“Rise above the ashes, don’t be afraid to stand and face the masses”
Ecco, dischi come questo “
Outshine the Sun” degli esordienti
Neonfly sono quelli che ti rimettono in pace con il mondo della musica. Fresco, spontaneo, energico e ricco di quella carica e di quella voglia di fare che solo un gruppo di ventenni all’esordio discografico può e deve fare. E se oltre a tutto questo ci aggiungiamo una qualità tecnica e compositiva non indifferente, otteniamo un esordio davvero col botto!
I
Neonfly vengono dall’Inghilterra, terra che musicalmente negli ultimi anni non ha prodotto granché, soprattutto dal punto di vista del Power. Questi 5 ragazzi però riescono dove molti hanno fallito, proponendo si Power Metal ma molto melodico, a tratti sconfinante dell’AOR e nell’Hard Rock, mix che risulta davvero esplosivo, provare per credere.
E la bellezza del disco risalta fin dal primo ascolto, risultando fin da subito fresco, arioso, libero dalle catene delle grandi industrie discografiche e volto solo e solamente a divertire e a intrigare ogni tipo di ascoltatore, dal più esigente al più rilassato.
Si parte subito forte con “
Broken Wings”, canzone veloce e melodica che evidenzia in pieno quanto espresso finora e ci presenta una band di tutto rispetto: le due chitarre di
Thunder e
Harrington sono precise e affilate, capaci di creare melodie trascinanti e ammalianti, oltre a prodursi spesso e volentieri in assoli di tutto rispetto,
Paul Miller al basso è un vero asso (scusate la ruffianissima rima), cosa messa in evidenza anche da una produzione cristallina,
Boris Le Gal dietro le pelli è un mitragliatore quando serve e un attento metronomo in alternativa, dimostrando una poliedricità non comune, mentre
Willy Norton è il fortunato possessore di una voce splendida e cristallina, che non annoia durante le varie canzoni ma anzi, riesce a caratterizzarle con il suo buon range.
Il resto del disco è un alternarsi di canzoni più spiccatamente Power, quali “
The Revenant” e “
Reality Shift”, ad altre più AOR, come “
The Enemy” e “
Ship With No Sails”, passando addirittura per influenze orientaleggianti quasi à-la-Kamelot riscontrabili in “
Morning Star”. I
Neonfly però non si accontentano di rimanere nella bontà, ma cercano di uscirne e di ergersi all’eccellenza, proponendoci ad esempio la meravigliosa strumentale “
The Ornament”, dal titolo azzeccatissimo tra l’altro, vero e proprio ornamento ad un disco che già di per se brillerebbe di luce propria, che mette in mostra in maniera palese le qualità tecniche degli inglesi.
Altra perla del disco è la centrale “
A Gift to Remember”, e il regalo in questione che i
Neonfly ci fanno e che a noi sta ricordare è proprio il trascinante ritornello della canzone. Proseguiamo quindi la disamina dei brani eccellenti con il pezzo migliore del disco, “
The Messenger”: parte in maniera sinfonica e teatrale, si trasforma poi in una vera e propria ballad leggermente irrobustita dagli strumenti, salvo al minuto 3.30 mutare ancora una volta forma lanciandosi in una cavalcata power in cui le chitarre rubano letteralmente la scena per un intensissimo minuto, per tornare poi la dove tutto era iniziato.
Per concludere la critica e anche il disco troviamo “
I Think I Saw an U.F.O.”, che già dal titolo ci prepara a quello che andremo ad ascoltare, una canzone tiratissima e allegra, bestemmiando un po’ la definirei quasi “punk”, dal chorus trainante ed assolutamente irresistibile. U.F.O. presente tra l’altro anche nella bellissima copertina del disco, tanto per non farci mancare nulla.
In conclusione abbiamo tra le mani un vero e proprio piccolo gioiellino proveniente da oltre-manica, un disco che farà la felicità di una vasta tipologia di ascoltatori e senza dubbio farà la fortuna dei
Neonfly stessi, che con “
Outshine the Sun” si preparano a spiccare il salto verso l’elitario mondo, umano o alieno, della grande Musica, quella con la M maiuscola.
Quoth the Raven, Nevermore..