Mettiamo subito in chiaro una cosa tanto per non generare confusione nel lettore che si appresta a leggere un parere del Graz su questo primo best of degli
Angra ed in generale sulla band: probabilmente sono l'unico al mondo, mi rendo conto, ma a mio avviso non c'è paragone tra le due fasi di carriera dei brasiliani, la prima con
Andrè Matos alla voce e la seconda con
Edu Falaschi dal 2001 sino a pochi mesi fa.
Il mio personalissimo giudizio pende tutto a favore del secondo, pur senza eccessivi clamori poichè la formazione di San Paolo non mi hai mai fatto impazzire, principalmente per due motivazioni molto semplici: in primis, non sopporto, in generale, gli elementi tribali nella musica, letteralmente mi annientano, stesso motivo per il quale ho ripudiato immediatamente album come
Chaos A.D. e specialmente
Roots dei
Sepultura; in secundis, il punto debole degli Angra a mio avviso è proprio quello che secondo il mondo li esalta, ovvero la voce di Matos, che ho sempre trovato insopportabile. Flebilissima, incolore, sottile ed inconsistente come un foglio di carta e spesso dal vivo anche imbarazzante, insomma una voce "frocia", da eunuco, che non solo non mi ha mai conquistato ma mi ha veramente allontanato da
Holy Land, Fireworks ed anche il primissimo
Angels Cry, che poi è l'unico che si salva grazie a brani tipo "
Evil Warning".
La cosa pazzesca è che invece nei
Viper, in cui metteva anche la grinta, mi piaceva tantissimo ed uno dei miei brani favoriti, non di Matos ma in generale nel power metal, è "
Prelude to Oblivion" tratta da
Theatre of Fate (1989...mamma mia) che conobbi secoli fa grazie alla cultura enciclopedica del buon
Francesco "HWQ" Bucci che mi acculturava su tutti i gruppi più validi e snobbati del mondo, tra cui gli
Attack, gli
Attacker, i
Realm ed appunto anche i
Viper.
Ricordo come ora il giorno che acquistai
Metal Shock in edicola e sfogliando le pagine immediatamente a quella dedicata al top album lessi la recensione di "
Holy Land" di
Gianni Della Cioppa che lo esaltava come opera massima; nemmeno tornai a casa ed andai immediatamente a comprarlo, per poi fuggire velocemente in cameretta, infilarlo nello stereo ed alzare il volume: desolazione più totale.
Chitarrine esili ed indifese, che non riuscirebbero ad uccidere una mosca agonizzante di Baygon, tamburini da festa di paese e sta vocina del cavolo che veramente mi fece capire immediatamente, dopo nemmeno un minuto, che avevo buttato nel cesso 30 mila lire. Poi arrivò il momento di
Carolina IV ed a quel punto terminai l'ascolto e penso che quel cd è praticamente ancora vergine, non è stato più tolto dalla custodia.
Questo per comunicarvi la mia idiosincrasia per i primi tre dischi degli Angra, che poi invece col cambio di stile e di cantante hanno iniziato a riscuotere il mio apprezzamento, specie con "
Rebirth", ma anche gli altri tutto sommato non sono affatto male, a parte l'ultimo "
Aqua" che ho trovato un po' sottotono rispetto al resto della discografia.
Questo è quanto: "
Best Reached Horizons" è un'ottima compilation, doppio cd, il primo dedicato a Matos, il secondo a Falaschi, che raccoglie un po' il meglio di quanto prodotto in 20 anni. Di particolare c'è la cover di
Kashmir (Falaschi),
Carolina IV dal vivo,
Wuthering Heights di
Kate Bush in cui Matos esprime tutta la propria frociaggine al limite dell'insopportabile, poi per il resto ci sono quasi due ore in cui chiunque voglia avvicinarsi agli Angra per la prima volta troverà tutto ciò di cui ha bisogno.
La compilation è impeccabile sotto questo punto di vista, per una band a mio avviso MOLTO sopravvalutata, che poi ha dato vita a gruppi ancor peggiori, come gli
Shaman o l'imbarazzante carriera solista dello stesso
Matos.
Best of comunque azzeccato che consigliamo a chi si fa ingannare dalla decennale campagna propagandista che spaccia gli Angra come uno dei migliori gruppi degli anni '90.