Pantaloni a zampa d'elefante zebrati, zeppe, disco ball... Ok, possiamo iniziare!
La storia dei
The Darkness la conoscono ormai più o meno tutti: dagli esordi con l'ottimo
Permission To Land del 2003, che valse alla band il titolo di new sensation, passando per il più debole
One Way Ticket To Hell...And Back!, ed i successivi anni bui dell'ancor breve storia del gruppo inglese. Tra litigi, problemi di droga che hanno visto coinvolto il leader Justin Hawkins, il successivo scioglimento e l'effimera parentesi degli Stone Gods, capitanati da Richie Edwards, inizialmente chiamato a fare le veci del bassista Poullain e poi divenuto leader dei “sopravvissuti”, la parabola dei The Darkness sembrava giunta anzitempo alla fine. E invece rieccoli qua, forti di una reunion, di una serie di concerti esplosivi (non ultimo quello a cui ho assistito al Gods Of Metal 2012) e di un album nuovo di zecca, tornare i divertiti e divertenti portabandiera del vecchio spirito rock 'n' roll degli anni '70 e '80. Rispetto agli esordi la componente AC/DC (quindi quella metal) risulta piuttosto smorzata in favore di un maggiore rimando all'estetica dei Queen.
Every Inch Of You apre con la sfrontatezza che li ha resi famosi, il falsetto di Justin è esattamente come ce lo ricordavamo: acido, irriverente e volutamente caricato. Il piglio rock old school farà la gioia dei nostalgici e anche i suoni delle chitarre hanno abbandonato quelle timbriche elettriche che rendevano
Permission To Land contemporaneo, optando per una produzione vintage e per soluzioni che rimandano a tutto il rock/hard rock inglese dal 1965 al 1975. Dei Queen Justin e Dan riprendono il guitar work di Bryan May, insieme ai Free, Bad Company, il glam rock dei T- Rex di Marc Bolan, il pop dei Beatles e l'immancabile, seppur ridimensionato, contributo degli Ac/Dc degli esordi.
Nothing's Gonna Stop Us è leggera e divertente, con influenze che spaziano dal rock 'n' roll al punk più edulcorato, passando per l'indie. Con
With A Woman tornano in primo piano le chitarre con un riff di tipico stampo hard rock primi anni '70 (Free, Bad Company, primi Whitesnake). Degno di menzione anche il guitar work, nobilitato da uno dei migliori assoli di tutto l'album.
Keep Me Hangin' On ha un debito d'ispirazione nei confronti dei Queen più equivoci e caciaroni degli anni '70.
Leaving Each Day Blind ha la coralità dei penultimi Aerosmith, melodie e arrangiamenti che si rifanno di nuovo alla band di Freddie Mercury, nonostante il vocalismo inconfondibile di Justin.
Everybody Has A Good Time, il primo singolo estratto (avete visto il divertentissimo video?) è il pezzo che preferisco in assoluto. Le chitarre di
She's Just A Girl, Eddie sono prese dai Journey ma la canzone è sbarazzina come solo i The Darkness possono essere, tra coretti, gridolini e un testo simpaticamente irriverente.
Forbidden Love vira verso i Queen più intimisti ed esotici di
These Are The Days Of Our Lives con il cantato di Justin somigliante a quello di Freddie Mercury (somiglianza che, in realtà, si nota in tutti i brani dell'album).
Concrete pesca dal punk dei Ramones. In chiusura troviamo
Street Spirit, energica e riuscita riproposizione in chiave NWOBHM di un vecchio successo dei Radiohead e
Love Is Not The Answer. La deluxe edition propone quattro bonus track comprendenti la superflua versione acustica di
Love Is Not the Answer e tre brani di matrice pop rock: la leggerissima
I Can't Believe It's Not Love, vicina ai Queen più beffardi e scanzonati,la giullaresca
Pat Pong Ladies e
Cannonball, vicina al brit rock degli Oasis e con la partecipazione del flauto magico di Ian Anderson dei Jethro Tull. I The Darkness o si amano o si odiano. Non sarà un capolavoro ma
Hot Cakes è pregevole e ci riconsegna una band in grandissima forma, in grado di scalare le classifiche riportando in auge suoni che si ritenevano ormai datati.
Ed ora, mentre guardate speranzosi il vostro orso di pelouche, tutti insieme: "Everybody has a goooood timeee!!"...