Wormed - Planisphærium (reissue)

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:44 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. TUNNEL OF IONS
  2. GEODESIC DOME
  3. VOXEL MITOSIS
  4. FRAGMENTS
  5. YLEM
  6. PLANISPHÆRIUM
  7. PULSES IN RHOMBUS FORMS
  8. DEHYDRATING
  9. VOXEL MITOSIS
  10. PULSES IN RHOMBES FORMS
  11. ECTOPLASMIC ICONOSPHERE (0.1)
  12. ECTOPLASMIC ICONOSPHERE (0.1)
  13. FLOATHING CADAVER IN THE MONOCHROME
  14. GEODESIC DOME

Line up

  • Phlegeton: vocals
  • Guillemoth: bass
  • J. Oliver: guitars
  • Charly: guitars
  • Andy C.: drums

Voto medio utenti

Il qui presente “Planisphaerium” è la ristampa, con rimasterizzazione, del disco uscito nel 2003, primo full lengh dei Wormed, con l’aggiunta dei due demo “Floating Cadaver In The Monochrome” del 1999 e “Voxel Mitosis” del 2001. La ristampa è opera dell’americana Willotip Records, distribuita in Europa dalla Hammerheart Records.
Messi da parte i convenevoli, ricordo con piacere quando uscì questo disco. Fu una ventata di novità nel panorama europeo che, dal punto di vista del brutal death metal, era surclassato dagli Stati Uniti.
All’epoca andavano per la maggiore i Brodequin dei fratelli Bailey, i Disgorge di Matti Way e Ricky Myers, i Devourment di Ruben Rojas e Mike Majewski, i Deeds Of Flesh di Erik Lindmark, esponenti della seconda ondata del Brutal Death Metal, quella che riprendeva la lezione di mostri sacri come Suffocation e Cannibal Corpse e la portava alle estreme conseguenze, con una vera e propria gara a chi andava più veloce, a chi suonava più brutale e a chi cantava più profondo, al punto che il termine growling non bastò più per descrivere il suono gutturale che fuoriusciva dalle ugole devastate di Matti Way e Ruben Rojas, arrivando a coniare un termine nuovo, ovvero il gurgling, alias il gorgoglio delle fogne del lebbrosario di Calcutta.
In questo contesto irruppero gli spagnoli Wormed, mostrando che anche in Europa avevamo cartucce da sparare.
Quanto detto dovrebbe bastarvi per capire cosa aspettarvi da questo disco, ovvero un massacro sonoro totale e totalizzante, il quale riceve un discreto boost dalla rimasterizzazione, per un suono denso, corposo, pastoso, monolitico, epperò vario, con continua alternanza tra accelerazioni lancinanti e decelerazioni da farvi schizzare gli occhi fuori dalle orbite.
I due demo soffrono il tempo, lasciando trasparire la differenza con i pezzi più recenti, differenza solamente relativa alla qualità sonora, non certo compositiva, che è di prim’ordine.
Il semplice ascolto di, una a caso, “Geodesic Dome” vale più di mille parole. A voi ne bastano tre, Brutal Death Metal. Fuori i secondi e dentro i duri e puri.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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