Quante volte il cambio di cantante si è dimostrato fallimentare per una band? E quante altre volte un vero e proprio successo? Potrei citare alcuni casi del primo esempio, i Sepultura con Derrick Green, gli Anthrax con John Bush, o i Venom di Tony Dolan. Specifichiamo, non casi dove la qualità dei dischi sia da buttare, ma dove la popolarità sia drasticamente calata. Secondo esempio, basti pensare agli Iron Maiden con Bruce Dickinson, agli Helloween con Andi Deris, o ai Pantera con Phil Anselmo.
Tanti generi diversi, ma dove il concetto rimane quello. Il cambio di cantante è sempre una bella sfida, a volte vincente, e a volte perdente. Quando
David Reece arrivò negli
Accept nella metà del 1987, dopo il licenziamento dello storico singer
Udo Dirkschneider, possiamo dire che la scelta si è risolta nel mezzo. Proveniente da una band hard rock, i Sacred Child,
Reece superò parecchi provini per poi debuttare ufficialmente nell’album
“Eat The Heat” del 1989.
Forse perché provenienti da un tour assieme a Dokken e Ratt ai tempi di
“Russian Roulette”, o forse per le sonorità di moda al momento in America e per la voglia di sfondare ulteriormente lì,
Wolf Hofmann e soci cambiarono drasticamente il loro sound virando su sonorità alla Def Leppard, Scorpions (che in quel periodo uscivano con “Savage Amusement), e Motley Crue.
Difficile a un primo ascolto riconoscere il trademark
Accept, il quale è nascosto sotto influenze quasi Sleaze/Glam Metal, e che in pezzi come
“Chain Reaction” e
“Turn The Wheel” sembra di sentire una versione b side degli Skid Row. Questo vuol dire che le canzoni in generale sono brutte? No, anzi.
“X-T-C” e la veloce
“Hellhammer” sono coinvolgenti il giusto, e
“Generation Clash” è una piccola gemma basata su un bel giro di basso, e che sarà poi riarrangiata sull’album
“Death Row” del 1994, dove figurerà
Udo.
“Mistreated” è indiscutibilmente una bella ballad ma che lascia con più dubbi che apprezzamenti, mentre su
“Stand 4 What U R” sembra di sentire un pezzo dei Cinderella.
Un album strano
“Eat The Heat”, sicuramente da non consigliare ai neofiti della band che dovrebbero recuperarsi sicuramente i precedenti dischi per avere un’idea generale del sound degli
Accept. Come ho detto, la qualità non manca in questo disco, ma la scelta di virare stavolta in modo più deciso verso sonorità più abbordabili, con la speranza di sfondare definitivamente in suolo americano, è stata una bomba che è esplosa nelle mani stesse degli
Accept, i quali dopo la cancellazione di un tour assieme a W.A.S.P. e Metal Church si trovarono prima nei problemi per la stabilità della band dopo un grave incidente alla schiena riguardante il batterista
Stefan Kaufmann, per poi licenziare
David Reece, e sciogliersi di comune accordo sulla fine del 1989. Sicuramente un disco da riscoprire, ma dove regna un senso generale di incertezza.
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