Kix: (a)live & kickin’

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Gruppo:Kix

Volete trascorrere una bella serata a base di energetico rock n’ roll, ma le temperature rigide di quello che si annuncia come uno degli inverni più freddi degli ultimi vent’anni (tanto per cambiare …) vi scoraggiano ad uscire da casa? Niente paura … procuratevi una copia del Cd/Dvd “Live In Baltimore” dei Kix e otterrete un plausibile surrogato di quelle emozioni così benefiche, offerte da una delle bands che ha fatto della maestria live una delle sue principali e riconosciute peculiarità. Hard rock schietto, verace, esplosivo, euforico e un po’ sbruffone ... proprio come le parole di Brian “Damage” Forsythe (chitarra), coadiuvate da quelle di Mark Schenker (basso), che rivelano con dovizia di particolari come una formazione del Maryland si trovò improvvisamente catapultata nelle follie del music-biz e di come ha saputo superare eccessi, successi e delusioni con l’arma dell’ironia, della passione e della convinzione … la stessa che l’ha riportata prima a calcare gli amati e “confortevoli” palchi americani e presto a misurarsi con un nuovo studio-album …

Ciao ragazzi! Prima di tutto lasciatemi dire: bentornati in azione e benvenuti nella casa virtuale più gloriosa del “metallo da leggere” italico … confido molto nella cultura dei nostri lettori, ma magari qualcuno di loro non conosce così bene la vostra “storia”… come descrivereste i Kix a questi “inguaribili distratti”?
Brian: Ciao a tutti! I Kix sono in giro dai primi anni ottanta. Siamo una band che dà il meglio di sé nelle esibizioni dal vivo e di questo siamo molto fieri. Credo che sia per questa ragione che c’è voluto tanto tempo per ottenere la possibilità di un nuovo vero tour come opening act … gli altri gruppi sono sempre un po’ preoccupati da qualcuno che, nell’inevitabile confronto, può rischiare di “spazzarli via” dal palco … ovviamente non siamo solo una live band e ritengo che nella nostra carriera abbiamo realizzato dei dischi di grande spessore.
“Live In Baltimore”, la vostra ultima fatica discografica è un live album capace, in effetti, di esibire il leggendario spirito “rock & roll” della band … raccontateci qualcosa delle sue caratteristiche …
Brian: hai praticamente già riassunto nella tua domanda l’essenza del disco. Si tratta di un piccolo saggio di quello che ci piace fare notte dopo notte, spettacolo dopo spettacolo. Diamo sempre il cento per cento e non ci importa né il dove e né il come! Se venite a vederci ecco cosa vi aspetta!E poi non bisogna dimenticare che assieme al disco c’è anche il Dvd, il nostro primo lavoro di questo tipo, che racconta ancora meglio chi sono i Kix.
Quali sono i brani del vostro ricco repertorio che ritenete siano veramente emblematici del vostro modo di intendere il rock n’ roll e quali sono i migliori da suonare dal vivo?
Brian: domanda difficile! E’ davvero arduo stilare un elenco poiché, senza false modestie, credo che i Kix abbiano realizzato così tante belle canzoni da rendere quasi impossibile escluderne qualcuna. Quando suoniamo a casa nostra, nel Maryland, a volte proponiamo anche pezzi un po’ meno famosi, ma in assoluto i più apprezzati sono, direi, essenzialmente, “Cold Blood”, “Blow My Fuse”, “Don't Close Your Eyes”, “Cold Shower”, “The Itch” e “Yeah, Yeah, Yeah”. “Cold Blood” e “Blow My Fuse” sono piuttosto istantanee, divertenti da interpretare e hanno sempre un’ottima resa dal vivo.”Don't Close Your Eyes” la dobbiamo fare per “forza”, dacché è probabilmente il nostro maggior successo! ”Cold Shower” è leggermente diversa dai nostri standard ed è caratterizzata da quelle tonalità vocali così alte che Steve riproduce così bene.”The Itch” fu il nostro primo singolo ed è un pezzo di puro divertimento. Ma cosa sarebbe uno show dei Kix senza “Yeah, Yeah, Yeah”? E’ diventata un nostro classico irrinunciabile e offre a Steve la possibilità di sbizzarrirsi nel break centrale, vantandosi delle sue avventure e delle sue doti con un grande senso dell’umorismo … insomma, una tipica party song!
