’era già chi li dava per morti, dopo una serie di dischi non proprio eclatanti negli anni novanta, e sembrava davvero che gli Scorpions dovessero rimanere in eterno prigionieri di “Wind of change”: non solo perché quella canzone è stato il più grande successo commerciale della loro storia, ma soprattutto perché compariva all’interno dell’ultimo lavoro veramente valido prodotto dalla band di Hannover (“Crazy world”, 1990).

Invece, dopo aver toccato il fondo con “Eye to eye”, ecco “Unbreakable”, il disco che non ti aspetti, così potente e moderno, ma anche in grado di riportare indietro i fasti del passato.

A tre anni da quel lavoro ecco i nostri nuovamente in pista con “Humanity – Hour 1”, un album che passerà alla storia soprattutto per la collaborazione con Desmond Child, il leggendario produttore e songwriter già artefice dei successi planetari di Bon Jovi, Alice Cooper, Aerosmith e Meat Loaf, tanto per fare alcuni nomi insignificanti…

Così eccoci qui, alla vigilia della loro apparizione al Gods of Metal, la prima in Italia dopo tanti anni, a parlare con la band al completo, nella sala conferenze di un lussuoso hotel di San Donato Milanese, vicino all’uscita della Tangenziale, mentre è in corso uno degli scioperi dei mezzi pubblici che da anni quasi ogni settimana paralizzano la città.

Il risultato? Partenza due ore e mezzo prima per fare in tempo, arrivo sul filo del rasoio e notizia dell’ultim’ora che la band è bloccata in autostrada da una coda chilometrica! Che volete farci, anche questa è l’Italia!

Ad ogni modo, novanta minuti dopo sull’orario previsto, ecco comparire Klaus Meine, Rudolph Schenker, Matthias Jabs e Pawel Maciwoda. E James Kottak? Non pervenuto, ma ci dicono che arriverà anche lui...

Quello che segue è il resoconto il più possibile fedele di una conferenza stampa davvero piacevole e divertente, in compagnia di cinque individui che, sebbene possano essere definiti delle rockstar, si sono dimostrati simpaticissimi e assolutamente alla mano, entusiasti del nuovo album e carichi a mille per l’imminente show italiano!

Mattatori assoluti di questa chiacchierata sono stati il cantante Klaus Meine e il chitarrista Matthias Jabs. Rudolf, nonostante sia una delle anime degli Scorpions, si è limitato a fare poche puntualizzazioni, e lo stesso è avvenuto per James Kottak, mentre Pawel Maciwoda, entrato in formazione con “Unbreakable” se ne è stato zitto tutto il tempo, forse avvertendo il peso di essere un “novellino”.

MJ: Eccoci finalmente! Scusate il ritardo ma il traffico era veramente tremendo…

Arrivate da Malpensa?

MJ: Sì, e in pratica ci abbiamo messo più da lì a qua che da Francoforte a Milano (risate NDA)

KM: Bene, siamo arrivati, siamo qui e we’re ready to rock!

Avete già suonato degli show prima dell’uscita del disco. Come vi siete trovati a far convivere i pezzi nuovi con il materiale più datato? E’ stato facile, nonostante si tratti di un concept album?

MJ: Non è stato particolarmente difficile. Certo, considerando che il disco non è ancora uscito e che i fan non conoscono ancora queste canzoni, non abbiamo voluto suonarne molte. Quelle che abbiamo suonato, “Humanity”, “Hour 1”, “The game of life”, “321”, hanno funzionato molto bene e mi sembra che si integrino alla perfezione con il resto del set.

C’è una qualche ragione particolare per cui avete scelto di fare un concept album?

MJ: E’ un qualcosa che non avevamo ancora fatto! Tre anni fa, quando ci siamo seduti a pensare quale sarebbe stata la nostra prossima mossa, l’idea del concept album è uscita fuori quasi immediatamente. Del resto avevamo già fatto delle cose diverse in passato: dopo un album sperimentale come “Eye to eye” siamo passati ad un lavoro come “Acoustica”, che è del tutto diverso, poi con “Unbreakable” siamo tornati al nostro suono classico e adesso ci è venuta voglia di provare ancora qualcosa di nuovo.
Così siamo volati a Los Angeles e Desmond Child ci ha proposto anche lui un concept: era dunque una cosa che era nell’aria da un po’ e si è rivelata la mossa giusta.

