Terzo album in sei anni per i francesi
Venturia che, forti della felicità dello scudetto vinto dalla squadra della loro città lo scorso anno (Montpellier), continuano il loro connubio con la
Lion Music con questo "
Down Of A New Era" che non sposta di una virgola la loro direzione musicale: sebbene qua e là si usi l'aggettivo "
progressive" nel caso dei Venturia siamo su tutt'altri campi in favore di un pop-rock ASSAI easy listening, tutto basato sulle melodie, su chitarre presenti ma "inoffensive" (adeguate solo nei brani più leggeri dove danno mordente ma non urtano, in quelli simil nu-metal/metalcore fanno pietà dato che non incidono per niente), tanti synth che aiutano a creare quella corrente moderna e ruffiana che oggi va piuttosto di moda e che abbonda di gruppi in cui la voce femminile, predominante, la fa da padrone.
E' qui il caso di
Lydie Robin che per una volta non è una strafiga e di questo ne siamo oltremodo lieti - diamo spazio anche alla bravura delle persone normali (e delle cesse, anche se non è questo il caso) - anche se la sua voce pur apprezzabile non può nulla contro delle composizioni assolutamente anonime, prive di qualsivoglia brio, poco emozionanti sia a livello di impatto (e qui la produzione rappresenta un grosso problema dato che non si può fare la voce grossa con chitarrine più super light delle Philip Morris) sia a livello di melodie, poco trascinanti, poco emozionali e specialmente poco memorizzabili: peccato perchè l'iniziale "
Devil in Disguise" pareva decente, per poi lasciare posto al nulla.
Grosso, grossissimo problema il riffing chitarristico che risulta decisamente povero di idee e, in tutta onestà, sarebbe a malapena accettabile da una band alle prime armi: giunti al terzo disco ormai i Venturia avrebbero dovuto dimostrare molto di più. Oseremmo dire i
Nemesea dei poveri, e siamo già larghi.
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