Bejelit: Metal Kids from Arona Lake are back in town!

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Gruppo:Bejelit

In occasione di "You Die And I…" avevo iniziato la mia intervista ai Bejelit chiedendogli se avessero mai pensato di cambiare nome; e ricordo di averne suggerito almeno un paio: Heavy Boys of Arona o Metal Kids from Arona Lake, tuttavia hanno declinato l'invito, forse perchè il Lago Maggiore non è stato teatro di stragi e massacri o casa di un serial killer...

Ciao Sandro, non era il caso di darsi da fare per creare un'aurea oscura che circondasse Arona prima di far uscire il nuovo album?
Sandro: Sicuramente Metal Kids From Arona Lake avrebbe riscosso un gran successo ma alla fine abbiamo optato per il buon vecchio Bejelit. Per quanto riguarda stragi e massacri meglio non scavare a fondo nel passato perchè sicuramente qualcosa viene fuori :)
Beh... ora che la cazzata l'ho detta, entrerei direttamente tra le pieghe di "Emerge", dato che all'appuntamento con il vostro quarto album incontriamo parecchie novità, ed io partirei proprio da quelle a livello di formazione. Quanto ha influenzato la fase di composizione del nuovo disco l'arrivo di Marco Pastorino... e quanto invece l'abbandono di Daniele Genugu?
Marco è entrato stabilmente nella band a lavoro compositivo quasi compiuto, tuttavia ha portato un'intero brano scritto da lui "Don't know what you need" nonchè in fase di registrazione ha curato arrangiamenti, soli e cori dando un grandissimo apporto al risultato finale del disco.
Dirti quando ha influenzato l'abbandono di Daniele è difficile dirlo con il senno di poi. Nei Bejelit mettiamo tutti del nostro quindi è normale che ciascun membro influenzi molto la fase compositiva.
Altra grande novità è sicuramente rappresentata dalla scelta di appoggiarsi a Nino Laurenne, come mai questo tipo di scelta e come mai proprio nei sui confronti?
Mesi prima di iniziare le registrazioni avevamo già programmato che saremmo andati in uno studio rinomato e guardandoci in giro abbiamo puntato sui Sonic Pump entrando direttamente in contatto con Nino che ci avrebbe seguiti nel mixaggio di “Emerge”.
Sentendo i lavori usciti dalle sue mani eravamo sicuri che avrebbe dato al nostro sound quel che negli scorsi dischi ancora mancava, rendendo la produzione competitiva a livello europeo.
Un'altra mano importante ve l'ha data anche Nick Giordano...
Nick possiamo dire sia il sesto compositore di “Emerge”. Ha scritto la maggior parte delle lyrics e ha seguito le registrazioni passo dopo passo entrando a far parte della famiglia in modo attivo. E' riuscito a prendere le nostre idee, quello che eravamo o che volevamo comunicare con la musica e trasformarlo in parole. E' bello poter leggere i testi del proprio disco e avere i brividi come se si leggesse un'opera creata da terzi.
Per la copertina vi siete invece rivolti a Seth Siro Anton, cosa ci potete raccontare del suo lavoro?
Oltre a curare il sound abbiam deciso di non fare le cose a metà e curare al meglio anche le grafiche affidandoci a Seth Siro Anton, già autore di artwork quali Paradise Lost, Exodus, Moonspell, Kamelot etc.. ed è proprio l'ultima copertina dei Kamelot che ci ha fatto optare per lui. Noi ci siamo limitati a descrivere l'idea, gli elementi e l'atmosfera che doveva comunicare l'artwork. Si tratta di un seguito della scorsa copertina dove stavolta l'uomo non è piegato su se stesso ma in procindo di emergere dall'acqua. Vi sono dei simboli positivi per quanto c'è ancora qualcosa "che non va" come le ferite, i chiodi, l'uomo in parte incompleto: emergere è un movimento, è una situazione in atto, non una soluzione ne un raggiungimento.
A seguito delle mie lungaggini quest'intervista arriva al termine delle date che avete fatto di supporto ai Rhapsody Of Fire, impossibile non chiedervi come sono andate le cose.
Bellissimo, esperienza stupenda... da rifare si spera al più presto. Direi che con queste tre parole ho condensato il nostro stato d'animo di ritorno dal tour! Per noi è stata la prima esperienza in tour di supporto ad una band rinomata e vedere ogni dettaglio dell'organizzazione, conoscere di persona i membri della band e sopratutto suonare davanti ad un così grande pubblico è stata per noi una lezione importantissima. Se aggiungiamo poi che i concerti sono andati benone e che il pubblico ha reagito calorosamente, siam tornati a casa solo con gran bei ricordi.
Pensate che questa esperienza possa aver contribuito a farvi conoscere ad una fascia di metallari che in caso contrario vi avrebbe ignorato?
Ne sono sicuro!
Eppure noi Metal.it ne abbiamo parlato più che bene... non credi che basti il verbo della Gloria per diffondere il nome dei Bejelit?
Eheheh, credo che il lavoro per portare una band ad un livello di notorietà davvero alto sia molto lungo... mi rendo conto che ogni giorno però il nome cresce, sempre più persone si avvicinano alla nostra musica.. molto è dovuto anche alla nostra intensa attività live che ci permette di mostrare che la band esiste e non è un progetto da disco o qualcosa di costruito.
Ok, ne ho sparata un'altra... tuttavia da quanto ho letto in giro per "Emerge" ci sono state più lodi che critiche, non è vero?
