Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:38 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. THROUGH THE CLOUDS OF THE PAST
  2. BLACK FOREST'S FLAMING EYES
  3. THE LAST LEAVES
  4. WHERE THE GRANDEUR OF MOUNTAINS EMBRACES THE SPACE
  5. HORIZONG GLASSY
  6. WISDOM OF CENTURIES
  7. THE ONLY TIME WILL TAKE IT AWAY
  8. TWILIGHT

Line up

  • Helg: Guitars (rhythm), Vocals
  • Khaoth: Drums
  • Khorus: Bass
  • Jurgis: Guitars (lead & rhythm), Vocals

Voto medio utenti

Khors è il dio slavo del sole invernale.
Egli rappresenta il sole vecchio che diventa più piccolo man mano che i giorni si accorciano nell'emisfero settentrionale, e muore il giorno del Korochun, il solstizio invernale.


Sin dal monicker scelto il gruppo ucraino, che giunge alla sua quinta fatica, mette in evidenza un forte legame con la sua terra, un vincolo di sangue saldissimo che permea la sua musica rendendola pagana, evocativa ed affascinante.
"Wisdom of Centuries" è, a mio parere, il lavoro migliore mai rilasciato dai nostri, quello più sentito, più "puro", più fiero.
Poco importa se i brani veri e propri siano solo quattro, mentre gli altri sono intermezzi strumentali, i Khors riescono ugualmente a dare forma ed a plasmare il loro metal pagano secondo un gusto squisisto che si poggia, fondamentalmente, sull'atmosfera.
Chi conosce la scena ucraina e gruppi come i Drudkh saprà benissimo che tipo di sonorità andrà ad ascoltare in questo lavoro.
Il black metal dei Khors non è estremo nel senso "classico" del genere, ma è avvolgente come le spire della notte, è evocativo come un tramonto su uno sterminato campo ghiacciato, è gelido come la neve che ti sferza il viso durante una tempesta.

I tempi del disco non sono mai troppo veloci adagiandosi, spesso, su ritmi medi che amplificano la grandezza, anzi la grandiosità di una musica concepita per emozionare.
Brani come l'epicissima "The Last Leaves", dal riff vicino a certi Amon Amarth, la tenebrosa title track che, tra dolci arpeggi e macabro gracchiare di corvi, lambisce territori funeral doom, o la magistrale "The Only Time Will Take It Away", lungo e sentito grido di amore verso le proprie terre, sono emblemi di una passione e di un talento indiscutibili che ci svelano le capapcità di un gruppo davvero unico nel suo genere.

Tutto l'album, in ogni caso, si muove su valori medi molto alti e i già citati intermezzi strumentali non sono messi li come riempitivi, ma servono perfettamente al loro scopo di creare una musica che è un vero e proprio manifesto di indipendenza pagana.
Una indipendenza che è patrimonio genetico di tutta una scena, quella ucraina, che sempre più spesso ci regala dischi meravigliosi che non si può far altro che amare.
Come "Wisdom of Centuries".
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 set 2012 alle 23:36

I Drudkh sono sopra al 90% dei gruppi black..... :-) Concordo e ascolterò appena possibile questi Khors.

Inserito il 21 set 2012 alle 21:55

I Drudkh sono sopra al 90% dei gruppi black..... :-)

Inserito il 21 set 2012 alle 21:53

L'album nn è niente male, ma la presenza di 4 pezzi strumentali, tutti piuttosto anonimi, fanno scemare parecchio la tensione durante l'ascolto. Ciò nn toglie ke "The Only Time Will..." e "The Last Leaves" siano due grandissimi pezzi, ma cmq un po' poco per giustificare l'acquisto. I Drudkh restano decisamente un gradino sopra.

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