Grand Magus: dal freddo del grande Nord al gelo di Milano

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Si presentano al mio cospetto estremamente rilassati, con la virtù dei forti e la saggezza vichinga dalla loro parte il bassista Fox Skinner e il nuovo batterista Ludwig Witt. Talmente rilassati che in alcuni frangenti mi è parso di essere finito nel mezzo delle registrazioni di Wayne’s World, in un ambiente quasi surreale, dove la lentezza delle parole e la dolcezza dei sorrisi di questi due ragazzoni ti trascinava in un oblio mistico senza via d’uscita. Uomini di poche parole, ma chiare, ecco cosa ci hanno raccontato i due terzi dei Grand Magus!

Ciao ragazzi, grazie mille per l’intervista e benvenuti sulle pagine di metal.it. Iniziamo parlando dell’ultimo disco, The Hunt. Dopo alcuni mesi, siete contenti dell’accoglienza dei fan, delle recensioni e delle vendite?
Fox: Ciao a te! Che freddo…pensavamo di venire in Italia per scaldarci un po’ e invece…
Dunque, sì, siamo stati davvero lusingati per le recensioni, ci hanno fatto estremamente piacere. The Hunt è stato album dell’anno in alcuni paesi…tipo in Grecia…esattamente non so le cifre di vendita, ma è andata discretamente.
Ludwig, come è stata la prima esperienza in studio con i Grand Magus?
Ludwig: In studio? Beh…ottima…non ci sono andato! (risate, ndr). Viviamo in città differenti, così ho registrato le parti di batteria nel mio studio casalingo e poi le ho inviate a loro, ci sono voluti tre o quattro giorni e credo sia andata bene!
Fox: E dopo che l’album è uscito abbiamo finalmente suonato insieme per la prima volta! (risate, ndr)
Ma vi conoscevate già prima di iniziare a collaborare, giusto?
Fox: Sì, in effetti sì, ma non avevamo mai suonato insieme
Puoi dirci qualcosa di più sui vostri testi? Ho letto che parlano di una precisa filosofia di vita, è interessante, raccontaci qualcosa…
Fox: Beh, non li scrivo io, ma anche JB non ti darebbe molte risposte, è sempre molto criptico su certe cose. Quello che è certo è che in tutti i nostri lavori c’è un filo conduttore che unisce i testi, ma di più non posso e probabilmente non saprei dirti, mi dispiace!
Per realizzare la cover avete lavorato con Arik Roper per la seconda volta dopo Iron Will, come mai l’avete richiamato e come ha lavorato?
Fox: Ci è piaciuto quello che aveva fatto in passato…così…non avevamo altre buone idee (ride, ndr) e l’abbiamo chiamato. Gli abbiamo dato il titolo e poco altro e lui ci ha proposto qualche schizzo, in pochi giorni abbiamo deciso.
Com’è il tour con il nuovo batterista? Puoi dirmi ciò che vuoi, non ci sente…(risate, ndr)
Fox: Il modo di suonare che ha è simile a quello di Sebastian. Sicuramente abbiamo avvertito meno in cambiamento ora di quando Sebastian entrò nella band al posto del batterista precedente. Quello fu un cambiamento davvero grande.
E per te, Ludwig, come sta andando questa nuova esperienza?
Ludwig: Direi bene, c’è sempre da imparare da ogni nuova band con cui si suona. Io faccio il mio lavoro, certo di rilassarmi e di divertirmi, quindi è ok!
Forse l’adattamento è anche più immediato con due soli compagni piuttosto che in una band di quattro/cinque elementi…
Ludwig: Direi di sì, tra l’altro ho sempre preferito e quasi sempre avuto band di tre elementi.
Questo è il primo album con la Nuclear Blast, come sta andando con la nuova label?
Fox: Siamo contenti, credo che l’album sia stato sostenuto al meglio dal punto di vista promozionale. Tra l’altro abbiamo avuto la libertà di decidere tutto riguardo il disco, quindi va benissimo!
Penso che le influenze nel vostro sound siano molto chiare…ma se potessi indicare cinque band che sono state fondamentali per la tua formazione musicale che nomi mi faresti?
Fox: Oh…beh…Black Sabbath sicuramente, i Judas Priest, gli Accept, i Bathory e…è difficile, ne manca una…
Vanno bene anche quattro, non ti preoccupare! E invece tu, Ludwig, vuoi fare qualche altro nome?
Ludwig: No, credo che la radici siano le stesse…
Fox: Ah, i Deep Purple! Non li abbiamo menzionati!
La vostra carriera ha ormai superato i 15 anni…c’è qualcosa che cambieresti se ti guardi indietro?
Fox: Oh, bella domanda! No, non credo. Forse il disco con la Roadrunner, ma alla fine ci siamo lasciati nemmeno troppo male. No, penso che abbiamo fatto le giuste scelte in passato!
Con sei album all’attivo, quanto è difficile scegliere la scaletta? Di solito ne tenete una per tutto il tour o cambiate qualcosa sera dopo sera?
Fox: Di solito suoniamo sempre la stessa. Abbiamo qualche pezzo in più pronto, ma finora non abbiamo cambiato nulla. Credo sia un mix perfetto tra cose nuove e cose vecchie, anche se non suoniamo nulla dai primi due album. Poi ovviamente è il tour di The Hunt, quindi i pezzi di questo disco sono molto presenti.
Potremo vedervi in qualche festival in giro per l’Europa quest’estate?
Fox: Non c’è nulla di confermato ancora, ma credo che almeno cinque o sei apparizioni riusciremo a farle, siamo in fase di definizione degli accordi, presto sapremo qualcosa. Siamo in una fase in cui non dipende da noi, a noi piacerebbe ovviamente!
Al di là della musica, cosa vi piace fare nella vita? Avete hobby o interessi particolari?
Fox: Non saprei…la musica è parte della mia vita ogni singolo giorno, non c’è nient’altro di particolarmente interessante che faccio.
Ludwig: Anche per me, sono un uomo con una one-track mind…(risate, ndr). Le mie giornate sono piene di momenti in cui suono la batteria. Poi magari esco e vado in qualche negozio di strumenti, nella sezione delle batterie ovviamente. Batteria, solo batteria.
Bene, ragazzi, grazie mille per il vostro tempo! A voi lo spazio per un saluto, se volete!
Fox: Oh…(pensa a lungo, ndr)…grazie per il supporto, speriamo di vedervi on the road!
Intervista a cura di Alessandro Quero

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