Copertina 9,5

Info

Past
Genere:Prog Rock
Anno di uscita:1972
Durata:38 min.
Etichetta:Atlantic Records

Tracklist

  1. CLOSE TO THE EDGE (THE SOLID TIME OF CHANGE, TOTAL MASS RETAIN, I GET UP I GET DOWN, SEASONS OF MAN)
  2. AND YOU AND I (CORD OF LIFE, ECLIPSE, THE PREACHER THE TEACHER, APOCALYPSE)
  3. SIBERIAN KHATRU

Line up

  • Bill Bruford: drums and percussion
  • Chris Squire: bass and vocals
  • Steve Howe: guitar and vocals
  • Jon Anderson: lead vocals
  • Rick Wakeman: keyboards

Voto medio utenti

In memoria di Chris Squire (1948-2015)


Definire il “progressive” è impresa ardua; il massimo che si può fare è indicare un numero di album imprescindibili in modo da poter rendere l’idea di un sound che ha fatto la storia del rock. In un ipotetico campionato di dischi essenziali dell’epoca d’oro del genere (1967-1975 circa) “Close To The Edge” non avrebbe rivali. Nonostante i tanti capolavori di quell’anno (“Foxtrot” dei Genesis, “Thick as a Brick” dei Jethro Tull, “Storia di un Minuto” e “Per Un Amico” della “nostra” PFM, giusto per citare altri “imprescindibili”) questo album degli Yes sintetizza tutti gli elementi di un movimento che ha resistito, tra alti e bassi, fino a oggi: perizia strumentale (Jon Anderson, Bill Bruford, Steve Howe, Chris Squire e Rick Wakeman non hanno bisogno di alcuna presentazione), capacità vocali (qui figlie della scuola beatlesiana e precorritrici delle armonie teatrali dei Queen), strutture complesse (la “forma-canzone” non è tra le prerogative degli Yes, almeno non in questi anni), liriche immaginifiche e pseudo-filosofiche (opera del talento di Anderson), grafiche straordinarie (Roger Dean, grazie agli Yes, diventerà l’artista di riferimento in ambito progressivo). Tre brani da manuale per 36 minuti di musica, dalla storica title-track (con il suo incipit di memoria Mahavishnu Orchestra) alla conclusiva e più ortodossa (per quel che vale il termine) “Siberian Khatru”, passando per la romantica ed epica “And You And I”. Menzione speciale per Eddie Offord, tecnico del suono tra i più attivi all’epoca, in grado dal banco di regia di dar forma ed equilibrio a un album di per sé estremamente eterogeneo. Dopo questo LP Bruford lascerà il posto ad Alan White (tuttora batterista della band), con la convinzione che gli Yes “abbiano detto tutto”, e finirà alla corte del Re Cremisi per spingersi musicalmente “oltre”, verso quei lidi dove gli Yes, diciamolo, non hanno poi avuto il coraggio di approdare. “Chapeau!”.


A cura di Gabriele Marangoni

Recensione a cura di Ghost Writer

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 lug 2015 alle 18:52

Album grandioso, ma ho avuto sempre una particolare predilezione per il successivo (e complesso) Tales.

Inserito il 22 lug 2015 alle 18:20

quando si evidenziano album di "vitale" importanza come questo, non si può che applaudire!! bravo Gabriele... ps. speriamo che grazie a questa recensione qualche giovane si possa avvicinare a tale opera! una delle storie da tramandare ai figli...

Inserito il 22 lug 2015 alle 15:35

Disco da oscar, uno dei miei preferiti di sempre. Non è importantissimo, ma gli avrei messo un 10 pieno. Di nuovo bravo Gabriele!!!

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