In sei anni di vita gli
Sworn Amongst hanno pubblicato due EP e due full length, quindi di certo non si può dire che gli manchino le idee… Il problema è che non sempre la quantità va di pari passo con la qualità, e questo discorso calza a pennello al nuovo disco degli inglesi, “And so it begins”. Nonostante l’artwork parlasse già da solo, vi giuro che ho messo il cd nel lettore tenendo da parte tutti i pregiudizi del caso, proprio per evitare che il mio giudizio potesse essere influenzato da fattori esterni a quelli musicali. Ciò nonostante alla fine dell’ascolto dell’album non me la sento di gridare al miracolo. La seconda fatica sulla lunga distanza degli Sworn Amongst non ha il piglio giusto per lasciare un segno tangibile nell’affollata scena metal dei giorni nostri. Certo si fa ascoltare con piacere, e qua e là ci sono anche alcune idee niente male, ma nel complesso risulta decisamente anonimo e privo di mordente. Le coordinate stilistiche lungo le quali si muove il quartetto di Patrington sono quelle del thrash metal, di quello moderno, inutile sottolinearlo, e se è vero che da un punto di vista esecutivo non c’è nulla da rimproverare alla band, con una buona prova di tutti e quattro i membri, non altrettanto si può dire, come già accennato, per quello compositivo. Le sensazioni di deja vu sono davvero troppe e troppo spesso presenti. I nostri saccheggiano e rimaneggiano il repertorio dei grandi del passato, dalle armonizzazioni dei Maiden al groove dei Pantera e dei Machine Head. Se questo però può essere un problema relativo (l’originalità non deve essere rincorsa a tutti i costi…), il fatto che i brani siano un po’ troppo lunghi, un po’ ripetitivi e privi di quel riff o di quel ritornello che ti si piantano in testa e non ti abbandonano più, è un po’ più determinante per quanto riguarda il giudizio finale. E dico questo anche con un po’ di amarezza, perché appare evidente che gli Sworn Amongst hanno gli attributi giusti al posto giusto, solo che hanno un po’ sprecato un’occasione per dimostrare davvero di cosa possono essere capaci. L’impressione è che i nostri abbiano voluto mettere su un disco thrash volutamente poco incazzato, come se l’intenzione fosse quella di voler a tutti i costi accaparrarsi le simpatie di chi li ascolta. Ma sapete anche voi che un disco thrash patinato non è proprio il massimo, no? In definitiva, non si può assolutamente gridare al miracolo, certo, ma non è neanche giusto stroncare un disco tutto sommato piacevole. Se volete passare un’oretta scarsa ascoltando un cd che scorre via leggero allora date una chance a questo “And so it begins”, sapendo, però, a cosa state andando incontro…
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