Copertina 8

Info

Anno di uscita:2004
Durata:60 min.
Etichetta:Horus
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DARK RISING
  2. RED OAK WOOD
  3. SAND CAKE
  4. THE BIG WAVE
  5. MEMORY SONG
  6. FAMILY MAN
  7. STILL LOOKING OUT
  8. THE NORMAL THING
  9. KICK MY MIND
  10. KING OF DREAMERS
  11. ENDLESS CIRCLE
  12. CROCODILES
  13. AFTER THE WAR

Line up

  • Jacopo Meille: lead and backing vocals
  • Gianluca Galli: electric and acoustic 6-12 string guitars, mandolin, keyboards, piano
  • Andrea Castelli: bass
  • Senio Firmati: drums, percussions

Voto medio utenti

Dopo un'attenta e ponderata analisi, la prima considerazione che mi viene in mente dopo aver ascoltato questo "Hard times" è … ma quanto sono bravi questi Mantra!
Il quartetto toscano, composto da musicisti tutt'altro che sprovveduti (Andrea Castelli, che qualcuno ricorderà nei progster Airspeed, negli Shabby Trick o nel progetto Cappanera; Jacopo Meille e Gianluca Galli, entrambi ex-Mad Mice e quest'ultimo anche autore di lavori come solista nonché collaboratore dei Time Machine e il talentuoso Senio Firmati), riesce, infatti, a sfornare un dischetto addirittura superiore al già pregevolissimo debutto del 2002 intitolato "Roots".
Le fonti d'ispirazione sono le stesse dell'esordio e si chiamano Free, Bad Company, Led Zeppelin, ma tutto ora appare più focalizzato, meglio amalgamato … migliori le canzoni, i suoni, la produzione … un po' tutto insomma … e poi non solo illustri riferimenti, ma anche parecchia farina proveniente direttamente dal sacco Mantra, a costituire una miscela dall'elevato coefficiente di detonazione.
Senza esagerazioni, si può affermare che con questa band rivive tutta la carica primordiale dell'inestimabile hard rock venato di blues, grazie ad una straordinaria abilità nel reinterpretare in modo personale e aggiornato quei mitici suoni.
Non si tratta di un progetto esclusivamente costruito in studio di registrazione … tutt'altro … chi ha avuto la fortuna di vederli dal vivo in occasione del Gods of Metal dell'anno scorso, ne ha parlato in termini entusiastici.
La preparazione strumentale dei nostri è veramente rilevante: gli interventi di chitarra di Gianluca Galli, ammalianti per tecnica e feeling, sono puntuali e mai ingombranti; esemplari in questo senso sono "Sand cake", "Kick my mind" (che mi ha ricordato i Badlands del grandissimo Ray Gillen) e "King of dreamers", ma si tratta di un approccio rintracciabile nell'intero disco; l'hard muscolare dal seducente ritornello di "Dark rising", la già citata "Sand cake", la splendida "The big wave" (dalle sfumature vagamente Pearl Jam), i richiami orientaleggianti e la potente esplosione di "Still looking out", così come le magistrali ballate di chiara ispirazione Zeppeliniana come le acustiche "Memory song", "The normal thing" e la pura magia celtica della conclusiva "After the war", illustrano l'inaudita "fisicità" della voce di Jacopo Meille, che sa come emozionare o graffiare, sussurrare o "librarsi alta" … i suoi poliedrici registri vocali riescono a svettare tra le convulse esalazioni di questo suono immortale; Andrea Castelli e il suo basso sono una sicurezza e il batterista Senio Firmati, denota inventiva e precisione, assicurando il necessario motore ritmico.
Importante, poi, il contributo delle tastiere suonate (oltre che da Gianluca) dagli ospiti Emilio Sapia e Alex Del Vecchio, che supportano con sapienza il sound del gruppo, con Del Vecchio autore anche di efficaci keyboards solos.
Tra i brani da segnalare rimangono ancora l'hard rock cromato e brillante di "Red oak wood", che vede la presenza come special guests di Morby e Tommy Massara (stranamente caratterizzata da qualche piccola imprecisione armonica nel coro) e quella che, a mio parere, è forse la migliore traccia del platter, la rocciosa "Crocodiles", contraddistinta da un suono più "metallizzato" e un cantato praticamente perfetto.
Tutte le canzoni sono veramente di livello e anche quando le influenze si fanno più evidenti (vedi le summenzionate ballate o "King of dreamers", che rammenta un po' una certa "canzone dell'immigrante"), il combo è sempre in grado di inserire qualche elemento peculiare, una scintilla, e lo fa con una freschezza e un'attitudine sincera che allontana qualunque possibile sensazione di plagio.
Dunque quello che troverete su "Hard times" è un hard rock diretto, senza maschere, fronzoli od orpelli stilistici, che non teme di dichiarare apertamente i propri numi tutelari, ma che in virtù di un'ottima competenza tecnico/compositiva, è in grado di non sfigurare al cospetto di cotanti "mostri sacri".
Mantra: una band assolutamente da sostenere!
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.