La band riminese con “Lost inside” ha partorito il successore del debut “Soul mechanics” del 2009 che buone impressioni aveva ricevuto da parte della critica specializzata.
Rispetto a “Soul mechanics” i Nostri hanno variato la propria proposta musicale virando verso un mix personale in cui un metal/industrial aggressivo, che può ricordare in alcuni momenti gli svedesi Soilwork, incontra le influenze progressive anni 70 “congelando” le origini death.
Il terzetto iniziale costituito da “Still feel you”, “Leave me alone” e “Save me” ci mostra in tutta la sua forza la voglia di cambiamento in casa Opposite Sides.
La voglia di ricercare soluzioni non banali ma nemmeno esercizi di stile fini a sé stessi, in cui non si perde mai di vista l’economia e lo sviluppo armonico della canzone.
Davvero buona la prestazione vocale del singer/chitarrista Massimo Arke che alterna melodia (v. il refrain di “Kill me everyday”) e toni più duri (come ad esempio nella titletrack) senza dare l’impressione di forzare il registro in suo possesso.
Molto buona anche “My spleen” in cui la band si cimenta in soluzioni che ricordano il songwriting dei Queensryche.
La faccia più cyber della band la possiamo trovare nelle tracce finali di “Lost inside”.
L’incedere metallico di “Survive” e l’elettronica “Electric breath” conducono alla finale “It’s up to you” la quale condensa nei suoi sette minuti e mezzo di durata, tutti le sfaccettature analizzate fino ad ora.
“Lost inside” è un prodotto davvero valido, ben registrato ed arrangiato che ha le carte in regola per piacere anche oltre i patri confini.
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