Robin Beck, fuga per la vittoria

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Robin Beck è un'icona assoluta per tutti gli amanti del melodic rock e dell'AOR in generale. La classica artista che non ti tradisce mai, che tira sempre dritto per la propria strada, che se ne frega di mode e cambi di umore del mercato discografico. Quando hai un album della bellissima Robin tra le mani, sai perfettamente cosa aspettarti e, se l'ispirazione la sostiene ai massimi livelli, sai altrettanto perfettamente di trovarti davanti ad un vero gioiello. E' il caso del nuovissimo "The Great Escape", un favoloso disco AOR tipicamente anni '80, che non concede nulla a quelle "contaminazioni esterne" che sembrano fare tanto "open minded" ma che lasciano costantemente l'amaro in bocca. L'entusiasmo di Robin per la sua nuova opera è assolutamete tangibile, quindi le lasciamo volentieri tutto lo spazio per decantarne le lodi (noi lo abbiamo già fatto in sede di recensione)

Robin, dimmi tutto, ma proprio tutto, di questo tuo nuovo fantastico album!
Da dove iniziare? Possiedo uno studio di registrazione qui in Florida, chiamato Dream Beam Studios, dove io e James (Christian, suo marito e leader degli House Of Lords) lavoriamo a tutti i nostri progetti. Questo comporta un bel vantaggio, ti permette di affinare per bene le canzoni che ti sembrano maggiormente valide prima di iniziare effettivamente il processo di incisione. Il nostro writing team è principalmente composto da me, James Christian, e Tommy Denander. I ragazzi suonano praticamente ogni strumento sul disco. Stavolta abbiamo incluso anche una song “esterna”, se così la vogliamo chiamare; si tratta di “Baby I’m Not A Bitch”, che era davvero troppo bella e divertente per venire esclusa dalla tracklist! James si è occupato della produzione, mentre io e Tommy Denander ci siamo concentrati prevalentemente sulla composizione dei brani. Devo dire che non c’è nulla di meglio che lavorare con un songwriter come Tommy, che sa scrivere, produrre, arrangiare: è capace di fare tutto, insomma. “The Great Escape” contiene unidici pezzi che trattano temi reali come l’amore o la vendetta, il tutto attraverso una dose abbondante di rock’n’roll. Vuoi che ti faccia anche una panoramica sui singoli episodi del cd?

Come no! Te ne sarei molto grato!
Premetto che, dopo un po’, il materiale veramente valido ha iniziato a fluire. Ci siamo presi tutto il tempo necessario per tirare fuori il meglio per questo nuovo disco, ed i risultati ci hanno dato ragione! Lavorare con James e Tommy sembra essere la formula vincente definitiva per la sottoscritta. Con loro due, mi sento libera di esprimere la mia creatività, di osare, di godere della mia musica, e di sognare ancora più in grande. Ma vado con ordine. “The One” parla del fatto che confessare un amore segreto per una persona può essere la cosa più difficile del mondo, perché ti rende vulnerabile al massimo. “Got Me Feelin’ Sexy” tratta del desiderio ardente che si prova in gioventù, quella maledetta ed irresistibile attrazione legata che tutti abbiamo provato anni fa: peccaminosamente onesta e sfrontata! “Inside Of Me” è una della mie tracce preferite, mi ricorda quanto è preziosa la vita, e di conseguenza pone l’accento sulla responsibilità di agire nella maniera più appropriate: donne single, ascoltate queste parole! Poi viene “That All Depends” che, conoscendo i tuoi gusti, dovrebbe essere una delle tue canzoni preferite del disco (non le posso proprio nascondere nulla, “diavolessa” di una Robin, nda)! Joe Lynn Turner era il cantante perfetto per il duetto su questa song, ed infatti il brano sembra essere tagliato appositamente per noi. “Baby I’m Not A Bitch” è una canzone bellissima! E’ stata scritta dai The Elements, gruppo inglese, e già il titolo spiega tutto: le relazioni sono difficili, ma non dovrebbero mai diventare impossibili. “Everything Is Alright” è un monito per il proprio partner: non dirmi quando ridere, non dirmi quando piangere, non dirmi proprio niente. “Va tutto bene”, accidentaccio! “The Great Escape” è invece un pezzo sull’amore che non viene apprezzato dall’altra metà: alla fine, tutti possono capire quando uno decide di uscire da una relazione quando non si sente amato in maniera appropriata. Con “Don’t Think He’s Ever Comin’ Home” non sono quasi riuscita a cantare il testo, tanta era l’emozione e la tristezza che provavo. Come si fa a sopravvivere nel perdere l’amore della proprio vita senza vederlo neppure arrivare? Come continuare a credere in qualcosa quando non c’è nulla là fuori? Provate a pensarci, perché potrebbe servirvi. “Cross My Heart” è il mio tributo a Tiger Woods, ed è dedicata a tutte le donne piantate in asso. Fanfaroni ipocriti e bugiardi state attenti, questa song non avrà pietà di voi: “Cross My Heart And Hope You Die!” “All The Rivers” è una sorta di immagine poetica sul cercare di sopravvivere agli “ups and downs” della vita in generale, ai suoi continui “ins and outs”. Ognuno di noi ha una storia da raccontare, ma bisogna sempre guardarsi dentro per comprendere cosa si vuole veramente. La conclusiva “Till The End Of Time” è un altro fantastico duetto tra me e James. Cosa posso dire? Sembra letteralmente scritta per noi, per come ci sentiamo. E’ stata fatta con tanto amore che si è praticamente “cantata da sola”, se capisci cosa voglio dire. In definitiva, non ho mai provato tanto divertimento ed eccitazione come per “The Great Escape”. Ogni singolo brano ha un significato profondo per me, sembra quasi un estratto dai miei diari di vita, tanto che avrei potuto intitolarlo “The Plain Truth”! Alessandro, spero con tutto il cuore che tu, ascoltandolo, abbia provato le stesse sensazioni che ho sperimentato io nello scriverlo e nel registrarlo.

