Illogo, la follia senza nome.

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Gli Illogo sono tornati con l’ottimo “La Sorgente Del Punto di Rotazione” e ci svelano, per bocca del leader Erik Fransson, tutti i dettagli del disco.

“La Sorgente Del Punto di Rotazione” è il vostro secondo full-lenght. Cosa c’è di nuovo? Come è stato il processo compositivo?
Questa volta, a differenza del lavoro precedente, abbiamo composto tutto in sala prove senza utilizzo del computer. Interminabili mesi di prove hanno prodotto un album più dinamico, diretto e, secondo noi, più asciutto del primo album. Siamo contenti di essere riusciti a dare alla produzione un suono e un taglio molto simile a ciò che noi stessi sentivamo in sala durante le prove e quindi certi sbilanciamenti tra gli strumenti (il non equilibrio dei volumi) sono appunto il frutto delle nostre percezioni durante le prove. Cercare di riuscire in ciò è stato molto avvincente. Possiamo dire infine che con questo disco ci siamo sfogati
È passato molto tempo dal debutto. Quali sono le ragioni?
Noi siamo terribilmente lenti in fase compositiva, in fase decisionale, in fase di registrazione e quindi questo comporta una dilatazione dei tempi non indifferente. Abbiamo pure dovuto affrontare il ritorno totale in sala prove e trovare la giusta confidenza con la nuova situazione ci ha un po’ rallentati
Il titolo mi incuriosisce. Qual è il concept dietro il disco?
Illogo non fa mai dei concept album. Sicuramente esiste un tema centrale che è costituito dai testi presenti nel libretto. Ogni aspetto dell’album come il titolo, le singole canzoni e i loro nomi, l’artwork e così via, vivono di luce propria…sono elementi che si uniscono per costituire un insieme, ma possono anche rimanere indipendenti: ognuno ha un suo significato specifico che converge verso il titolo dell’album, che alla fine non è altro che un modo più pittoresco per dire “L’inizio del nuovo corso”
Ho trovato molto interessante e di “nicchia” pubblicare il disco anche in edizione digitale su chiavetta usb. Ti va di approfondire?
In verità un po’ per indole cerchiamo sempre un distinguo. L’avere optato anche per la chiavetta usb ci sembrava un modo per star pure al passo coi tempi, rimanendo comunque una cosa un po’ strana per gli standard in uso. All’inizio avevamo pensato di fare uscire il disco su scheda SD ma abbiamo desistito principalmente per i problemi di fruizione che si sarebbero venuti a creare. L’idea di imballare la chiavetta però è stata sviluppata in seguito.
Ci è piaciuta molto e abbiamo deciso insieme con Stefano Ricci di creare una specie di bomboniera. Il risultato ci sembra molto elegante e adatto solo a certe nicchie di persone.
Con questa tiratura limitata abbiamo cercato di onorare al meglio questo nostro lavoro
Quali sono le ragioni per fare uscire un disco autoprodotto? Solo mancanza di interesse delle label o precisa scelta artistica?
Trovare una label per un gruppo come il nostro è molto difficile. Per promuovere al meglio questo progetto occorrerebbe una persona più pazza di noi…questo ancora non è accaduto.
Praticamente siamo sempre stati senza un vero supporto dietro. Con il precedente lavoro siamo stati ad un passo per firmare con Candlelight ma alla fine non abbiamo concretizzato per alcuni aspetti che non sto qui a spiegare. Cercare una label invano non avrebbe fatto uscire il disco…al giorno d’oggi ci si può benissimo autoprodurre senza che ciò significhi lavori scarsi. L’autoproduzione porta sempre con sé alcuni svantaggi ma riesce a trovare quel qualcosa, quel taglio alla produzione, che rimane sempre più affascinante e personale e che difficilmente una produzione di alto livello, ma canonica, riuscirebbe ad ottenere.
Il Metal è troppo standard ormai e quindi per trovare le linee giuste occorre guardare altrove.