Come mai la scelta di collaborare con Desmond Child?

RS: E’ uno dei migliori produttori al mondo e anche uno di quelli di maggior successo, credo che ogni band sogni di lavorare con lui prima o poi. E’ stata una grande opportunità e mi sembra che sia andata veramente bene. Desmond è un grande produttore, un grande songwriter, e guida un team veramente ottimo, fatto di autori, ingegneri del suono, ecc. E’ un intero network di persone che lavora veramente bene, inoltre l’ambiente di Los Angeles è sempre stato particolarmente favorevole per noi: là siamo molto popolari, ci sentiamo a nostro agio, vi abbiamo già registrato alcuni dei nostri maggiori successi. Aggiungi anche che l’inverno di Los Angeles, se comparato a quello europeo, è molto più mite e… (in quel momento si spalanca la porta e compare finalmente James Kottak, che indossa una felpa dei 69 Eyes e sembra fortemente intenzionato a recitare la parte del buffone della compagnia NDA)

MJ: And here it comes the man from Los Angeles (risate, mentre James si accomoda al suo posto assieme al resto della band NDA)!! Los Angeles è tutto un altro ambiente: non so come sia a Milano, ma dove viviamo noi devi mettere su un dvd per vedere dei musicisti famosi (ride NDA)! Là invece li incroci in continuazione: in hotel, in studio… abbiamo beccato i Kiss, Slash… insomma, è tutto un altro modo di vivere la musica, di incontrare gente, ecc.

Che posto ha “Humanity” all’interno della vostra discografia? Mi sembra che Desmond Child abbia dato la sua tipica impronta a questo disco, ma che nello stesso tempo il vostro marchio di fabbrica sia rimasto riconoscibile: che ne pensate?

KM: Beh, non è un segreto che alcuni dei migliori songwriters del mondo siano stati coinvolti in questo progetto: non parlo solo di Desmond, ma anche di gente come Eric Bazilian, Marty Frederiksen, Jason Paige, Andreas Carlsson… è stato un lavoro di squadra, e ciò ha reso le canzoni molto varie tra loro e anche molto dinamiche. E’ come dici tu, c’è il tipico trademark degli Scorpions ma ci sono anche elementi diversi. Questo si può avvertire soprattutto nelle mie parti vocali: ci sono alcune canzoni in cui inizio a cantare in un registro basso e poi mi alzo nel corso della canzone.
E’ stato Desmond che mi ha convinto a fare questo: mi ha detto che la canzone acquista dinamicità, diventa più forte se carichi il pezzo durante il bridge e poi esplodi col ritornello. Le canzoni hanno un range molto ampio da un punto di vista vocale, e credo che questo faccia davvero la differenza. Anche le chitarre sono diverse: gli assoli, come quelli di “Love will keep us alive” o di “The game of life”, sono più melodici, supportano maggiormente la canzone. Il basso e la batteria poi sono veramente potenti (guardando James, che annuisce tra il compiaciuto e il divertito NDA) creano delle fondamenta veramente solide, ed è stato un piacere mettere la voce su una costruzione musicale così potente, che spacca davvero! Anche le ballad hanno una personalità loro, non sono semplicemente… beh, molta gente si aspettava che, lavorando con Desmond Child, ci saremmo impegnati a scrivere un grande hit single ma lui ci ha detto invece: “Non limitiamoci a fare un hit single di poco conto, concentriamoci piuttosto nel fare un album potente, qualcosa che abbia un certo valore artistico!” Da qui anche la scelta di trattare una tematica impegnativa come quella di “Humanity”, che non è quella solita sui ragazzi a caccia di ragazze! Desmond ci ha stimolato a fare qualcosa di profondo, di impegnativo, ci ha detto che a questo punto della nostra carriera avevamo bisogno di uscire con un prodotto che avrebbe sorpreso il mondo del rock, che lo avrebbe colpito con la musica, con i testi e in generale.
Con Desmond in cabina di pilotaggio per la produzione, e James Michael a fargli da assistente abbiamo davvero trovato un team perfetto: James si è occupato soprattutto delle chitarre, mentre Desmond, che è essenzialmente un cantante, ha curato le voci, e infatti ho passato molto tempo con lui, come ti dicevo prima…

