Metal moderno, modernissimo, che arriva a sfociare nell’industrial spesso tralasciando la componente death, che invece di rimanere protagonista fa solo da sfondo al lavoro di questi cuginetti degli In Flames (Niclas Engelin è infatti il mastermind degli Engel). E se proprio vogliamo dargli un’etichetta, allora io direi che a mio parere questi bravi svedesotti fanno metalcore, punto e basta.
Inutile stare troppo a trovare similitudini e richiami: questo album vi piacerà se siete giovani, tamarri, aperti di mentalità e inclini a tutto ciò che il metal ha sperimentato almeno dal 2000 in avanti. Io non sempre riesco ad esserlo, quindi la sufficienza che vedete è dovuta semplicemente al fatto che, oltre ad avere una produzione pomposa, questo disco risulta a tratti decisamente divertente, è piacevolmente melodico, chitarristicamente ottimo e vocalmente ci mostra una riuscitissima alternanza tra urlacci e pulizia. Per quanto riguarda il songwriting, invece, io non ci vedo altro che tante cose ormai trite e ritrite che non possono portare un lavoro così ad alto livello. Non c’è freschezza nei riff, negli inserti elettronici, nelle linee vocali.
Dunque se vi sapete accontentare, questo disco è per voi. Se volete quel qualcosa in più da un mondo ormai popolato di tante band tutte livellate intorno alla mediocrità, allora lasciate stare.
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