Per quest’attesissima release avete scelto l’etichetta italiana Frontiers. Come siete entrati in contatto e come mai avete fatto questa scelta?
Brian: lascio la parola a Mark, che può rispondere meglio di me, visto che è stato l’artefice dell’accordo.
Mark: con la Frontiers è stato facile trovare un accordo proficuo, dal momento che erano molto interessati a realizzare un nostro Dvd, mentre la maggior parte delle etichette con cui eravamo entrati in contatto non sembrava altrettanto convinta. Collaborare con i ragazzi della Frontiers è stata una cosa semplice e piacevole fin dal primo giorno. Siamo molto contenti, dunque, che la Frontiers e i Kix abbiano deciso di lavorare insieme.
Una partnership che, per la gioia dei vostri fans, non potrà che continuare anche nella realizzazione di un disco d’inediti, a cui se non erro, state già lavorando e che è previsto per l’anno prossimo … raccontateci tutte le novità …
Brian: è parte integrante del contratto con la Frontiers. Quando abbiamo accettato la proposta del Dvd abbiamo anche “dovuto” acconsentire alla realizzazione di un disco nuovo. Abbiamo accantonato l’idea di un album d’inediti per molto tempo solo perché ogni membro del gruppo stava portando avanti i suoi progetti artistici personali, mentre questo ritorno dei Kix in un primo momento sembrava essere solo una faccenda temporanea. Ormai, però, sono otto o nove anni che ci siamo riformati, per cui, avendo raggiunto il giusto livello di consapevolezza e di “forza”, questo del disco nuovo sembra essere il passo successivo più logico per completare l’opera. Eravamo un po’ preoccupati dal fatto che Donnie Purnell non fosse più coinvolto nel gruppo … lui è stato il principale compositore dei Kix per così tanto tempo …
Mark: già … ora però stiamo lavorando Taylor Rhodes, che ha contribuito a realizzare molti pezzi dei Kix e che ha prodotto l’album “Hot Wire”. Ha partecipato alla stesura di “Cold Blood”, “No Ring Around Rosie”, “Girl”, “Money” e “Hot Wire”, fra gli altri. Speriamo che questa collaborazione con lui riesca a colmare il divario tra passato e futuro della band.
E’ arrivato il momento dell’inevitabile “tuffo nel passato” … dischi di successo, fama, donne … cosa ricordate dei vostri selvaggi e travolgenti inizi di carriera?
Brian: ogni album è stato un’esperienza particolare ... li abbiamo realizzati con produttori diversi e spesso incisi in studi differenti. Il primo disco e “Midnite Dynamite” sono stati registrati agli Atlantic Studios di New York. Già essere in uno studio come quello, con tutta la sua “storia”, era una cosa fantastica! Naturalmente la realizzazione del nostro debutto fu un’esperienza completamente nuova ed eccitante, che non avevamo mai vissuto in precedenza. Avevamo organizzato una sorta di promozione tramite le registrazioni dei nostri concerti. Il nostro manager metteva una cassetta nel registratore ogni sera e poi mandava il risultato alle varie etichette discografiche. Grazie a questa “campagna pubblicitaria”, l’Atlantic mandò un talent scout a vederci in un club del Maryland e la settimana successiva eravamo già a New York ai SIR Studios ad effettuare uno showcase per Doug Morris (il presidente dell’Atlantic) e per alcuni suoi collaboratori. Doug ci scritturò dopo tre pezzi. “Cool Kids” fu registrato ai Criteria Studios di Miami, un altro posto ricco di storia. Dopo ogni album ci sentivamo sempre più a nostro agio durante il lavoro in studio e “Blow My Fuse” e “Hot Wire” furono realizzati a Los Angeles: il primo ai Conway and Cherokee studios, mentre il secondo principalmente al Sunset Sound. Potrei scrivere un libro anche solo sulla base di tutte le cose che sono successe in quelle circostanze. Le cose più pazze e sfrenate avvenivano fondamentalmente quando eravamo on the road, tra una registrazione e l’altra … all’inizio si trattava solo di un furgone, dell’equipaggiamento, di tour infiniti e di un sacco di divertimento.
Mi risulta che l’Atlantic Records, pur contribuendo al vostro successo, cercò anche di interferire nelle vostre scelte artistiche, con il rischio che i tentativi di “addomesticamento” snaturassero la vostra viscerale istintività espressiva …
Brian: a dire la verità non credo che l’Atlantic abbia avuto un ruolo davvero rilevante nel raggiungimento del nostro successo, se escludiamo, ovviamente il fatto di essere una major di grande prestigio. La fama l’abbiamo conquistata grazie alle miriadi di concerti che abbiamo fatto senza mai fermarci o risparmiarci.