Da dove vi è venuta l’idea di far cantare Billy Corgan nel brano “The cross”? Un artista del suo genere che canta in un vostro disco è un qualcosa di assolutamente strano e quasi inconcepibile…

RS: Billy è un grande fan degli Scorpions! Probabilmente conosce la band molto meglio di me (ride NDA)! Giuro, ha a casa un sacco di roba mai uscita, diverse registrazioni pirata dell’epoca di “Tokyo Tapes”, ecc.
L’ho incontrato allo Universal City, dove era lì a registrare con gli Smashing Pumpkins ed è rimasto davvero scioccato nel vedermi! Sai, per lui ero come un eroe della sua giovinezza! Mi ha raccontato che a volte prova “Lovin’ you Sunday morning” durante il soundcheck! Così siamo usciti fuori a cena e abbiamo parlato un po’ di tutto, finchè è uscito fuori il discorso del nuovo album e di come una canzone come “The cross” fosse particolarmente adatta per la sua voce. Gli ho chiesto se avesse voluto prendere parte alle registrazioni e lui ovviamente ha accettato.

MJ: A quel punto si è verificata la fortunata coincidenza che ci trovassimo insieme tre settimane più tardi nello stesso studio, perché lui stava missando il suo disco mentre Klaus registrava le parti vocali, così è stata una cosa molto semplice, è venuto un attimo da noi e ha cantato la sua parte.

Penso che sia stata una sorta di tributo che vi ha voluto offrire…

MJ: Sì, ha vissuto la cosa come un onore, dopo tutto lui è cresciuto con la musica degli Scorpions. E’ stato così anche per noi, anch’io sarei stato entusiasta se un musicista che ammiro mi avesse chiesto di prendere parte ad un suo disco!
Billy appartiene alla generazione successiva alla nostra, per cui la richiesta che gli ha fatto Rudolf lo ha reso felice e lui si è cimentato molto bene con la sua parte, vi ha portato tutto il suo stile personale.

RS: In realtà se ci pensi, questa è la generazione che per un po’ ci ha fatto uscire di scena, con il fenomeno grunge e tutto il resto… alla fine è più una cosa montata dai giornalisti, il fatto che loro sarebbero le band nuove e noi quelle vecchie, perché poi se vai a scavare si scopre che i vari Smashing Pumpkins, System of a Down, Green Day sono cresciuti ascoltando noi, gli Aerosmith, gli Ac/Dc e le altre band storiche del genere: in pratica la loro musica, che è considerata nuova, lo è nella misura in cui riprende le vecchie cose e dà loro una diversa interpretazione.
Il musicista di solito non ha nessun problema a fare questo, è spesso la stampa che affibbia le etichette…

MJ: Capito? (risate NDA)

JK: su Youtube ho visto i System of a Down che facevano “When the smoke is going down”

MJ: Davvero? Beh, io ho sentito dire che i Green Day hanno coverizzato “Rock you like a hurricane”…

KM: In America ci sentiamo molto più parte della stessa famiglia del rock, rispetto a quanto accade in Europa. E’ esattamente quello che ci ha detto Desmond quando ci siamo incontrati: “Ragazzi, voi potete anche avere passaporto tedesco, ma per quanto mi riguarda fate parte della stessa international rock family”! Ed è per questo che ha accettato di lavorare con noi. “Arrivato a questo punto della mia carriera – ci ha detto – non voglio perdere tempo, voglio fare qualcosa di veramente speciale”. D’altronde in America la situazione per noi è proprio diversa: siamo davvero popolari là, siamo considerati tra i grandi nomi del rock, in misura maggiore rispetto all’Europa. E’ per questo che ci troviamo sempre bene a registrare dischi là. Abbiamo fatto “Unbreakable” e anche lì è stata una bella esperienza, però è evidente che lavorare con Desmond e il suo team è stata tutta un’altra cosa! D’altronde deve esserci pure una ragione per cui quest’uomo ha avuto tutto questo successo!

