X è, appunto, il decimo album per i
The 69 Eyes, prossimi a festeggiare il ventesimo anniversario dalla pubblicazione del primo album
Bump’n Grind nel '92. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando la band si presentava come emula degli Hanoy Rocks, proponendo uno sleazy rock reso più pesante dalle chitarre metal. A partire da Wasting the Dawn nel '99 la band ha di punto in bianco cambiato coordinate musicali ed estetiche, proponendosi come i "vampiri finlandesi" del gothic rock attraverso una serie di album fotocopia, come
Blessed Be,
Paris Kills e successivi, capaci di scalare le patrie classifiche grazie ad una tanto riuscita quanto pacchiana commistione di Hanoi Rocks, Sisters Of Mercy, The Cult e The Doors. In effetti, una cosa non hanno mai abbandonato i The 69 Eyes ed è la paraculaggine, passatemi il termine. Erano finti prima, quando volevano farci credere di vivere una "vita spericolata" come Michael Monroe, e lo sono adesso. Perchè è ovvio che sono gotici quanto Twilight è un vero film sui vampiri e nessun vero dark, come nessun vero cinefilo, gli presterebbe la minima attenzione. Ma Jyrki e la sua musica sono tagliati apposta per il pubblico di Twilight e lui lo sa, lo vede dal portafoglio, e quindi ecco un concentrato di tutti gli stereotipi del dark, svuotati di ogni significato: corvi, vampiri, sangue, ragazzine vestite di nero, amore e morte, teschi, la notte... lui che continua ad essere l'epitome del poser, con pose e frasi che sembrano uscite da un fumetto tanto sono artificiose. Tutto questo, però, non basta a fare di X un cattivo lavoro, perchè da paraculi sanno esattamente cosa fare ed hanno anche le capacità per farlo, restando saldamente ancorati alle coordinate goth ‘n roll ma con un accento più pronunciato sul rock alla Doors: riffoni semplici, pompati a dovere dalla produzione, tastiere in pieno stile love-metal e sopra a tutto il vocione baritonale di Jyrki, incrocio impostatissimo e quasi caricaturale tra Peter Steel e Elvis in versione dark. L’unico elemento di novità, se tale o si può definire, è rappresentato da una maggiore vena melodica che si estrinseca in frangenti ora più movimentati (
Love Runs Away,
Black, I’m Ready), ora più malinconici (il singolo
Red,
Borderline,
When A Love Comes To An End). In definitiva mi ricordano la pubblicità in onda in questi in giorni, in cui un famoso allenatore progetta il calciatore ideale al computer, inserendo le caratteristiche di altri giocatori. Prendi gli Him, i Type O Negative, tutti i nomi sopracitati, copiali senza aggiungere nulla di tuo et voilà. Suonato benissimo, prodotto egregiamente, lo ascolterete, ballerete e canterete con piacere.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?