Nel corso degli anni, non hai mai smesso di comporre e cantare la “tua musica”, sempre nel tuo inconfondibile stile, sempre fedele alle tue radici AOR/melodic rock. Lo stesso “The Great Escape” contiene alcune canzoni che avrebbero potuto essere degli hit enormi tra la fine degli anni ’80 ed i primi ’90. Personalmente ho sempre apprezzato la tua integrità artistica, la tua onestà stilistica e, se posso dirlo, credo che la tua voce non sia mai stata così bella e intensa come oggi. Non ti senti un po’ sottovalutata, specie vedendo che in giro ci sono artisti di successo che non hanno un briciolo del tuo talento?
Onestamente non la vedo in questo modo. Mi sento semplicemente molto fortunata per aver fatto, e per poter continuare a fare, le cose che più mi piacciono, per poter dare ancora il mio piccolo contributo alla scena musicale. Tutti hanno bisogno di un po’ di notorietà, ed io sono felice per quelli che riescono ad avere successo, così come lo sono per me stessa. Senza distinzioni né invidie, credimi.

Il titolo che hai voluto dare a questo album, “The Great Escape”, ha un significato in particolare?
Il significato non sta tanto in quella canzone in particolare, ma nel fatto che vorrei che l’ascoltatore si sentisse come in una specie di mini vacanza. Che si lasciasse trasportare in un posto differente per ogni singolo brano, godendoselo al massimo.

Ribadiamo il concetto che esprimevi prima: credi che Robin Beck/James Christian/Tommy Denander sia il team definitivo per la tua musica?
Una singola parola: si! Non potrei chiedere né sperare in una squadra migliore di questa: siamo come una famiglia. Potrebbero esserci dei momenti in cui io mi troverò a lavorare con altra gente, così come potrebbe succedere per loro due. Ma quest’esperienza è stata troppo positiva per non essere ripetuta anche in futuro!

“The Great Escape” è stato pubblicato per una label che non avevo mai sentito, sinceramente.
Intendi la Her Majesty’s Music Room? Quella è la mia label personale, che va di pari passo con Fastball, la mia management company. La distribuzione dell’album avviene tramite Sony, ed io sono molto felice di questa soluzione.

Stai pianificando qualcosa anche sul fronte live?
Si, ci stiamo lavorando proprio in questo periodo. E’ possibile che ci muoveremo in tal senso verso l’estate prossima, ma stiamo anche provando ad organizzare qualche data assieme agli House Of Lords in autunno.