Sembrate proprio soddisfatti di questo disco…

KM: Certamente! E ci piacerebbe proprio che anche qui in Italia venisse ascoltato da più gente possibile… non so come siano le radio qui da voi…

Non un granché!

KM: Perfetto! Come in Germania (ride NDA)! Abbiamo fatto un video per “Humanity”, questo non vuol dire però che si riuscirà a vedere…

Dopo una carriera così lunga, con più di venti album all’attivo e una quantità incredibile di dischi venduti, avete ancora delle particolari ambizioni?

RS: Arrivare al successo anche con questo disco! (ride NDA) Facciamo un passo alla volta, poi si vedrà…

MJ: E’ inutile fare progetti. Voglio dire, chi avrebbe mai pensato, quindici anni fa, che nel 2007 saremmo stati ancora qui a promuovere un nuovo album? Per questo non ha molto senso metterci qui a pensare che cosa faremo da qui ai prossimi dieci anni! E’ già un privilegio essere ancora qui, dopo così tanto tempo! (squilla il cellulare di Klaus Meine NDA)

JK: E che ci sia ancora gente che ci chiama! (risate collettive NDA)

KM (Rispondendo al telefono NDA): Pronto? Scusa, sono nel mezzo di una conferenza stampa (e ci fa salutare la persona con cui sta parlando, a cui immagino sarà fregato moltissimo di sentire le nostre voci NDA)… scusami ci sentiamo dopo…

KM: Ci sentiamo pronti per una nuova sfida, e che vogliamo far sapere alla gente, ai nostri fan, che gli Scorpions spaccano ancora! Abbiamo scritto tante ballate famose, ma non siamo una ballad band, siamo una rock band! E’ per questo che siamo tornati in Italia: to show to the rock fans that Scorpions are still rockin’! Ascoltate questo album e lo scoprirete! Suonare al Gods of Metal per noi è dunque una grande opportunità…

MJ: Chi è che ha scelto questo nome (risate NDA)

KM: E’ da tanto che non suoniamo in Italia ed è bello che possiamo avere l’opportunità di farlo all’interno di questo grande festival. Il nostro sito internet è sempre molto visitato e ci sono diverse migliaia di fan italiani che ci scrivono chiedendoci quando torneremo dalle loro parti

Nel 1990 avete fatto un disco chiamato “Crazy world”: quanto è diventato pazzo il mondo nel frattempo?

KM: Molto…

Per cui siete stati profeti, in un certo senso…

KM: No, è che quando viaggi così tanto come noi… beh, era un mondo pazzo già allora e abbiamo pensato che quello potesse essere un bel titolo per un album. Speriamo sempre di poter vivere in un mondo che sia pazzo in maniera positiva però! Purtroppo dopo l’11 settembre il mondo non è davvero più lo stesso… e da questo punto di vista, “Humanity” suona come un messaggio preciso, specialmente agli ascoltatori più giovani, perché sono quelli che un domani dovranno prendersi le responsabilità maggiori. Questo è il momento in cui bisogna costruire un mondo più umano, in cui ci sia più rispetto, più amore reciproco.

MJ: Inoltre il concetto di pazzia è relativo. Voglio dire, ciò che è pazzo per me magari non lo è per un altro…

KM: James è pazzo di sicuro! (risate NDA)

JK: Questo è quello che pensa Klaus, per me io sono normale (risate NDA)!

MJ: Il problema è che certe cose schifose che accadono sono talmente frequenti che non le notiamo più! Ci stiamo tutti abituando a questa merda! E’ tutto molto caotico, ma in realtà sta diventando solo una notizia che leggi sui giornali: ne prendi atto distrattamente e tiri avanti. Da questo punto di vista c’è un qualcosa che i musicisti possono fare: siamo perfettamente consapevoli di non potere cambiare il mondo con un album, ma possiamo almeno esortare la gente a stare più attenta a certe cose, stimolarla su certi temi. Ci sono tante persone che traggono speranze dalla musica! Non per forza da quella degli Scorpions, ma dalla musica in generale, di qualunque genere. Per noi è stato bello quello che è accaduto con “Wind of change”, di come la gente l’abbia percepita come un messaggio di pace, di speranza, e credo che il potere del musicista sia proprio quello di connettere in qualche modo le persone attraverso la sua musica. L’abbiamo sentito con particolare potenza quando abbiamo suonato in Libano, in Egitto, in Israele: tutte quelle persone che cantavano le nostre canzoni! Eravamo proprio come una grande famiglia…

Avete scritto una canzone che si intitola “Love is war”: in che modo questi due termini sono collegati, secondo voi?

