Proviene dalla toscana questo quartetto nato nel 2008 e dedito ad una musica indirizzata ad una miscela di industrial, gothic, dark ed elettronica, che promette scintille specialmente in fase live, appositamente concepita per far muovere e ballare le platee.
"
Deuxvolt", il primo lavoro omonimo della band, è una sorta di introduzione al pubblico e specialmente agli addetti ai lavori e presenta una band già molto matura a livello di songwriting e di idee, caratteristica sicuramente derivata dai numerosi progetti ed esperienze passate dei vari membri, e punta tutto sull'unione di elementi moderni con altri del passato, tentando (e riuscendo!) un unione tra delicati violini e pianoforti con synth boombastici e beats distruttivi, su cui domina la voce eterea di
Olympia, indovinata e necessaria all'interno di tale genere.
Il demo, per essere tale, ha una produzione molto buona ma ovviamente manca di quella spinta, di quel "muro sonoro", a livello chitarristico, che in un disco gothic/EBM è fondamentale per creare impatto, che invece sicuramente non difetterà in sede live; più che ok invece basso e sytnh elettronici, perfettamente calati nel loro ruolo.
Musicalmente parlando i dieci brani che danno forma a "Deuxvolt" risultano piuttosto variegati, passando da episodi più sfacciatamente commerciali e catchy ad altri più ipnotici ed ossessivi, come la riuscitissima strumentale "
Bullets for You" che a più riprese ci ha ricordato i
Ministry di "
Psalm69", anche a causa dei sample vocali registrati e posti in sottofondo.
Soffermandoci invece sull'altra natura dei pezzi, spiccano in modo più che convincente l'opener "
Evampire", intelligentemente posta ad inizio tracklist ed imponente sia per i bei riffs, gli ottimi inserti trance di synth e le azzecatissime linee vocali, la robertmilesiana "
Mairah's Rose" che però a livello di cori meriterebbe maggiore attenzione, "
Breathless", e la sorprendente "
God of Himself" che probabilmente a livello di songwriting è la più riuscita e convincente.
Un poco sotto si piazzano "
Breathless", troppo poco supportata dalla produzione un po' deficitaria, e "
Lie", sottotono come proposta rispetto alla media degli altri brani.
Da segnalare "
Equinox", un'interessante intepretazione della celeberrima "
Profondo Rosso" dei
Goblin di
Claudio Simonetti, non una semplice e pedissequa cover, eccellente a livello synth, come al solito non devastante alle chitarre.
In attesa che qualcuno si accorga di loro e possa finanziare in maniera adeguata la proposta musicale dei
Deuxvolt facciamo i complimenti a questi ragazzi invitando gli amanti del metal contaminato dal gothic industrial/elettronico a fare due salti ed a entusiasmarvi con loro nelle eventuali prossime serate dal vivo.
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