La gente spesso non osa semplicemente perché potrebbe avere difficoltà nel proporre e vendere il prodotto o magari a trovare una label…vogliamo credere che sia così piuttosto che pensare che non lo facciano perché troppo incasellati nel genere e troppo annichiliti dallo standard del sistema
Nella rece ho sottolineato delle affinità, musicali con “Sadness Will Prevail” dei Today Is The Day e visuali con “Begotten”, film di Elias Mehrige. Che ne pensi?
Sinceramente non conosco il film mentre per i Today Is The Day nutro un profondo rispetto: conosciamo la loro musica e la apprezziamo ma riteniamo di non ispirarci a loro in fase compositiva e quindi le affinità di cui si parla nelle recensioni (perché ci capita spesso di essere accostati a loro) riteniamo siano del tutto casuali.
Il disco ha anche una parte visuale sviluppata da Stefano Ricci. Come è nata questa collaborazione? Cosa vogliono evocare le immagini?
Stefano da un po’ di tempo si cimenta in queste riprese video a bassa risoluzione e ci ha fatto vedere alcuni suoi lavori precedenti e visto che si voleva fare un lavoro che contenesse sia musica che video gli abbiamo chiesto di girare dei filmati a suo piacimento. Abbiamo in seguito visionato il materiale e da una piccola cernita è venuto fuori il lato video della Sorgente del Punto di Rotazione. Rappresentano ed evocano il non-finito.
A distanza di tempo come giudicate la scelta di non avere un nome per la band? Più gli aspetti positivi o negativi?
Questa scelta rimane sempre la cosa più azzeccata del nostro progetto e il disegno stesso che ne è scaturito lo riteniamo potentissimo.
I veri problemi si sarebbero visti semmai uscendo dal limbo dell’underground ove occorre riuscire a supportare al meglio un concetto visivo e non un nome vero e proprio. Le labels capaci di questo sono molto poche a nostro avviso.
Ma diciamo che essendo rimasti nella nicchia non ci sono stati troppi problemi. Affiancando anche il supporto del termine Illogo siamo alla fine diventati “pronunciabili” e la gente scavalca agilmente tutti i lati negativi del non avere in verità un nome costituito da lettere.
Se non sbaglio siete di Ragusa. Non è proprio il posto ideale per fare un certo tipo di musica. Quanto vi influenza il contesto?
Il contesto è sempre fondamentale…in fondo si riversa in musica ciò che sei…influenzato dalla cultura e usanze del posto in cui vivi, e parlo di quelle cose che hai dentro (come attitudine e atteggiamento) e non di una rispondenza diretta tra paesaggio e musica che semmai si trova in cose tipo foreste-black metal…(quello si che è un connubio tangibile e avendo io il padre svedese posso assicurarti che è così). Come Illogo quindi noi dovremmo suonare tarantelle e reggae sguazzando tra spiagge e perizomi…invece non è andata così…
Per noi, a portare l’influenza vera e propria del posto in cui vivi, sono le politiche di gestione perché esse influenzano molto i nostri atteggiamenti e acutizzano in peggio le nostre vite e le relazioni sociali…spesso ci si carica di una negatività interna che rimane nel carattere e influisce sul nostro comportamento anche musicale
Un pensiero sui risultati delle recenti elezioni politiche?
Al momento siamo molto meravigliati del risultato ottenuto dalla destra. A prescindere dal nostro orientamento non pensavamo si arrivasse a questo punto dopo tutti gli scandali successi…ma questa è l’Italia. Staremo (scazzati) a vedere.
Quali saranno le vostre prossime mosse?
Come ogni volta, non sappiamo cosa ci attende; Illogo dopo ogni album va un po’ in letargo. Non stiamo componendo nuovi brani al momento e non sappiamo cosa verrà fuori al prossimo giro ma speriamo lo stesso di far bene. Per adesso penso di poter dire che il prossimo lavoro sarà probabilmente l’ultimo.
Ok, chiudete pure come volete.
Ringraziamo te Luigi e la redazione tutta che ci ha permesso di stare con questa intervista all’interno della webzine. Grazie per la visibilità che ci avete concesso.
Intervista a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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