Hanno cercato d’influenzare il nostro suono sul secondo disco “Cool Kids”, ma la cosa non funzionò e così dopo quel tentativo ci lasciarono abbastanza liberi di fare quello che volevamo. Se fosse stato per loro, però, probabilmente non avremmo mai avuto un hit come “Don't Close Your Eyes”, che non volevano pubblicare come singolo. Ci dicevano che il disco ormai era stato fatto e che era ora di pensare al successivo. Eravamo in tour con Tesla e Great White a quei tempi e il manager di questi ultimi Alan Niven (che stava lavorando anche con i Guns ‘n Roses) non riusciva a credere che la nostra etichetta fosse così poco lungimirante e chiese al nostro manager il permesso di perorare la causa con l’Atlantic … per fortuna lo ascoltarono.
Se aveste la possibilità di tornare indietro nel tempo e rimediare a qualche errore di valutazione, su quali situazioni ricadrebbero le vostre scelte?
Brian: penso che tutte le cose accadano per una ragione e per questo motivo non sono molte le circostanze del passato che vorrei cambiare. Due settimane prima di entrare in studio per la realizzazione di “Hot Wire” il nostro manager ricevette una telefonata da quello degli AC/DC che ci voleva per aprire l’imminente tour dei suoi protetti. Dovemmo rifiutare perché lo studio, il produttore e i voli aerei erano già stati prenotati. Mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se avessimo colto quell’opportunità. Era il tour che avevamo sempre sognato, tra l’altro, ed è questo forse l’unico rimpianto che ho.
Ultimamente stiamo assistendo alla “rinascita” di un certo suono anni ottanta, sostenuto sia dai “veterani” del settore e sia da “emergenti” evidentemente affascinati da questi “antichi profumi” … cosa ne pensate? Come valutate la scena attuale?
Brian: tutto ritorna alla fine, per fortuna, e non posso che essere felice di questa situazione. Ovviamente le cose, però, non possono essere “esattamente” le stesse … qualcuno è molto più vecchio … siamo abbastanza fortunati, abbiamo “quasi” lo stesso aspetto, almeno ad una certa distanza!
Gli anni ottanta non hanno nulla a che vedere con la scena attuale.
Ci sono alcuni artisti che tentano di tenersi al passo con i tempi, ma personalmente ritengo, specialmente parlando del nostro caso specifico, che provare a seguire le orme delle bands più giovani, sarebbe davvero l’equivalente di un “colpo di grazia”. Stiamo proponendo semplicemente quello che sappiamo fare meglio, se non altro qualche gruppo emergente potrà imparare qualcosa dalla nostra esperienza …
Di tutti i grandi gruppi con cui avete condiviso il palco, qual è stato il migliore? E qual è il pubblico che vi ha riservato la migliore accoglienza?
Brian: quasi tutti i musicisti con i quali abbiamo suonato sono stati ottimi compagni di viaggio. Quello con i Ratt nel 1989 è stato il nostro primo tour importante e saremo sempre grati a loro per l’opportunità concessaci. La tournée con Tesla e Great White è stata un divertimento continuo e lo stesso è successo con i Whitesnake. Negli anni abbiamo sfruttato tutte le occasioni che ci sono capitate, date singole o magari solo un paio di esibizioni inserite qua e là, e con moltissimi gruppi con cui abbiamo condiviso il palco c’è stato un bel feeling. Lo stesso vale per il pubblico … sempre molto caloroso e partecipe, eccetto casi rarissimi.
Tutto questo gran parlare di concerti ci porta ad un’inevitabile domanda … vi vedremo presto anche in Europa e magari proprio qui in Italia?
Brian: per il momento siamo molto impegnati qui negli US, ma siamo sempre disponibili a nuove esperienze. Se il disco dovesse andare bene lì da voi, potremmo organizzare qualche spettacolo dalle vostre parti. Non abbiamo mai suonato molto in Europa, solo tre concerti in UK nel lontano 1988.
Grazie di tutto, e concludiamo con l’augurio di “vederci” presto …
Brian: comprate il disco, allora, e speriamo di avere l’occasione d’incontrarci quanto prima!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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