Empty Tremor: dalla Tatangelo ai dinosauri!

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Una chiacchierata lunga, interessante e divertente… E’ così che il vostro Sbranf ha avuto l’opportunità ed il piacere di avvicinare i quattro sesti degli Empty Tremor, una delle bands prog metal più in forma del momento, in uscita con il loro nuovo, interessantissimo “Iridium” (qui la recensione). Ecco cosa ne è venuto fuori, tra particolari inediti, birra a fiumi, Anna Tatangelo e le quattordicenni…. Buona lettura!

Bene ragazzi, benvenuti su Metal.it! È un piacere poter parlare con voi! “Iridium” arriva sulle scene dopo ben 6 anni di silenzio… cosa è successo agli Empty Tremor in questo frangente?
ET: Dopo il 2004, dopo che la band aveva toccato il suo più alto apice aprendo per le date italiane dei Dream Theater, improvvisamente si è creato un momento di stasi quasi totale. Daniele (Liverani, ex-tastierista della band) perseguiva sempre più le sue idee solistiche, e Stefano (Ruzzi, primo batterista) è stato travolto da problemi personali, che lo hanno costretto a deviare dal suo percorso artistico. A quel punto, la band aveva perso quell’alchimia che da tempo la teneva insieme. I problemi, peraltro, erano sempre dietro l’angolo: anche per il tour dei Dream Theater, Giò non ha potuto partecipare, perché aveva firmato un contratto con i Giganti (band anni ’60, tuttora in attività, ndr)…
Giò: Mi mangiavo le mani, ma non potevo non onorare un contratto già firmato. Lo stesso Oliver Hartmann, che aveva cantato su “The Alien Inside”, fu costretto a dare forfait per impegni precedentemente acquisiti, e così la band dovette ripiegare su Alessandro, cantante dei Trick or Treat.
Christian: Fu un’avventura nell’avventura! Durante il tragitto da Ravenna a Roma, il nostro furgone tirò il collo, e solo la pazzia di Stefano lo convinse a guidare da Narni a Roma senza freni! Arrivammo sfatti, ma a tutt’oggi ti posso dire che è stata una delle esperienze più belle, musicalmente parlando… Suonare davanti a tutta quella gente, lo abbiamo fatto quasi in apnea… ci ritrovavamo dietro il palco ad abbracciarci e a dire, “mio dio, dove ca**o abbiamo suonato!”
Dopo quel periodo, però, cosa vi spinse a ritrovare la “strada di casa”?
Marco: Le idee non mancavano, ma mancavano le persone… Figurati che, per portare avanti il progetto e continuare a suonare, decidemmo di andare avanti come cover band, ed io ho speso gli ultimi anni ad imparare la batteria! Senza questo stratagemma, non avremmo potuto incidere i demo che poi sono diventati le canzoni di “Iridium”. Sparsi per l’album, ci sono ancora dei miei “brandelli” alle drums!
Giò, tu manchi dalla band da 10 anni… A cosa è dovuto questo ritorno?
Giò: Era da qualche tempo che cercavo di perseguire la mia carriera artistica, ho sempre creduto in quello che faccio ed ho tentato di fare il grande salto. Così, mi ero trasferito a Milano, ed ho cominciato ad inanellare una serie di esperienze, tra le più varie. In particolare, avevo cominciato la stesura del mio primo progetto da solista. Poi un bel giorno, ho ricevuto una telefonata da Marco, il quale mi ha invitato ad ascoltare i demo del nuovo progetto, ancora in embrione. Le canzoni erano ancora allo stato grezzo, con i “na na na” al posto dei testi, ma appena ho sentito la musica di quella che sarebbe diventata “Friends in Progression”… beh, ho guardato Marco in faccia e gli ho detto “Io ci sono”. Il resto è venuto da sé… i testi, gli arrangiamenti… In realtà, la vera marcia in più degli Empty Tremor targati 2010 è l’arrivo di Scott (Gilardi, keyboards): una persona dalla musicalità immensa, responsabile del mixing, del mastering e di molte idee che hanno preso vita su questo album.
E del tuo progetto solista che ne è stato?
Giò: Beh, non ci crederai, ma è naturalmente fluito verso questo momento… Adesso i ragazzi collaboreranno con me anche su quello!
Una delle cose che più mi sono piaciute di “Iridium” sono i cori: mai invadenti, ma eseguiti in maniera eccepibile, e piazzati nei posti giusti… davvero un lavoro di fino. Di chi è la “colpa”?
Giò: I cori sono opera mia e di Scott, tanto per cambiare…
Ascoltando le varie tracce, soprattutto su “Unconditional Love” e “The Last Day on Earth”, mi sono venuti in mente gli Shadow Gallery… vi piacciono particolarmente?
Christian: Oddio, gli Shadow Gallery! Cosa mi hai fatto venire in mente! Sono un gruppo che mi piace tanto, ma non possiamo dire di essere stati influenzati da loro, o da qualcun altro. In realtà, la musica che ascoltiamo è tra le più variegate…. Anzi ti dirò, al momento ascolto molto pop… Ho Lady Gaga in macchina!
