Premetto che "
Zodiac" dei padovani
Beyond the Gates sarà la recensione dei pensieri sparsi. Si perchè è pressoché impossibile fare un discorso logico ascoltando questo disco e apprestandosi a valutarlo: troppe cose vengono alla mente, confuse, così com'è confuso il progetto che sta alle spalle di questo disco.
Primo pensiero: quanti cazzo di gruppi che si chiamano Beyond the Gates esistono al mondo e/o in Italia? Troppi. Siccome siete nati nel 2011 ed eravate ben coscienti dell'esistenza degli altri, perchè non scegliere un altro nome? Confusione su confusione nella ricerca di informazioni..e nell'era di internet come veicolo primo di news e quant altro, questa non è decisamente una cosa positiva.
Una volta però trovato il sito giusto, ecco che arriva il secondo pensiero: ma che roba è quel sito/blog? Dai siamo seri, nel 2012 anche un bambino riuscirebbe a tirar fuori qualcosa di meglio. E' a dir poco illeggibile, fastidioso e poverissimo di informazioni. Ci si vende anche così, e questo è obiettivamente vendersi male.
Una volta chiuso col pessimo contorno, possiamo dedicarci finalmente alla musica. E i
Beyond the Gates da questo punto di vista si presentano bene, sbandierando fieramente i voti altisonanti ricevuti su svariati siti per i loro lavori precedenti, l'EP "
Soul Crisis" e il successivo "
The Inhumanity of Human Mind".
Incuriosito dai giudizi ricevuti mi metto all'ascolto di "
Zodiac", concept album incentrato manco a dirlo sullo Zodiaco e sul rapporto di odio/amore tra le personificazioni della Bellezza e dell'Oscurità. Concept di per se interessante, ben sviluppato attraverso le 12 canzoni che lo compongono, ognuna ovviamente riferita a un segno zodiacale differente. Una sottigliezza che ho piacevolmente notato è stata quella di dividere "
Gemini" in due parti, sintomo che le cose, almeno da questo punto di vista, non sono state lasciate al caso.
Dico almeno da questo punto di vista perchè per il resto siamo di fronte a qualcosa che suona davvero estremamente amatoriale e quasi raffazzonato, con suoni che arrivano all'orecchio con poca incisività, seppur tecnicamente ineccepibili e brutali. Perchè i
Beyond the Gates (nella persona di
And, che si occupa di tutti gli strumenti) suonano davvero bene, ma questo suonar bene non arriva così limpido e chiaro a chi ascolta, per colpa di un mixaggio e di una produzione sicuramente non all'altezza.
Detto ciò, anche provando ad andare oltre a queste limitazioni prettamente tecniche, quello che rimane è abbastanza povero, soprattutto di idee e di originalità: testimonianza più lampante è l'arpeggio iniziale di "
Aries", che è identico, nota per nota, a quello di "Eye of the Witch" dei King Diamond. Ma anche il resto è un coacervo di idee vecchie di 20 anni, già sentite e risentite, senza un briciolo di personalità.
Punto debolissimo del lotto è infine il cantato di
Rob, che si palesa in tutta la sua inadeguatezza nella finale "
Pisces", nella parte finale "cantata" in italiano. Le virgolette sono d'obbligo, dargli un ascolto per capire il motivo.
In conclusione non son riuscito fino in fondo a comprendere se sono io che non capisco niente (per usare un eufemismo) o se sono l'unico eletto che è riuscito a concretizzare un'idea veritiera sui
Beyond The Gates. Sta di fatto che considero "
Zodiac" il prodotto insufficiente di una band altrettanto insufficiente, che ha davvero bisogno di un paio di giri di vite netti, sotto ogni punto di vista, per poter pensare di farsi largo nel mondo della musica. Ad ora, purtroppo, gli toccano giusto le retrovie.
Quoth the Raven, Nevermore..