Il Maniscalco Maldestro: magnificamente insani (e italiani).

La recente uscita di “Panna, polvere e vertigine”, eccellente seconda testimonianza discografica (autoprodotta, tra l’altro, per la serie - la miopia dell’industria del disco “maggiore” colpisce ancora!) de Il Maniscalco Maldestro, ci consente di proseguire (l’avvio del “procedimento” risale ai tempi del loro omonimo esordio) nel tentativo di “esplorazione” della cangiante personalità della formazione volterrana, per chi scrive semplicemente una delle “nuove” realtà più interessanti dell’intero panorama “crossover”.
L’indagine continua ancora una volta tramite le parole di Antonio “Tonjo” Bartalozzi, che ci conducono abilmente nella straordinaria specialità della sua band, fatta di una naturale commistione tra sperimentazione e tradizione, bizzarria e fruibilità, ironia e coscienza, ingegno e dedizione, capace di affrancarsi dalle rassicuranti ma opprimenti pastoie della “normalità”, senza per questo produrre una materia destinata unicamente ad una ristretta elite di particolarmente “colti” fruitori di musica.

Allora Antonio, dalla tua precedente visita sulle pagine di Eutk, è passato un bel po’ di tempo in cui sono successe parecchie cosette a Il Maniscalco Maldestro, ultima delle quali, l’uscita del nuovo Cd … Ti va di fare una specie di “riepilogo” degli accadimenti?
Ciao Marco! In effetti, era un bel po’ di tempo che Il Maniscalco Maldestro non si faceva sentire con un nuovo album… nel mentre sono successe un po’ di cose… cambi di formazione innanzitutto, siamo stati quasi un anno senza bassista e questo un po’ ci ha scompaginato ma alla fine rafforzato ancora di più. Abbiamo vinto il premio come miglior band toscana, assegnatoci da Italia Wave, siamo saliti su importanti palchi assieme a grandi artisti (Heineken Jammin’ Festival e Italia Wave love festival), abbiamo solcato un po’ ovunque il “vile stivale” in giro per maldestri spettacolini, e di recente abbiamo vinto il premio Kataweb (Talent Scout @ Mei)…
Ed arriviamo, dunque a “Panna, polvere e vertigine”… Un titolo davvero singolare … A cosa si riferisce?
E’ stato un titolo complicato da trovare, ma era già dentro di noi e non ce n’eravamo mai accorti…ci stavamo scervellando per dare un nome alla nostra seconda fatica, ma non ne venivamo a capo. Ci piaceva qualcosa che rimandasse alla sottile e plasmabile matericità dell’alabastro, all’antieroicità della figura de Il Maniscalco Maldestro… così Dado, il nostro bassista propose “Panna, polvere e vertigine” che per altro è una frase della canzone “Atavica fame”… e ci calzava a pennello!
Dopo l’esordio su Videoradio, il nuovo lavoro esce per La Fattoria Maldestra, una soluzione autoprodotta (per quanto curatissima e lussuosa), insomma … Si è trattato di una scelta spontanea o “spintanea”?
Direi un po’ tutte e due… considera che il lavoro di registrazione e missaggio è stato terminato ad inizio 2008, siamo stati quasi un anno alla ricerca di un’etichetta che ci supportasse in maniera forte e convincente. Arrivavano proposte poco credibili e alla fine abbiamo pensato che forse la migliore soluzione era costruirci un’etichetta noi, dato che ci mancava solo questo tassello… da sempre la parte audio è curata da Borrkia, io mi sono sempre occupato di gestire le grafiche, i rapporti con la stampa e quelli un po’ più burocratici della band, Frencc è il nostro Videomaker, nonché con me cura tutta la parte della comunicazione, Dado fa il “lavoro sporco” del booking e smanetta sui nostri social network.
Considero il Vs. Cd un prodotto veramente avvincente, dove le molte influenze si scontrano e si fondono armoniosamente senza “snobismi” o forzature. Trovo, inoltre, che rispetto all’esordio, ci sia addirittura una maggiore organicità nella gestione delle fonti d’ispirazione … Vista dalla tua ottica, quali sono le differenze più significative tra “Il Maniscalco Maldestro” e “Panna, polvere e vertigine”?
Innanzitutto ti ringrazio per quello che hai appena detto. Credo che il nostro nuovo lavoro sia il risultato di 4 anni passati insieme, combattuti nel cercare di portare avanti la baracca maldestra, tra inghippi, tensioni, risultati e tanta forte amicizia. Dentro ci vedo la nostra crescita, il disco è venuto fuori senza pensarci troppo, ed è opera di tutti noi quattro, poiché ognuno ha messo mano e testa ai brani. Siamo tornati forse un passo indietro a “Il Maniscalco Maldestro” abbiamo cercato meno espedienti per stupire, cercando suoni più essenziali ed arrangiamenti meno articolati ma più funzionali.
