The Soft Moon: ... e ora qualcosa di completamente diverso

Luis Vasquez è un genio, il suo progetto The Soft Moon è la new sensation degli ultimi quattro anni, autore di due albums ed un ep che lo hanno posto ad honorem accanto a classici del post punk come i Chrome, Joy Division e Suicide. Vibrante, nervosa, notturna, disarmonica, una musica che grida il malessere esistenziale della società urbana e del suo creatore. Zeros, uscito nel 2012 e finito immediatamente ai vertici della mia top 10 di fine anno, è un'altra perla, più ritmica e rumorista rispetto all'esordio, più dark wave. Luis è anche una persona complessa e profonda, ha una voce che "sorride" e ti parla con candore ed estrema gentilezza dei suoi lati oscuri, che sono anche ciò di cui si nutre la sua musica. Un'intervista questa a cui tenevo particolarmente e che si è rivelata atipica ed estremamente appagante, proprio per la sua particolarità. Ad Aprile The Soft Moon sarà di nuovo in Italia, un'occasione da non perdere, dato che i concerti sono parte integrante del suo modo di esprimersi, attraverso elaborate installazioni video.

Che ricordo hai del mini tour italiano dell'anno scorso?
Ottimo! Si è creato un bellissimo legame con le persone presenti; sinceramente non pensavo fossimo così conosciuti da voi. Sono molto contento di tornare!
So che hai incrementato le percussioni dal vivo...
L'ultima volta che siamo venuti avevamo una drum machine, questa volta abbiamo un batterista vero. Su alcuni pezzo io stesso suono percussioni e bongo. Amo molto le percussioni, vengo da un famiglia di percussionisti, quindi per me è molto naturale esprimermi in quel modo.
Si adatta alla tua musica estremamente ritmica...
Esatto. In futuro accentuerò la componente percussiva.
Zeros ha un sound diverso dai precedenti lavori. Anche questa volta hai fatto tutto da solo o ti sei avvalso di uno studio?
Questa volta ho scritto di nuovo la musica a casa, poi sono andato in uno studio di registrazione, mentre in precedenza ho scritto e mixato a casa da solo. Volevo un suono più professionale, la differenza maggiore fra i due
album è questa. La musica è più dura e d'impatto, puoi sentirne di più le trame, la consistenza. Il precedente album era più intimista, una sorta di riscoperta della mia infanzia, che avevo rimosso per tanto tempo. Zeros è il passo successivo, la vita vista con gli occhi dell'adulto. I Soft Moon sono nati come un progetto introspettivo, una sorta di terapia. Ho avuto una infanzia molto difficile e crescendo ho cercato di dimenticarla. Mia madre e mio padre avevano violente discussioni praticamente ogni notte ed assistervi era davvero traumatico. Io stesso non sono stato trattato granché bene. Così ho coscientemente rimosso tutto. Quando ho creato i Soft Moon ho cominciato a ripescare i miei ricordi...
Com'è la vita vista con gli occhi dell'adulto?
Piena di domande a cui ancora non ho trovato una risposta. Sono molto curioso riguardo alla biologia del corpo e l'essere umano in generale, lo trovo ancora strano e mi spaventa. Sono cose che mi tengono sveglio anche la notte.
Perché l'anatomia e biologia del corpo umano ti ossessionano tanto?
Ancora non l'ho capito. Non so se è qualcosa che ha a che fare con la mia infanzia o meno. Spesso mi sento come se il mio spirito, il mio essere provengano da altrove e si siano ritrovati in questo corpo qui sulla terra e mi chiedo il perché della loro presenza in questo posto. Ogni cosa che ha a che vedere con l'essere umano mi risulta nuova e sconosciuta. Mi sento a disagio, è strano essere una creatura umana. La struttura delle mani, per esempio, mi affascina. Ho una sorta di fobia riguardo al mio collo, alla gola ed a ciò che potrebbe sfiorarli... Anche il sesso, ciò che le persone fanno fra di loro, mi sembra così curioso... Penso davvero di essere una creatura che proviene da qualche altra parte!
Conosci le mostre Body World di Gunther von Hagens con i suoi lavori di plastinazione?
Sì, è venuto anche a San Francisco e volevo andare a vedere la mostra ma non ci sono riuscito, avevo troppa paura! Non sono i cadaveri in se che mi spaventano, ma il modo in cui la mia mente tradurrà quelle immagini nella mia testa. Tutta quella fisicità è troppo strana per me... hai presente il corpo dell'uomo a cavallo? Ho visto la fotografia...
