Svedesi, veterani della scena doom metal, gli Isole vantano già una mezza dozzina di album in appena sei anni di attività. Propongono uno stile austero, solenne, dai contorni epici, che ricorda principalmente l’impostazione dei Candlemass, come si può ben notare nella possente traccia iniziale dell’album, “The lake”.
Ma questa band non è un semplice clone, possiede una personalità propria che si evidenzia nei toni decadenti e inesorabili di “Black hours”, così come nell’articolata title-track che intreccia tensione metallica ad arpeggi e melodie gotiche. I brani esprimono una raffinata sofferenza, un’inflessione melodic doom che accresce l’atmosfera e la profondità delle situazioni. In alcuni momenti, vedi “Condemned”, l’aspetto vocale si sdoppia nel contrasto tra il cupo growl e la limpidezza malinconica dell’ottimo D. Bryntse, cantante di buone doti.
La proposta degli Isole rimane quindi entro i confini del doom metal più classico, senza escursioni altrove. Coerenza ben illustrata dalla tetra “When all is black”, che con lentezza funerea, voce salmodiante, sacralità oscura, conclude il lavoro nel segno di nomi quali Anathema, My Dying Bride, Argus, ecc.

Il quartetto scandinavo conferma la solidità del proprio stile, giocato sulla cura dei particolari e sulla buona capacità di rivestirlo con una decadenza dark espressiva. Il disco soddisferà i loro fans e gli appassionati di questa interpretazione del doom.