Bruce Lamont - Feral Songs For The Epic Decline

Copertina 8

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2011
Durata:41 min.
Etichetta:At A Loss Recordings

Tracklist

  1. ONE WHO STANDS ONTHE EARTH
  2. THE EPIC DECLINE
  3. YEAR WITHOUT SUMMER
  4. THE BOOK OF THE LAW
  5. DISGRUNTLED EMPLOYER
  6. DECONSTRUCTING SELF DESTRUCTION
  7. 2 THEN THE 3

Line up

  • Bruce Lamont: saxophone, harp, acustic guitar, percussion, vocals, effects

Voto medio utenti

E' con molto piacere che mi trovo a recensire uno degli artisti che più stimo nel panorama avanguardistico musicale attuale.

Noto per i suoi Yakuza e per il recente progetto dalle forti sonorità industriali, i Circle Of Animals, prima band industrial ad entrare a far parte del roster Relapse Records con il loro debutto discografico Destroy The Light, Bruce Lamont è un polistrumentista che in questa sede ci delizia con la sua prima produzione solista.

Ciò che spiazza è proprio l'incredibile abbondanza di ispirazione che ha permesso al poliedrico artista di dedicarsi, in un solo proficuo anno, alla stesura, registrazione ed uscita di ben tre lavori, quasi in contemporanea: l'appena citato debutto con i Circle Of Animals, il nuovo e consigliatissimo album Of Seismic Consequence, prodotto con la sua main band, gli Yakuza, ed in ultimo questa nuova sperimentazione che lo vede alle prese con un genere molto personale e ricercato.

Feral Songs For The Epic Decline nasce dall'unione di sette pezzi, quattro registrati nel 2007 e tre registrati nel 2010, e dimostra di essere un lavoro molto maturo ed allo stesso tempo impulsivo. Spesso e volentieri le due cose vengono considerate come opposti che si scontrano e si neutralizzano: è credenza comune che un lavoro per essere maturo debba essere pensato a lungo e studiato nei minimi dettagli.
Seppur con un livello di dettaglio molto profondo, in questo caso la spontaneità della composizione, la sensazione che la musica e l'incastro dei vari strumenti e dei vari paesaggi sonori sia avvenuto in maniera del tutto autonoma, consente a questa produzione di occupare di diritto un livello superiore.

La parte subconscia di Bruce è la protagonista incontrastata della piece. Vengono manifestate sensazioni ed emozioni che sono parte della personalissima sfera emotiva dell'autore, rendendo l'album un concept molto chiuso in sè stesso ed intimista che, tuttavia, non estromette l'ascoltatore, accogliendolo e coinvolgendolo.

Il ritmo è molto cadenzato ed ha sfumature quasi drone per la pesantezza e la lentezza di alcuni passaggi che quasi si trascinano nel loro essere distorti e sporchi. L'artista si cimenta nell'esecuzione di diversi strumenti, accompagnando la sua voce calda e sensuale con percussioni, effetti loop, chitarra acustica ed armonica, quest'ultima in particolare nella track conclusiva, "2 Then The 3".

Merita certamente molta attenzione "The Epic Decline", pezzo controverso che cela qualcosa di davvero angosciante. Nella fase di ascolto si ha la persistente sensazione che qualcosa da un momento all'altro possa accadere e sconvolgere, concretizzata anche dall'uso delle percussioni che unite al sassofono danno un incedere tribale ed affannoso.

L'atmosfera che si respira durante i 41 minuti del full lenght è spesso melanconica, turbata e cupa.
C'è una patina oscura che aderisce e che rende il lavoro ulteriormente personale ed enigmatico.

Molto bella anche "Deconstructing Self Destruction" che, come suggerito nell'eloquente titolo, incomincia in maniera placata per poi esplodere in un urlo straziato, accompagnato da un ritmo di batteria insistente e quasi fastidioso. L'autodistruzione è vicina e dopo pochi minuti si concretizza con l'implodere della track su sé stessa.

Insomma, davvero un ottimo lavoro, senza dubbio difficile da capire a pieno e non adatto come colonna sonora in situazioni di sollazzo musicale.
Consigliato agli amanti di sonorità ricercate e dai gusti un pò borderline come la sottoscritta.
Recensione a cura di Selenia Marinelli

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