Tornano
Lester e le Ragazze Valanga (nella recensione di “Dysfunctionally yours … Live!” avevo leggermente travisato la traduzione del vostro monicker … sorry guys!) e con loro ritorna il rock ‘n’ roll, quello ruvido, istintivo, essenziale nelle strutture, adrenalinico, spigliato e velato di malinconia, quello che non si può proprio simulare … o ce l’hai dentro di te o non ce l’hai.
Niente paura questa volta vi risparmierò la solita
filippica sull’attitudine (benché la ritenga il vero
spartiacque tra autentici
rockers e vani millantatori) e mi limiterò a confermare la rilevante posizione di Lester all’interno della cerchia dei musicisti che meritano tutto il nostro rispetto per come interpretano le “insidie” di un genere solo apparentemente facile, per il modo in cui contribuiscono a rendere la nostra
Italietta (tra l’altro portando la loro musica su una miriade di palchi e confrontandosi con eminenze del settore, impegnati, come affermano i nostri nella loro bio, nella “
conquista del mondo, una bettola alla volta”) una nazione
credibile anche in questo campo e poi per come si sa scegliere i collaboratori, in una formazione che, nonostante i frequenti avvicendamenti, appare sempre idonea e affiatata.
“Estranged in Ladyland” è dunque, ancora una volta, un’ottima raccolta di canzoni che riescono a infrangere la barriera del
cliché grazie alla forza di un feeling denso e di un notevole gusto compositivo, capaci di celebrare gli immarcescibili modelli (oltre ai Ramones, omaggiati esplicitamente nel brano conclusivo del disco, Rolling Stones, Dead Boys, Kiss, Hanoi Rocks, New York Dolls, Heartbreakers, …) con evidente ed innata spinta emozionale.
La
rivisitazione appare, così, il tramite attraverso cui mettere in atto la
salvaguardia di un modo di fare musica basato fondamentalmente sull’intensità e sulla visceralità, dimenticandosi per un attimo di del
numero di note prodotte e di quell’originalità
tout-court che pure tanto è perseguita dai
critici, ancor prima che dai
musicofili.
Se cercate le atmosfere frizzanti ma anche vagamente decadenti, l’hard rock (n’ roll) e il punk, le voci impastate di tabacco e alcol, il
glamour sudicio e rude, il vizio e la vita degenerata, il whisky, il gin (quello
freddo evocato nel riff di “Eat it up”!) e la tequila (gustosi i bagliori
latini) ma soprattutto delle belle canzoni ricche di melodie contagiose, dinamismo e cori colloidali, affidatevi con tranquillità a
Lester And The Landslide Ladies: basterà ascoltare una volta “Estranged in Ladyland” per rendersi conto di aver trovato un bel modo per soddisfare i vostri desideri.