Come ho già fatto nella precedente intervista per il Vs. debutto omonimo, ho cercato anche stavolta di estrapolare un brano che fosse in qualche modo rappresentativo della Vs. personalità contingente e, con una certa difficoltà, ho optato per “Sorridi al muro”. Vorrei sapere cosa ne pensi della scelta e che ci parlassi di questo pezzo, che, tra l’altro riproponete in versione “estesa” in coda al disco …
Mi trovi pienamente d’accordo, anche io se dovessi scegliere un brano sceglierei “Sorridi al muro”. La sua genesi è quasi magica… il riff iniziale (il valzerino per intenderci) ce lo portavamo dietro da prima che uscisse il nostro album di debutto. Borrkia c’era particolarmente attaccato ed ha spinto perché ci tirassimo fuori una vera canzone, così in sala prove abbiamo iniziato a “scazzarci” sopra, e ci siamo resi conto che ognuno di noi aveva un tassello della canzone in mano, tessere di un puzzle che combaciavano alla perfezione. Il testo, contrariamente a quello che mi capita di solito, l’avevo scritto un bel po’ di tempo prima e provando a cantarcelo sopra, sembrava concepito apposta per questo brano.
I Vs. testi sono, a mio modo di vedere, particolarmente interessanti, sia per il gusto della parodia e del grottesco attraverso contenuti ironici e un po’ “enigmatici”, sia per il modo in cui vengono “giostrati” i vocaboli della nostra lingua, così bella, ma spesso metricamente assai impegnativa. Che tipo di lavoro c’è dietro a questo risultato?
E’ un lavoro di spurgo, d’abbandono totale alla parola. Spesso mi lascio guidare dalla mia mano, che è più veloce del mio cervello. Istintivamente le parole sgorgano dalla penna, ma ogni parola è comunque centellinata come da un “io” superiore. I momenti migliori per scrivere sono quando mi sveglio la notte e non ho più sonno, allora le parole sembrano già essere pronte a scivolare via.
Il cantato in madrelingua e un’importante componente folclorica riscontrabile nella Vs. musica, connotano, a mio modo di vedere, una tipicità tutta italiana della Vs. manifestazione artistica, eppure Vi definite “più insani che italiani”… Da cosa nasce questa definizione?
Ci riteniamo fortemente italiani, anzi a dire il vero ne facciamo anche la nostra forza e bandiera. Siamo un gruppo fortemente patriottico, non nel senso lato, ma in quello scanzonato e sgangherato! Ci giochiamo su, non ci prendiamo mai troppo sul serio… guardaci, con queste facce di certo non siamo lo stereotipo da Amici di Maria de Filippi, però nella nostra insania siamo più italiani di tutti loro.
L’albo vede anche alcune partecipazioni di livello. Come sono nate e cosa ci puoi raccontare in merito ad esse?
Siamo molto orgogliosi dei nostri ospiti speciali. Edo Rossi (Radio Rock Fm) è un nostro grande amico, il primo DJ che ha creduto fortemente ne Il Maniscalco Maldestro e ci ha dato uno spazio che per noi è stato enorme. Pensa che “Metamorfosi plausibile” è stata prima nella sua classifica per 4 settimane! Il bello è che la nostra amicizia è nata un anno dopo quest’evento, così è venuto da se che fosse obbligato a suonare una chitarra dannatamente wha-wha nel disco. Marco Bachi, contrabbassista e bassista della Banda Bardò, oltre ad essere un uomo di una disponibilità sopraffina è un’amicizia di vecchia data di Borrkia, che fan della Banda, nei lontani ’90 li seguiva ogni dove e spesso si ritrovava sul loro palco a suonarci insieme! Marzio Del Testa (batteria di Cisco, Bugo, Ginevra di Marco, Alessandro Benvenuti) è un amico, un mostro delle pelli, dotato di un gusto batteristico come non se ne trova in giro. Pensa che mentre registrava le take di “A volte i sogni” Borrkia stava tranquillamente spazzando fuori dallo studio, tanto si fidava del risultato finale! Maurizio Geri (chitarra di Caterina Bueno, Banditaliana, Maurizio Geri Swingtet) è docente di alcuni corsi all’accademia della musica città di Volterra, dove noi abbiamo registrato l’album. Ci mancava un solo che spaccasse su “A volte i sogni”, così lo abbiamo coinvolto e nel giro di 5 minuti ci ha regalato un capolavoro!
