Copertina 7

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2003
Durata:58 min.
Etichetta:Cold Meat Industry
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE HALL OF TRUTH
  2. TO FIX THE SHADOWS
  3. LORD OF THE AIR
  4. PRIME MOVER
  5. GNOSTIC ANTHEM
  6. HYMN TO PAN
  7. THE MIRROR
  8. STIGMATA MARTYR
  9. CALL OF THE JACKAL

Line up

  • Aldenon Satorial: vocals, synth, keyboards

Voto medio utenti

Ecco cosa vuol dire viaggiare tra le tenebre, attraverso le proprie paure ed il proprio dolore. Il nuovo lavoro di Coph Nia, (oramai) one man band, prodotta dalle oscure visioni di Mr. Satorial, è proprio questo, un lungo tragitto attraverso le angosce dell'animo, verso l'abbraccio totale del nulla, in una dimensione ove tutto è mutevole e cedevole. Il senso di angoscia e di paranoia è fortissimo in tutto il platter, che si alterna su composizioni basate su un ventaglio di soluzioni stilistiche di diversa derivazione gotica: si va dall'opener 'The Hall Of Truth', giocata su atmosfere maligne, sull'effettistica vocale e su basi ossessive slow tempo a carattere industriale (il trunphet aiuta non poco) alla splendida 'To Fix The Shadows', ove la sacralità aumenta a dismisura grazie all'inserzione di campane e di giochi vocali di canti gregoriani... una song iconoclastica e magnetica nella sua minimalità e nella sua inquietudine. A carattere decisamente più epico e marziale, ma anche più soffuso e dilatato, è la seguente 'Lord Of The Air', mentre 'Prime Mover' è la prima cover presente nel dischetto, più precisamente dei Leather Nun... 'Gnostic Anthem' aumenta ancora il senso di claustrofobia, anche se l'accento su una visione più pomp (sempre nel rispetto della proposta musicale di base) è molto più marcata; la successiva 'Hymn To Pan' rappresenta forse la song più ruvida e cattiva del lotto, un inno ossessivo, pagano, accecato dall'estasi per il sulfureo. 'The Mirror' è senza dubbio la track più Ambient e minimale di questo 'Shape Shifter', mentre 'Stigmata Martyr' è la seconda cover, questa volta dei Goth Master di prima annata, ovvero i Bauhaus: onestamente, anche se è interessante notare come Coph Nia abilmente plasma sul suo cosmo questo brano, la sensazione è che questo sia un pochino fuori luogo nel contesto esoterico del full lenght, contesto ritrovato prontamente con la conclusiva 'Call Of The Jackal', che propone un sound più elettrico (negli slow beat filtrati della strofa) e più etereo nelle aperture delle keyboards. Al secondo full, Coph Nia si dimostra una band in continuo movimento, prismatica nella ricerca musicale e tremendamente inquietante: un nome da ricordare insieme a Tribe Of Circle, Predella Avant, Raison d'Eatre, Inade e compagnia bella. Un album istintivo e spirituale, in ogni suo oscuro pertugio.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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