Due anni separano “
No Sacrifice, No victory” da questo nuovo album degli
Hammerfall, intitolato “
Infected”. Le differenze, però, sono a mio avviso ben presenti. Partite, se volete dalla copertina: laddove il nostro cavaliere
Hector troneggiava maestoso (e un filo tamarro), adesso c’è una mano su una cover cosparsa di rosso sangue, quasi un riferimento all’evaso protagonista di “
Patient Zero”, prima song del nuovo album. Cosa dire, invece, della musica? Se questa recensione fosse toccata al Graz, si sarebbe fatto il secondo pianto (il primo, se ricordate, se lo fece con "Legacy of Kings":
leggete qui per saperne di più!), ma stavolta di disperazione! Del power metal ottantiano e pomposo, marchio di fabbrica della band di Joacim Cans, non ne rimangono che sparuti brandelli, gettati qua e là in mezzo ad un coacervo di canzoni che spaziano da ‘
niente di che’ a ‘
bruttina’, con qualche occasionale puntata in ‘
che è sta roba??’.
Inutile cercare alibi o fornire scusanti ad una band di questa portata: “Infected” è semplicemente il disco forse meno ispirato della carriera degli svedesi. Salvo dalla debacle giusto una manciata di pezzi: “
Bang your Head”, old-style sin dal titolo; “
Dia de los Muertos”, finalmente una bella botta di power come dio comanda; “
Let’s get it on”, altro pezzo che sembra uscito dalla macchina del tempo. La voce di Joacim, anche questa volta, è bella, acuta e cristallina come piace a noi/voi, ma è quello che c’è intorno che non funziona. Prendete, a mero titolo esemplificativo, una “
One More Time”, e paragonatemela ad una qualsivoglia song della passata discografia! Oppure, andiamo al lentone di turno: “
Send me a Sign”, scontata dal titolo all’esecuzione.
Non sono mai stato uno degli accanitissimi strenui difensori degli Hammerfall, ma da amante del power li ho sempre stimati ed ascoltati con gusto. È per questo che chiudo la recensione con rammarico: “Infected” è forse un tentativo di rinnovare sound ed immagine della band, ma, se così fosse, il tentativo è fallito, almeno a parere di chi scrive. Poi, come sempre e soprattutto con nomi di questo calibro, ognuno si tenga stretta la sua personalissima, sacrosanta opinione.