Dopo l'ottimo esordio "Oracles" e l'altrettanto ottimo EP "Mafia", i nostri
Fleshgod Apocalypse sfornano oggi il loro secondo album in studio, un disco che è foriero di parecchie novità in casa della band italiana: sicuramente la più importante è l'entrata in pianta stabile del tastierista Francesco Ferrini, seguita a ruota dall'importante contratto che il gruppo è riuscito ad ottenere dalla potente label
Nuclear Blast che sicuramente darà una spinta enorme alla visibilità dei Fleshgod. Non ultimo da segnalare anche il cambio di logo, decisamente più leggibile e 'pulito'. Viene dunque spontaneo chiedersi se tutto questo abbia avuto delle ripercussioni anche a livello di sound dei nostri, e purtroppo la risposta è sì: "Agony" è permeato in ogni nota da un'impronta sinfonica che fino ad oggi era rimasta di mero contorno, non risultando mai ingombrante o invadente; oggi questa stessa componente è diventata pietra angolare della musica della band romana, che da formazione brutal death si è trasformata in una specie di gruppo symphonic death. Il risultato che se ne ottiene è pacchiano, con orchestrazioni pompose e magniloquenti che sotterrano completamente l'operato delle chitarre e che stonano decisamente con il lavorare fremente e incessante della batteria, mentre a peggiorare ulteriormente le cose intervengono le clean vocals ormai sistematiche di Paolo Rossi: ma mentre su "Mafia" queste erano inserite in maniera sensata e ponderata, lo stesso non si può dire di "Agony" dove spesso risultano fuori contesto ed assolutamente inadeguate. Emblematica in questo senso è "The Deceit", dove lo starnazzare del bassista Paolo Rossi risulta persino fastidioso. Certamente pezzi come "The Violation" o "The Egoism" (con tanto di cantato lirico da parte di una cantante, evitabile da quanto imbarazzante) sembrano in generale più azzeccati, ma in generale a gravare su questo disco è una sensazione di artificiosità e plasticosità che francamente non mi sarei aspettato dai Fleshgod Apocalypse fino ad un anno fa: sotto la coltre barocca e pacchiana delle orchestrazioni si coglie ben poco, come dire "tutto fumo e niente arrosto".
Sicuramente l'interesse da parte della Nuclear Blast ha rappresentato una svolta nella carriera dei Fleshgod Apocalypse, che grazie anche a questa svolta a livello musicale saranno in grado di allargare di molto la cerchia dei propri seguaci. Di contro, si tratta di una mutazione che i fan della prima ora e più legati alla loro componente death metal difficilmente perdoneranno loro. Della formazione che stupì tutti con "Oracles" in "Agony" rimane ben poco....