Katatonia: Dead End Kings

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Non apprezzo la svolta musicale degli ultimi lavori ma ancora amo totalmente albums come Dance of December Souls e Brave Murder Day e intervistare Anders Nyström e Jonas Renkse era per me una di quelle cose che uno spera di poter fare almeno una volta nella sua vita. Li ho incontrati a Milano, in occasione di un viaggio a tappe in Europa per promuovere il nuovo Dead End Kings. Anders e Jonas sono timidi, da questo il contegno apparentemente schivo, ma da buoni svedesi sono anche molto professionali, quindi pronti a rispondere a qualsiasi domanda in maniera soddisfacente... e scontata. Appena devi un attimo dal percorso conosciuto ti guardano un po' dubbiosi e devi spiegargli che tu non vuoi la solita intervista copia carbone, che si può leggere ovunque, a partire dalla presentazione sul sito ufficiale. Sei una fan e vuoi sapere di più. Allora si rilassano e si lasciano andare ad affermazioni tanto sincere quanto rare da sentirsi dire in faccia da un musicista.
La prima domanda me la fanno loro...
"Quante volte hai ascoltato il nuovo album?"
"Due"
Sembrano palesemente soddisfatti... Ma per la mia valutazione, vi rimando in sede di recensione.

Siete stati in tour per più di due anni ed ora state per ripartire di nuovo. In questo modo non diventa difficile raccogliere le idee per comporre un nuovo album?
(A) Infatti a partire da Viva Emptiness abbiamo iniziato a far uscire un album ogni tre anni, mentre in passato la media era di un anno. Questo proprio perchè facevamo meno concerti. Con il successo siamo stati in Australia, in varie zone dell'America, abbiamo visitato gli stessi posti dalle due alle tre volte. I fan ci vogliono vedere dal vivo e la label, naturalmente, ci stressa per andare in tour. Ma, in un certo senso, anche noi pensiamo che ogni nuova uscita meriti di essere presentata in questo modo, perchè, se non ci fosse un nuovo album fuori, non partiremmo in tour e, viceversa, suonare dal vivo serve a farti mantenere quella popolarità indispensabile per continuare a far dischi. Solo che nel nostro caso siamo stati in giro per così tanto... e non siamo capaci di trovare la giusta ispirazione durante la vita on the road, anche se ci piacerebbe davvero, perchè renderebbe le cose più semplici. Quando finalmente torni a casa, vuoi solo riposarti e stare con la tua famiglia, invece la casa discografica ricomincia a stressarti, stavolta perchè devi cominciare a comporre, mentre tu sei del tutto impreparato. Questo genera una pressione che rischia di uccidere la creatività e che noi cerchiamo di tenere a bada, per non restare vittime del meccanismo.
In occasione dell'uscita di Night Is the New Day tu Anders dicesti di sentirti sotto pressione, perchè avevate la necessità di bissare il successo del precedente The Great Cold Distance. E' stato così anche per Dead End Kings?
(A) No questa volta non ci siamo preoccupati del giudizio di nessuno. Abbiamo semplicemente buttato giù le idee come venivano e cercato di scrivere i migliori pezzi per il momento attuale.
Spesso pare di sentire i Bush. E' una band che vi ha influenzato?
(A) Li ho nel computer insieme a mille altre cose da sentire. No, non direi che siano un'influenza primaria ma mi piace che tu abbia trovato questa somiglianza, o che qualcun altro trovi altri riferimenti alternative o post rock a cui non avevo pensato; significa che stiamo riuscendo a fare quello che ci siamo prefissi, cioè allontanarci dalle catene del metal. Consideriamo ancora il nostro genere heavy e ci piace inserire sonorità che richiamino i nostri amori musicali del passato ma non ci preoccupiamo di definirci post rock o metal, ciò che ci interessa è creare un mix di varie influenze. Più riesci ad allargare i tuoi riferimenti, a nutrirti di stimoli diversi, più riuscirai ad essere longevo e a non esaurire il tuo potenziale creativo. Non vogliamo finire con le spalle al muro.
Un'altra band storica che si è ormai allontanata dal metal sono gli Anathema... Anders, so che ti piacciono particolarmente...
(A) Li adoro: sono dei grandi musicisti, credono fermamente in ciò che fanno e si sente che la loro musica viene dal cuore. Si sono potuti permettere di cambiare stile, perchè hanno le capacità per farlo.
Diciamoci la verità, il vostro corso attuale è anche più commerciale rispetto agli album black metal...
