Marc Lynn (Gotthard): grazie ai nostri fan!

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Gruppo:Gotthard

La data milanese dei Gotthard ci ha permesso di incontrare, dopo la video intervista con Leo Leoni fatta a inizio anno, un altro membro della band. Stavolta, a finire sotto il torchio di metal.it è stato il bassista Marc Lynn, una persona rilassatissima e decisamente simpatica, che ha allietato il nostro piovoso pomeriggio nel backstage dell’Alcatraz! Ecco cosa ci siamo raccontati!

Ciao Marc, è un piacere incontrarti, benvenuto su metal.it! Avevo avuto l’opportunità di parlare con Leo pochi giorni prima dell’uscita di Firebirth. Passati alcuni mesi, siete contenti delle vendite, dell’accoglienza dei fan e delle recensioni ricevute?
Grazie! Siamo molto contenti. Certo, le vendite vanno sempre giù, anno dopo anno…credo che un paio l’abbiano comprato, ma ce l’hanno anche tutti gli altri…
Il singolo era piaciuto molto, quindi eravamo davvero curiosi di sapere se tutto il disco sarebbe piaciuto. L’abbiamo scoperto ben presto: tutti ci hanno detto di essersi trovati di fronte a un ottimo album, particolare e con un grande cantante, che segnava la rinascita della band. Per questo ringrazio i nostri fan, che ci sono stati sempre vicino e che ci hanno dato la forza di credere nella possibilità di andare avanti.
Nel nuovo album ho sentito una grande attitudine rock, simile a quella delle origini dei Gotthard, quasi voleste esorcizzare tutto il dolore provato negli ultimi tempi. E’ un’analisi corretta?
In un certo senso sì, ma l’interpretazione è un po’ diversa. Prima di entrare in studio abbiamo parlato molto riguardo a quali dei nostri dischi ci piacessero di più a livello di suoni: sono venuti fuori G. e Lipservice. Nei dischi più recenti avevamo caricato troppo ogni cosa: raddoppiato ogni chitarra, triplicato anche alcune tracce, un suono sempre più largo dove tutti gli strumenti finivano per coprirsi l’un l’altro. In Firebirth abbiamo ripulito il suono e tutto suona più diretto, arriva proprio in faccia: questo è il motivo principale del cambiamento. Poi certo, dentro ci sono tanti sentimenti, ma non solo negativi. C’è la voglia di andare avanti, una nuova vita, tante sfide da affrontare e tanta energia. Poi c’è la tristezza, quella cicatrice che hai, che in certi momenti torna a fare male e che non puoi mai dimenticare, ma la vita deve andare avanti.
Come vi trovate con Nic dopo un po’ di mesi insieme?
Benissimo. L’avevamo già capito dopo pochi giorni di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Forse conta tanto anche il fatto che sia svizzero come noi. Ora, dopo essere stato malato qualche settimana fa, preferisce non parlare più molto durante il giorno e preservarsi per gli show. Poi la sera la reazione della gente è sempre la stessa. Arrivano e lo studiano, durante i primi brani non si scompongono, vedono come si muove, come canta. Nic è meno aggressivo di Steve, preferisce stare sulla difensiva perché è così e perché ha capito che un atteggiamento aggressivo può causare una reazione negativa nei fan. Comunque la gente, canzone dopo canzone, si scioglie e, soprattutto dopo il set acustico, tutti sono conquistati da Nic! Vedrai anche stasera, sarà così! La gente deve ricordarsi sempre di Steve, anche commuoversi, ma poi deve riprendersi subito, perchè la vita è così, ognuno ha il suo destino, purtroppo.
Oggi i Gotthard hanno più di 20 anni di storia alle spalle? Hai qualche rimpianto?
Rimpianti no. Certo, forse in passato qualche volta abbiamo fatto scelte affrettate o siamo stati consigliati male, ma non importa. Finchè sei ancora vivo e tutto va bene, alla fine è solo esperienza che accumuli. Con gli anni capisci che devi prendere le cose che ti succedono più alla leggera.
Con 10 album all’attivo quanto è difficile scegliere la scaletta?
E’ molto difficile. In questo momento poi abbiamo Nic che ci vincola nelle scelte: non sa ancora tutti i brani e dobbiamo scegliere in base alla riuscita dello show, a quello che canta meglio e a quelli che conosce, ovviamente. Ha avuto tantissima pressione addosso negli ultimi mesi, deve assimilare i brani vecchi poco alla volta, non abbiamo fretta. Già nella scaletta di questo tour ci sono tanti pezzi vecchi, un paio di brani riarrangiati completamente, insomma, il lavoro fatto è già molto così!
Una delle caratteristiche dei Gotthard è quella di creare grandi ballad. Tu quale lato della band preferisci? Quello aggressivo o quello più melodico?
Scrivere ballad è stato sempre facile per noi: 10 minuti, si sviluppa l’idea ed ecco pronta la ballad! Anche con Nic adesso è la stessa cosa. I pezzi più rock, invece, sono più difficili da scrivere, anche perché è difficile farne di veramente belli, che restano in testa. Ed è difficile trovare pezzi rock famosi, che la gente conosce e che passano in radio. Però, vorrei dire che la parte magica di questo gruppo è quando va sul palco. Noi abbiamo una grande spinta, che si vede e che vogliamo trasmettere ogni sera a tutti, da vent’anni, tutte le sere. Questo è quello che ci contraddistingue!
Suonerete in qualche festival estivo oppure finito questo tour vi riposerete?
Ancora non te lo posso dire, perchè siamo presi con trattative e pianificazione delle date estive. Probabilmente ci sarà qualcosa in Germania, in Svezia e il meeting dell’Harley a Locarno. Sicuramente non vogliamo esagerare perché vogliamo concentrarci sul nuovo album. E se nel weekend suoni e in settimana vai in studio le cose non possono venire fatte bene.
Nel 2012 avete suonato due volte a Milano…Leo mi aveva detto che suonare in Italia è sempre difficile, come mai?
Perché ci sono pochi organizzatori seri. Magari fanno i grandi eventi, ma non li pubblicizzano per niente, non fanno le cose fatte bene. E poi la lingua è sempre un problema…ancora, dopo vent’anni, tanti non sanno nemmeno che parliamo tutti italiano…a noi piacerebbe molto suonare in tutto il paese, invece siamo sempre e solo al Nord. Ma fare un concerto a Lecce, ad esempio, a Siena, sulla piazza…girare tutta l’Italia in tour, sarebbe bellissimo.
Cosa ti piace fare quando non sei impegnato con la musica?
Tantissime cose, non sono mai fermo. Anche se sono a casa davanti al pc, mi piace imparare nuovi programmi o inventarmi qualcosa, studiare. Con gli amici andiamo spesso a giocare a bowling, abbiamo anche una squadra semiprofessionale…ma niente di troppo impegnativo, l’importante è sempre avere un tavolo e una birra davanti! Amo andare in moto e guidare i kart. Ho fatto tante gare su distanze lunghe. L’anno scorso ero nel team che ha fatto il record del mondo: 99 ore di fila in go-kart. Quest’estate, vicino a Berlino, tenteremo il nuovo record: 111 ore. Sembra facile, ma quando cambia il pilota hai poco tempo per riposare, poi arriva la notte, magari piove, insomma non è così semplice, anche un po’ rischioso, ma a me piace tantissimo.
Faccio anche a te la domanda che questo mese sto facendo a tutti: cosa ne pensi dei talent show?