Robin, se dovessi fare una specie di bilancio della tua carriera, quali sono gli album di cui ti senti maggiormente orogogliosa? E quali sono, invece, quelli che non ti soddisfano al cento per cento?
Guarda, devo dire che, per ovvie ragioni, “Trouble Or Nothing” rimane probabilmente il mio miglior disco dall’inizio alla fine. Ma anche “Human Instinct”, in fondo, non era poi così pessimo come è stato dipinto! All’epoca mi sentivo bene nelle mie “rock’n’roll shoes”, e questo si è concretizzato nello spirito di quell’album: in fondo, io sono una rocker, non certo una lounge singer (risate, nda)! Comunque nutro profondo rispetto per tutto il mio lavoro passato, anche se devo ammettere che, a volte, la mia testa non era al posto giusto. Così come le persone che mi circondavano non riuscivano sempre a focalizzarsi sulle cose che riuscivo a fare meglio. Sai, diventa un grosso problema quando la gente vuole spingerti in direzioni sempre differenti. Grazie a Dio, ora ho la mia label, e posso concentrarmi su quello che più mi piace e più mi si addice: il rock! Se oggi non faccio un bel disco, mi assumo tutto le responsabilità, senza incolpare nessun altro se non me stessa.

Parliamo adesso della Robin Beck fruitrice di musica: hai ascoltato qualcosa che ti ha entusiasmato di recente?
Seguo la scena ovviamente, tuttavia amo talmente tanto le vecchie cose che diventa difficile rispondere a questa tua domanda. Mi piace molto il nuovo album di John Waite, così come amo naturalmente gli House Of Lords. Seguo con tanto affetto anche i Journey, però vorrei tanto che Steve Perry fosse nuovamente coinvolto nella band!

Le reunion ed i ritornI delle vecchie band degli anni ’80 sembrano diventati uno dei trend del momento: Ratt, Lita Ford, Foreigner, i succitati Journey. Come vedi quest’ondata di revival? Non credi che ci vorrebbe anche un po’ di “sangue nuovo” per rinverdire i vecchi fasti?
Hey Alessandro, it’s great! Quelle che hai menzionato sono alcune delle band più amate degli anni ’80, e ci sono così tanti fans che non aspettano altro che ritornino in circolazione! In questo modo, potranno riprovare le stesse emozioni di quei magici giorni!

I tuoi due album prima di “The Great Escape” furono pubblicati da Frontiers Records, label italiana specializzata in AOR/melodic rock. Hai avuto dei problemi, visto che per questo disco ti sei mossa in una direzione diversa?
Mai avuto nessun tipo di problema con Frontiers! Anzi, è solo grazie a loro che sono stata nuovamente catapultata nel mondo reale del rock, per cui sarò sempre grata a quella label per tutto ciò che ha fatto per me. Però, allo stesso tempo, sono anche felicissima di avere la mia label personale; sai, è un lavoro durissimo, ma in qualche modo mi rende maggiormente fiduciosa nei miei mezzi.

Tu e tuo marito James Christian siete entrambi dei vocalist di grande successo. E’ difficile separare vita privata e lavorativa?
E’ come se fossero due vite fusa in una sola! Facciamo praticamente tutto assieme, e siamo molto contenti che tutto stia funzionando alla perfezione. Ci sentiamo un coppia particolarmente fortunata!

Infine, vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?
Intanto voglio ringraziarli con tutto il cuore per il loro continuo, incessante supporto! Li invito tutti a visitare il mio sito www.robinbeckrocks.com e, se ancora non possiedono una copia di “The Great Escape”, possono ordinarlo lì direttamente: mi occuperò personalmente di autografare ogni singolo cd! Vorrei anche dire che donerò alcune mie canzoni per un sampler che verrà pubblicato da AOR Heaven e che servirà a raccogliere fondi per la tragedia che ha recentemente colpito il Giappone. Vi prego, acquistate quella compilation, servirà ad aiutare tanta gente che ha veramente bisogno! Dio vi benedica!
Intervista a cura di Alessandro Ariatti

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 mar 2011 alle 01:06

Bell'intervista Lei però di più :)

Inserito il 16 mar 2011 alle 18:17

Ste milf...

Inserito il 16 mar 2011 alle 14:00

Cory rattuso! Gran bella intervista!