(A) Non lo nego. Ci permette di vivere suonando in una band, piuttosto che dover trovare un lavoro normale ed essere costretti ad una vita noiosa e ripetitiva. Comunque c'è anche da dire che noi non siamo gli AC/DC. Loro possono permettersi di creare venti albums tutti uguali ed i loro fans li riterranno tutti dei capolavori; probabilmente anche loro sono felici di portare avanti inalterato il sound che li ha resi famosi e sono soddisfatti così. Noi sentiamo la necessità di cambiare per non annoiarci. E' come nelle interviste: parli con tante persone diverse, ciascuna con le sue domande ed il suo punto di vista. Se parlassimo sempre con la stessa persona o se ci facessero sempre le stesse domande, ci annoieremmo a morte.
Jonas, ho trovato molto interessante il concetto di "re del vicolo cieco" (dead end kings N.d.a.)...
(J) E' un'idea che ci portiamo dietro sin dai nostri primi lavori. Siamo famosi, nel nostro genere potremmo definirci dei re ma non siamo mai riusciti a raggiungere il successo di bands come gli U2, non abbiamo mai suonato da headliner nelle arene. Quindi, in un certo senso, siamo di fronte ad un vicolo cieco. Ma, nonostante questo, continuiamo ad amare la nostra
musica e a voler andare avanti.
Anche perchè, come ha detto Anders, è sempre meglio che trovarsi un lavoro normale...
(J) Già...
I testi vengono scritti da te. In che modo componi?
(J) Ascolto sempre la musica prima ed in base a quella scrivo. I testi devono essere un tutt'uno con la parte musicale, anche i titoli dei brani li scelgo seguendo l'idea che la melodia mi suggerisce. Probabilmente, se dovessi scrivere un pezzo puramente verbale, lo comporrei in un modo diverso.
Mi è sembrato di capire che devi essere un lettore di libri...
(J) E' vero, leggo in continuazione, non potrei stare senza libri nemmeno un giorno! Questo mi aiuta nello scrivere, perchè trovo sempre idee e suggestioni nuove, nuovi modi di intendere la realtà, anche il vocabolario stesso viene ampliato. Il mio scrittore preferito è Paul Auster e la sua "Trilogia di New York", adoro il suo uso della metafiction, lo trovo molto in linea con i Katatonia.
Una buona parte delle metal bands scandinave esprimono una visione della vita cupa e malinconica. Colpisce il fatto che
provengano da paesi attualmente considerati i più progrediti socialmente ed economicamente...
(J) E' innegabile che in Svezia, come anche nelle altre regioni scandinave, si viva bene e lo stato si prenda cura dei cittadini. Probabilmente questa visione dell'esistenza ce l'abbiamo nel dna. Fino ai primi del '900 la Svezia era uno dei paesi più poveri d'Europa, abitato da semplici contadini, che dovevano lottare contro condizioni climatiche totalmente sfavorevoli. Ancora oggi il clima influenza pesantemente l'umore di chi vive in certi luoghi.
Presentate ai nostri lettori i due nuovi membri della band, Per Eriksson alla chitarra e Niklas Sandin al basso.
(A) Sono con noi dal 2010; dopo solo due mesi siamo partiti per un tour, quindi in pochissimo tempo hanno dovuto imparare tutti i brani della band e si sono ritrovati in giro per il mondo per due anni. Il fatto di essere molto più giovani di noi li ha aiutati ad adattarsi velocemente. Non avevano molta esperienza ma erano ansiosi di suonare live; è stata come una
ventata d'aria nuova, che ha risvegliato in noi l'eccitazione per i concerti. In più ci siamo trovati bene anche dal punto di vista umano e questo è fondamentale quando devi passare la maggior parte del tuo tempo fuori casa insieme. Sul nuovo album hanno fatto un ottimo lavoro e Per ha addirittura composto un brano, un novità, dato che finora ho sempre composto interamente io la musica. Contribuirà alla varietà dei pezzi.
A breve tornerete in tour con i Paradise Lost. Il vostro è diventato un vero sodalizio!
(A) Sì ed è fantastico, perchè quando abbiamo iniziato erano i nostri eroi, siamo cresciuti con la loro musica. L'ultima volta che sono stati in America era il 2007 e la cosa buffa è che, siccome il music business, come ogni altra industria, si basa solo sui numeri, lì saremo noi gli headliner e loro gli special guest. Ovviamente, quando torneremo in Europa, sarà di
nuovo il contrario. Però... wow! Noi gli headliner dei Paradise Lost!
Ci saranno anche tre date in Italia (due sono Milano e Roma N.d.a). So che siete particolarmente legati al mio paese...
(J) Quando abbiamo iniziato, è stato uno dei primi paesi che ci ha fatto realizzare quanto stessimo avendo successo e che ha continuato a supportarci costantemente. Abbiamo buoni amici da voi, come Carmelo dei Novembre, ed il vostro fantastico clima ci rende un po' meno malinconici. Se ci trasferissimo in Italia, forse cambieremmo ulteriormente genere in qualcosa di più allegro... ahahah!