Beh, è un modo per diventare famosi senza mai aver fatto niente! (ride, ndr) Tanti cantano bene, ma, ammesso che cantino dal vivo e non in playback, spero che sappiano che un paio di mesi dopo il programma nessuno si ricorderà di loro. Oggi tutti vogliono essere famosi, chissà perché. A me, ad esempio, non è mai interessato. Quando avevo i capelli corti mi scambiavano per Hena, ora che li ho lunghi mi scambiano per Leo…ma, davvero, la cosa non è un problema. Io ho semplicemente la fortuna di fare un lavoro che amo e di suonare con i miei amici. Davvero, è più importante questo: stare bene con le persone che hai vicino e uscire tranquillamente con i tuoi amici a berti una birra.
Con gli altri ragazzi del gruppo, quindi, vi vedete anche quando non siete impegnati tra dischi e tour?
Beh, non lo so…non abbiamo mai avuto tanto tempo libero (ride, ndr)…comunque, sì, siamo amici anche al di fuori della musica, siamo cresciuti insieme e anche le nostre famiglie si conoscono. Noi ci vediamo spesso anche in privato, andiamo a cena, usciamo a bere. Io abito un po’ distante dagli altri, ma quando torno a sud ci vediamo, usciamo, magari suoniamo qualcosa, cose così, normali insomma.
Ok Marc, abbiamo finito! Grazie mille per tutto!
Grazie a te! Voglio aggiungere una cosa: vorrei ringraziare i nostri fan, che ci sono stati sempre vicini. Ci hanno aiutato a sopportare il dolore, ci hanno spinto ad andare avanti, sono stati sempre fantastici.
Intervista a cura di Alessandro Quero

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