Giò: Sì, lei in persona! (risate)
Io non ne sarei così contento, secondo me è un trans… Poi oh, sono gusti!
Giò: Ma va là, guarda ste ragazzine d’oggi… pensa, l’altro giorno ero in un locale, ed assistevo ad un saggio di una scuola di canto… dovevi vederle quelle quattordicenni, tutte truccate ed atteggiate a star, con una posa da mig*otte incredibile! Ma come si fa, avevano proprio una “faccia da facial”!!! (risatacce sguaiate)
ma dico io, alla mia età le 14enni erano dei botoli felpati con occhiali e brufoli, salvo rare eccezioni! Adesso invece…
Giò: Prendi la Tatangelo… Come ha fatto quella ad arrivare lì dov’è?
Marco: Io una mezza idea ce l’ho… (risate)
Giò: Guarda, la odio… A me la Tatangelo piace morta, ma ancora calda!
(l’alcool scorre ormai a fiumi, le risate sguaiate si moltiplicano…)
Ragazzi, un po’ di contegno! Questa non la posso pubblicare su Metal.it!
Giò: Me ne assumo la responsabilità!
Ok, torniamo seri, se ci riusciamo! E facciamo un passo indietro, nel recente passato della band… un passato chiamato Daniele Liverani. Quali sono i vostri rapporti, e cosa pensate sia cambiato nell’alchimia della band, dalla sua fuoriuscita?
Marco: I nostri rapporti sono sempre buonissimi, figurati che ha ascoltato il disco è l’ha molto apprezzato. Però è innegabile che, soprattutto nell’ultimo periodo, Daniele fosse una presenza catalizzante, dal punto di vista creativo. I nostri brani tendevano ad avere un’impronta fin troppo riconoscibile, e non ti nascondo che mi dava fastidio che gli Empty Tremor fossero etichettati come “la band di Liverani”. “Iridium” ha tutta un’altra personalità, si sente che è il frutto di 6 musicisti, che respirano la stessa musica, ma che conservano le proprie individualità.
In effetti, è un lavoro molto vario, dove ognuno ha il suo spazio creativo… Se non fosse così si sentirebbe lontano un miglio, ed invece i brani hanno sempre piccole perle da regalare all’ascoltatore attento.
Marco: E' esattamente quello che intendevo. Per noi è un po’ una sorta di riscatto, non verso Daniele, ma verso un’etichetta che, come immagini, ci stava molto stretta.
Parliamo dell’artwork. L’occhio in copertina si rifà evidentemente all’iride, in un gioco di parole con il titolo…
Christian: In realtà, la storia è mooolto più lunga!
Dennis: “Iridium”, infatti, non si riferisce all’iride, ma all’iridio, l’elemento chimico che, secondo studi recenti, è il responsabile della scomparsa dei dinosauri. Il meteorite che avrebbe colpito la Terra, milioni di anni fa, conteneva una enorme quantità di iridio, che avrebbe provocato l’estinzione dei grandi sauri. Ma dall’errore di interpretazione, che è stato fatto in prima battuta, il nostro Christian ha tirato fuori un progetto grafico bellissimo ed accattivante, di cui si è occupato personalmente.
Ok, guardiamo un po’ in avanti… Progetti per il futuro? Un tour, forse?
Marco: Guarda, la situazione è più complicata di quello che sembra. Quando avevamo finito i demo, li abbiamo mandati a tutte le major, sperando che qualcosa si muovesse. Per fortuna abbiamo ricevuto una buona risposta dalla SG Records, della quale siamo soddisfatti. Ma ciò non toglie che la SG sia una label non enorme, e con un potenziale organizzativo sicuramente limitato rispetto ai grandi nomi. Noi abbiamo tutte le intenzioni del mondo di tornare in giro, ma dobbiamo vedere cosa si riuscirà a mettere in piedi, non ci resta che incrociare le dita e sperare! Figurati che la Lion Music non accetta più demo per i prossimi due anni, e molte altre labels ci hanno fatto discorsi simili! C’è una situazione di crisi, dovuta sicuramente anche al sovraffollamento del mercato.

A questo punto, i ragazzi mi portano in macchina, e mi fanno ascoltare la versione “rough mix” della bonus track, “The Ballad of Life”, che uscirà per il mercato giapponese… una delicata ballata solo per pianoforte e voce, di cui i ragazzi hanno anche realizzato una versione “finta” con una voce stile paperino, uno scherzo fatto a Scott, adesso trasferitosi a Londra, che doveva ascoltare i risultati del mix di lì a poco! Grandi risate, e una sensazione di una band di amici che si sono ritrovati, e che suonano insieme per il puro piacere di farlo.

Ok, ragazzi, grazie mille per la vostra disponibilità e in bocca al lupo per il futuro!
ET: Grazie a te, Pippo, e a Metal.it per l’opportunità!
Intervista a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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