Anders, sei nella scena musicale da almeno ventun'anni; come vedi la situazione attuale rispetto al passato?
(A) Tanto per iniziare nei primi anni '90 non c'era internet e questo ti rendeva molto più attivo nelle modalità di comunicazione: dovevi vivere davvero l'undeground, creare fanzines e magazines, registrare demo. Eri sempre in posta per ricevere o spedire materiale. Ho un bellissimo ricordo di quei tempi. Adesso ti basta sederti davanti ad un computer e trovi tutto senza sforzo, sei meno coinvolto e poni meno attenzione alle cose: leggi un pezzo di intervista da un sito, ascolti due brani, passi oltre. Ancora ricordo quando uscì "Twilight of the Gods" dei Bathory: il piacere per aver
racimolato i soldi per andare nel negozio di dischi e comprarlo, il tenere la copertina del 33 giri fra le mani, il portarlo a casa e sentirlo sulla piastra dello stereo... Sono cose che la maggior parte della gente non fa più. All'epoca tutti andavano ai concerti delle bands underground, lì incontravi sempre i tuoi amici e ne conoscevi di nuovi ed il passaparola che si generava in quelle occasioni funzionava alla perfezione per pubblicizzare i gruppi. Si socializzava di più. Ora sei solo in una stanza e digiti le tue opinioni davanti ad uno schermo. Tutto è molto più freddo e impersonale.
Una volta registrare un album era un traguardo ed il tour serviva a promuovere il disco; ora è il contrario: il cd serve a promuovere il tour; la gente si scarica i brani magari da un computer con un'amplificazione di merda e poi, se gli sono piaciuti, va al concerto. Questo ha portato anche ad un calo generale delle vendite per le bands. Per questo ad ogni release mi sbatto per avere un packaging particolare, con foto, immagini, copertine apribili, in più contenuti extra come bonus tracks che non vengono inserite nella versione per il download. Cerco di incoraggiare le persone a comprare il cd; quando registro, io non penso di stare creando un download album ma un cd fisico. Voglio che Dead End Kings abbia ancora un posto negli scaffali in casa e che lo si ritenga degno di spenderci dei soldi... perchè lo è.
Una curiosità per i lettori del sito: come mai all'epoca sceglieste proprio il nome Katatonia?
(A) Perchè la catatonia, in quanto disturbo schizofrenico che causa un isolamento dal mondo esterno ed un ripiegamento totale su un proprio mondo interiore, è simile a quello che succede ad un musicista quando è alle prese con le sue creazioni. La musica ti porta via da certi aspetti della grigia vita di tutti i giorni, ti isola in un mondo popolato dalle creature della tua fantasia o di quella di un altro, che ti può influenzare. E' un viaggio nei mondi interiori.
Il vostro side project Bloodbath può dirsi accantonato per mancanza di tempo?
(A) Attualmente sì. Il batterista suona negli Opeth, che attualmente sono anche più occupati di noi. Ma in futuro lo riprenderemo ed uscirà un nuovo album. Non vogliamo chiuderlo, ci divertiamo troppo a rendere omaggio ai gloriosi anni del death metal, con cui tutti siamo cresciuti quando abbiamo iniziato ad ascoltare musica da giovani. E' stato anche uno stile di vita ed i Katatonia non esisterebbero, se non avessimo iniziato da lì.
Un'ultima domanda: esiste ancora una scena black metal?
(A) No, non esiste più. Tutti i nomi storici hanno cambiato genere: Immortal, Satyricon. I miei preferiti, gli Emperor, non esistono più ed Ihsahn ora suona altro anche lui. Per sopravviere artisticamente bisogna cambiare... come ti dicevo prima, nessuno di noi è gli AC/DC.
Intervista a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 ago 2012 alle 20:58

Anche perchè i Katatonia che aprono per i Paradise Lost nu se po sentì! :-) Appunto, non posso mica frantumarmi i coglioni per 45 minuti con ciccio Jonas che si lamenta al microfono! ;-p

Inserito il 14 ago 2012 alle 12:56

Non per essere eccessivamente pignola, ma credo che le risposte in merito al tour creino un malinteso: i Katatonia non apriranno per i Paradise Lost in Europa! Ognuno farà il suo tour da headliner, i PL a ottobre (guest non ancora annunciati) e i Katatonia a novembre (con gli Alcest, e le date sono due!). Anche perchè i Katatonia che aprono per i Paradise Lost nu se po sentì! :-)

Inserito il 14 ago 2012 alle 00:33

Non per essere eccessivamente pignola, ma credo che le risposte in merito al tour creino un malinteso: i Katatonia non apriranno per i Paradise Lost in Europa! Ognuno farà il suo tour da headliner, i PL a ottobre (guest non ancora annunciati) e i Katatonia a novembre (con gli Alcest, e le date sono due!).