KM: Questo è stato l’oggetto di una mia discussione con Desmond, perché mettere amore e guerra all’interno dello stesso titolo non sembrava così facile! E’ vero che l’amore non è guerra, però ci sono dei casi in cui esso si può trasformare in guerra, come quando due persone si lasciano, giovani coppie che oggi si innamorano e domani già si ucciderebbero l’un l’altro, e finiscono davanti a un giudice. Da questo punto di vista “love is war”, è una realtà per molte persone.

RS: Se pensi a “When love kills love” su “Acoustica”, è lo stesso significato…

KM: Su questo disco ci sono canzoni che rappresentano il lato più oscuro del mondo, come può essere “Love is war”, ma ci sono anche pezzi positivi come “Love will keep us alive”, che è totalmente all’opposto!

MJ: D’altronde amore e odio sono così vicine tra di loro… l’amore si trasforma in odio molto velocemente…

JK: C’è anche “You’re lovin’ me to death”!

MJ: Già, è vero! (risate NDA)

In pratica questo disco è una sorta di panoramica generale sulla condizione umana…

KM: Certamente! Il messaggio principale è senz’altro che non dobbiamo mai arrenderci, che dobbiamo sperare sempre di poter operare dei cambiamenti, in modo da rendere il mondo un posto più pacifico in cui vivere. E’ il solito vecchio messaggio “Fate l’amore e non fate la guerra”, ma credo che sia altrettanto importante oggi, forse più oggi di quanto non lo fosse negli anni sessanta!

Su molti forum qui in Italia i fan parlavano di questo disco molte settimane prima che arrivasse nei negozi: che cosa ne pensate di questo fenomeno sempre più diffuso del download illegale? In che misura anche una band famosa come la vostra può esserne danneggiata?

MJ: Di solito mettiamo canzoni sul nostro sito: versioni accorciate, ma anche complete, con una serie di beep qua e là, ma non troppi perché non vogliamo rovinare l’ascolto. Questa è una cosa che noi facciamo di proposito, in modo tale che la gente possa farsi un’idea sul disco. Il download illegale è ovviamente una cosa negativa per noi artisti: la ragione per cui musicisti come gli Scorpions possono permettersi di volare con la loro crew a Los Angeles e stare là un mese, lavorando con le persone più care in circolazione, affitare uno studio di registrazione, dormire in hotel, è proprio perché poi si possa rientrare con le spese vendendo il disco! Se tutti scaricassero questo album illegalmente non potremo più farne un altro la prossima volta! Per cui, se volete ancora buona musica in futuro, pensateci due volte prima di farlo!

Ma a vostro parere, che soluzioni si potrebbero mettere in campo per risolvere il problema?

MJ: Non ne ho idea, non credo esista una soluzione unica: è interessante quello che alcuni artisti fanno, di considerare cioè la musica come gratuita, e di svincolarsi dalle case discografiche trovando altri tipi di finanziamento.

KM: E’ quello che ha fatto adesso Paul Mc Cartney con Starbucks! Cercare nuovi modi, nuovi canali per portare la musica ai propri fan: questo è quello che succederà nel prossimo futuro, secondo me. Comunque credo che non sia tanto un problema nostro, quanto degli artisti più giovani. Noi siamo passati attraverso gli anni d’oro di questo genere di musica, abbiamo venduto milioni di dischi, ma se uno vuole iniziare una carriera adesso è molto più difficile.
Credo che anche le case discografiche si dovranno prima o poi adeguare a questo stato di cose: il mondo sta cambiando e da una parte è eccitante cercare di trovare nuova soluzioni. Il problema però è quello del potenziale creativo: se tutti scaricano musica illegalmente, che ne sarà dei diritti degli artisti? Questa è la vera cosa che andrebbe salvaguardata…

Intervista a cura di Luca Franceschini

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