Questo progetto nasce dalla collaborazione di due artisti italiani, l’uno cantante ed autore dei testi, l’altro polistrumentista e programmatore. La coppia punta decisamente verso uno stile lento e decadente, sofisticato e dilatato, con uno spettro di influenze che spaziano dal funeral doom al dark gothic. I brani sono lunghi e curati nelle sonorità, spesso intervengono gli archi, il pianoforte, l’organo, senza dimenticare le parti vocali quasi recitate che s’intrecciano con un growl spiritato.
Più che le architetture strumentali, direi che i
Trail of Sorrow hanno voluto evidenziare l’atmosfera del disco: l’oscurità più fitta e lacerante, dove anche l’ultima flebile speranza è irrimediabilmente svanita nella sofferenza e nella tenebra. In questo, l’obiettivo è raggiunto. Logica conseguenza è un lavoro cupo e cerebrale, per nulla facile da assimilare anche per i doomsters incalliti.
Nell’insieme si tratta di un’opera riuscita, molto lontana dal doom di matrice heavy ma con un certo fascino funereo, però è consigliabile assumerla a piccole dosi.
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