Vorrei anche porre l’accento sull’artwork del disco, che raffigura una scultura realizzata dall’artista Alessandro Marzetti. Come si è concretizzata questa collaborazione?
Alessandro è una persona dal cuore e dalle mani d’oro. Un alabastraio vecchio stile, un “panda” come si definisce lui, un animale in via d’estinzione, un artista vero, aggiungo io! Il Maniscalco Maldestro voleva celebrare le sue origini volterrane, voleva risplendere nelle vesti biancastre dell’alabastro. Alessandro si è prestato con entusiasmo, ha avuto carta bianca e con le sue abili mani ha creato quel bellimbusto che aleggia sulla nostra copertina. Da tutto ciò è nata anche una bellissima amicizia.
La Vs. musica può essere etichettata nel filone crossover o nel calderone del cosiddetto rock alternativo, un termine quest’ultimo che potremmo in qualche modo legare a concetti quali “diversità”, “dissenso” ed “esclusività”. Vorrei sapere da te se credi che esista ancora qualcosa di musicalmente veramente “alternativo” e se pensi che questa catalogazione possa ancora avere un senso “generale” o possa eventualmente essere impiegata solamente in un’ottica “underground”…
Per quello che mi riguarda è un grosso limite parlare di alternativo. Spesso sento gruppi che sbandierano la loro alternatività e poi sono cloni di cloni… sono più scontati loro di Iva Zanicchi (che ancora oggi alla sua età ci sorprende con canzoni porno!)… la musica è musica e deve regalare emozioni. Se non le regala non ha senso di esistere. Adesso ascolto solo quello che mi regala emozioni, anche se è considerato dannatamente pop. Il Maniscalco Maldestro non vuol essere un gruppo esclusivo, per questo cerchiamo di avere più livelli di lettura.
Nell’intervista precedente ci avevi annunciato i Vs. obiettivi a breve termine: attività live, un videoclip in stile cinema impressionista tedesco e la realizzazione di un cartoon con protagonista il Maldestro Maniscalco … Siete riusciti ad attuare in maniera soddisfacente questi progetti?
Devo dire che ci manca solo il cartoon, quello è un po’ complicato per ora da realizzare… per il resto “Metamorfosi plausibile” è stato un remake del Gabinetto del Dottor Caligari e abbiamo girato veramente tanto per quasi tutta l’Italia con tutti gli imprevisti del caso!
Ora ti propongo una specie di “giochino” … Quello del “se fosse” … Se Il Maniscalco Maldestro fosse un film, un libro o un personaggio storico, quale sarebbe?
Mitico! Ci passavo le ore da bambino, anche se l’ultima volta che l’ho fatto non è molto tempo fa!!! Se fosse un film sarebbe “Fratello, dove sei?” dei Fratelli Coen. Se fosse un libro sarebbe “Il barone rampante”. Se fosse un personaggio storico sarebbe Salvador Dalì!
L’altra volta ti avevo chiesto qualche “consiglio per gli acquisti e per gli ascolti”, trovandoli, poi, parecchio stimolanti … Quindi ti ripropongo la domanda. Quali sono i nomi che puoi suggerirci?
Non sto attraversando un momento molto prolifico in quanto ad ascolti, ma sicuramente mi sento di consigliarti un album di un gruppo di nostri co-provinciali. “Struscioni” de I Gatti Mézzi è un album che sto finendo, poetico e divertente. Un altro gruppo che sto ascoltando in questo momento sono i 16 Horsepower, una particolare miscela di rock, country, stoner…
Poi, mi sento di consigliare “Insurgentes” di Steven Wilson, l’intenso album solista del cantante dei Porcupine Tree e, per chi se li fosse persi negli anni novanta, i Morphine, mentre andando indietro nei ’60, i The Spirit, un gruppo a cui tanti più famosi hanno qua e là attinto…
E adesso, nel ringraziarti, direi di concludere con la solita “dichiarazione d’intenti” sul futuro, lasciandoti, subito dopo, la possibilità di congedarti dai nostri lettori nella maniera che ritieni più opportuna …
Intanto la realizzazione del videoclip di “Sorridi al muro”, di nuovo il cartone animato con protagonista Il Maniscalco Maldestro, una primavera/estate piena di concerti, mi piacerebbe dare vita anche ad un librone illustrato con racconti maldestri, tipo le vecchie versioni di Pinocchio, quelle giganti per intenderci… e poi rimetterci di nuovo al lavoro per un nuovo disco... giunto fin qui, con la speranza che nessuno si sia addormentato sulla tastiera, ringrazio te per il supporto storico e saluti a tutti i lettori con un maldestro abbraccio!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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