Soft Moon è nato come un tuo progetto solista. Lo consideri una vera band ora?
Direi che i Soft Moon sono divisi in due parti. La più importante sono io, l'artista solista che scrive in base alla sua vita, alle sue esperienze e ai suoi pensieri. L'altra è la live band. Sono due mondi ugualmente rilevanti, che raggiungono differenti obiettivi. La parte live è molto più potente, aggressiva e rumorosa. Il disco, cioè la parte solista, è più personale, profondo e introspettivo.
Le parti vocali continuano ad essere quasi assenti...
Ho molta difficoltà nell'esprimere i miei sentimenti con le parole, da quando posso ricordare è sempre stato così. Ci riesco meglio creando suoni, trame e atmosfere attraverso oggetti e strumenti musicali. D'altra parte sento che vorrei mettermi alla prova nell'esprimermi di più a parole... mi piace mettermi alla prova, fa parte del crescere. Quindi può darsi che nei prossimi dischi ci saranno più testi... vedremo cosa succederà.
A proposito di oggetti... Tu non usi software per creare la tua musica ma, piuttosto, oggetti reali, come la cartavetrata, per ottenere determinati effetti e suoni...
Sì, uso materiali diversi di volta in volta. Mi piace avere dei suoni "organici" e mantenere un tocco umano, suonando tutto quello che è presente sul disco. Non ho nulla contro l'uso della tecnologia ma preferisco mantenere questo senso fortemente organico.
Concordi se dico che il tuo modo di comporre è più vicino a quello di un visual artist che di un compositore?
Sì, non sopporto proprio di creare musica con le classiche strutture che sentiamo il più delle volte. Cerco di creare musica che si possa "vedere", che abbia più a che fare con la fotografia o delle piccole soundtracks. Non uso la classica struttura verso-coro-verso-coro, non è il modo in cui riesco ad esprimere ciò che sento e come vedo il mondo. Le mie canzoni sono più come dei quadri.
A proposito di colonne sonore...In un episodio della serie American Horror Story compare Want, dal nuovo album.
Sì, in una scena di sesso! E'stato buffo vedere il frontman dei Maroon 5 recitare con un mio pezzo in sottofondo; non mi piacciono i Maroon 5!
Come è nata la collaborazione dell'anno scorso con John Foxx (primo singer degli Ultravox N.d.R) per il 7” Evidence?
Ho ricevuto una mail da John Foxx, dove diceva di essere un mio fan e che gli avrebbe fatto piacere collaborare insieme in futuro. Sono andato a suonare a Londra un paio di settimane dopo aver ricevuto la mail ed ho incontrato John nel backstage di un mio concerto. Abbiamo parlato di musica, della vita in generale... Quando sono tornato a casa, ho ricevuto da lui un sample, ci ho aggiunto delle parti ed abbiamo continuato a spedircelo, aggiungendo ciascuno la propria parte. Sono stato lusingato e allo stesso tempo è stata un'esperienza interessante, perché sono abituato a lavorare da solo e non pensavo che sarei riuscito così bene a lavorare con qualcun altro. Apprezzo molto la sua carriera solista, il suo primo album Metamatic è una delle mie influenze maggiori.
Come è nata la tua passione per la musica?
Da ragazzino guardavo sempre MTV e sono rimasto affascinato dalla musica e dall'idea di suonare. Ho chiesto a mia madre di comprarmi una chitarra ma lei non ha voluto; è stato mio nonno a regalarmela per Natale, quando avevo undici anni. Questo è praticamente l'unico episodio che io ricordi della mia infanzia. Da quel momento ho cominciato a suonare sempre, all'inizio punk songs, ed è iniziata la mia attuale vita. Ho avuto la mia prima vera band a quattordici o quindi anni.
Perché hai scelto proprio lo zero come simbolo del nuovo album?
Per me ha un significato apocalittico, indica la fine del mondo, qualcosa che credo mi ossessioni. Il primo brano si chiama It Ends e, appunto, indica la morte, quindi il passaggio ad un'altra realtà; alla fine del brano si sente un cuore che batte, qualcuno che respira, quindi un ricominciare di nuovo. Lo zero è questo: la fine ed un nuovo inizio. Tutti noi diventiamo degli zeri...
Intervista a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 feb 2013 alle 17:09

Sapevo ti sarebbe piaciuta! Non vedo l'ora del concerto...

Inserito il 25 feb 2013 alle 16:07

Brava Laura! Recensione davvero ben fatta e interessante! Ce ne fossero di più di artisti come lui....