Si vero, se mettiamo sul piatto della bilancia è andata benissimo. Ovvio che le critiche ci son state e come al solito abbiamo poche mezze misure con i nostri dischi: o piace tantissimo o lo si trova inascoltabile! ahahah
Queste hanno comunque rispecchiato le vostre aspettative oppure alcuni feedback vi hanno spiazzato?
Eravamo convinti al 100% del nostro lavoro ma servivano i pareri esterni... dopo i primi pre-ascolti con gli addetti ai lavori (tra i quali c'era un tale Sergio ahaha) ci siam resi conto che il disco piaceva, funzionava come a noi!
Torniamo ad "Emerge"... vi chiederei di spazzolare velocemente la tracklist riassumendoci quelli che sono i contenuti lirici e presentandoci i vari ospiti che vi hanno raggiunto in alcune delle canzoni.
Dedicherò poche parole per ogni canzone, così di getto:
The Darkest Hour: un viaggio nella depressione. Si deve partire dal fondo per emergere!
C4: lo spirito di questo disco incarnato in una storia al limite della fantascienza.
Don't Know What You Need: prima canzone portata interamente da Marco Pastorino all'alba delle registrazioni del nuovo album. Rappresenta in pieno la nuova influenza musicale portata all'interno della band.
Emerge: musicalmente il brano a mio parere più completo del nuovo album. Dalle lyrics alla musica ci troverete tutto quello che sono i Bejelit ora. Don't give it up!
We Got The Tragedy: forse il testo più "arrabbiato" di sempre per noi.. sicuramente molto ispirato da avvenimenti nella storia della band.
To Forget and To Forgive: proseguimento delle argomentazioni iniziate sul brano precedente; lyrics interamente scritte da Nick Giordano che ha imparato a conoscerci lavorando insieme fino a dedicarci le parole di questo brano.
Dancerous: personalmente il mio preferito. Cosa faresti se fosse l'ultimo giorno sulla faccia della terra? Deprimersi e cadere nello sconforto non serve a nulla! Facciamo festa e tutto quello che ne consegue (lasciamo aperta l'immaginazione).
Triskelion: brano dal sapore folk, incentrato sulla Sicilia, terra di orgine di Fabio, e sul tema dell'abbandono della propria terra.
Fairygate: Storia tratta da una leggenda della nostra città.
The Defending dreams battle: prequel della storia precedente.
Deep waters: ecco come ci siamo immaginati avrebbe reagito un ipotetico conquistatore giunto per la prima volta sulle sponde del nostro lago. Sottolineo ipotetico, questa canzone non ha nessun riferimento storico.
Defcon/13: defense condition e 13, l'età in cui si è spesso più fragile e ricettivi agli impulsi esterni. Un incubo tradotto in musica che fa da "Intro" all'ultima Boogyeman, l'uomo nero. Testo ideato da Fabio, autobiografico, che con malinconia chiude l'album.
L'emesione c'è stata, ogni brano saliva sempre più in alto come umore.. ed infine ci si ferma a pensare, ci si guarda un minuto indietro, si raccoglie un respiro e...
vedremo nel prossimo album dove ci spingeremo e di quale umore sarà permeata la nostra musica.
Per quanto riguarda gli ospiti posso menzionare Niccolò Dagradi alle chitarre soliste su To Forget and To Forgive e su Defending dreams battle; Laura Brancorsini, violinista dei Furor Gallico, su Dancerous, Deep Waters e Boogyeman.
Dopo le date con i Rhapsody Of Fire tornerete nuovamente a suonare dal vivo?
In questo momento stiamo proseguendo con il nostro tour personale di supporto al nuovo disco. Stiamo suonando tantissimo, più di 30 date solo tra la primavera e l'estate, in tutta le penisola, come headliner in un festival in Repubblica Ceca e tra le altre al Metalfest in Croazia accanto a giganti come Blind Guardian.
Nessuna cover?
No!
Sempre riguardo all'attività live, l'anno scorso il maltempo fece saltare un più che interessante progetto che avevate messo in piedi proprio nella vostra città natale, ci riproverete quest'anno?
Ovviamente non appena l'Arona Metal Beach è saltato per maltempo la prima cosa che abbiamo deciso con gli altri organizzatori era di riproporla per il 2012. Ora stiamo valutando bene per il giorno e i dettagli, spero di avere presto notizie a riguardo.
Se promettete che nell'occasione non organizzerete nessun suicidio collettivo, magari nell'intento di emulare i Manowar di "Guyana", farò di tutto per esserci!
Non prometto nulla ma faccio il possibile.
Cedo a voi totale libertà per un'ultima domanda, in modo che poi possiate dimenticare e perdonare il sottoscritto e quest'intervista!
Vuoi dire che mi devo fare da solo una domanda? Preferisco farne una a te allora ahahah: visto che questa è la seconda volta che vieni prima in studio da noi a fare un pre-ascolto di un nostro album, come pensi influenzi questo sul giudizio finale di una recensione?
Ops... è la prima volta che mi trovo dall’altra parte del microfono...
Che dire, sicuramente un preascolto aiuta moltissimo ad entrare nel mood del disco ed a creare empatia con la band... molto di più di una fredda biografia (sempre poi che ci sia!) che accompagna degli squallidi file mp3 da recensire. Tuttavia se un lavoro è valido non c'è preascolto che tenga ... idem se invece le canzoni non sono all’altezza.
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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