Al terzo disco gli americani
Woe trovano la quadratura del cerchio.
Partiti come progetto solista del polistrumentista
Chris Grigg, i nostri si sono evoluti dal depressive degli esordi verso una nuova forma di black metal nella quale tutti gli elementi costituenti sono amalgamati alla perfezione.
Se è vero, infatti, che il difetto del lavoro precedente, il buon
"Quietly, Undramatically", era quello di essere troppo eterogeneo, il nuovo
"Withdrawal" è, al contrario, un album compatto, ricco di dettagli che si intrecciano in maniera convincente grazie ad un songwriting che, da un lato, guarda alla tradizione norvegese del genere (
Emperor in primis) e, dall'altro, guarda verso la propria Nazione di appartenenza.
La cosa bella è che queste due anime, stavolta, non stridono, ma si fondono dolcemente.
Gli
Woe ad oggi sono una band a tutti gli effetti, un gruppo di persone, cioè, tutte impegnate nella composizione e a dare il proprio contributo e gli effetti della collaborazione si vedono, anzi, si sentono bene: basta, ad esempio, il riff di apertura di
"This is the End of the Story", brano che inaugura il disco, per capire di essere di fronte ad un gran lavoro, uno di quelli da ascoltare con attenzione.
Ma andiamo con ordine.
"Withdrawal" è un album di black metal "americano", suonato molto bene e prodotto in modo magistrale, lontanissimo, per tanto, dalla concezione norvegese del suono, ed è, soprattutto, un album che ti conquista con la sua violenza
devastante e
rabbiosa, il suo suono evocativo ed epico che sa dipingere scenari magniloquenti di fronte ai nostri occhi, scenari nei quali è facile vagabondare con la nostra immaginazione mentre le chitarre, incessanti, frenetiche ed ossessive, tessono melodie mai banali e dannatamente affascinanti.
Gli
Woe riescono perfettamente a fondere la ferocia delle loro composizioni con un gusto squisito per il dettaglio malinconico e armonico, sia esso un arpeggio, un coro, un urlo disperato o un rallentamento ritmico capace di togliere il fiato.
Il miglioramento del gruppo, rispetto alle prime uscite, ha davvero del sorprendente, così come è sorprendente la facilità con cui Chris Grigg e soci hanno saputo amalgamare vecchio e nuovo attraverso brani splendidi come la distruttiva e fiera
"Carried by Waves to Remorseless Shores of the Truth", che gode di un lavoro chitarristico di prim'ordine o la magniloquente
"Song of My Undoing" nella quale una forza incontenibile ci sbatte in faccia tutta la sua epicità e grandiosità attraverso melodie dal sapore pagano, ed in genere attraverso tutti i pezzi dell'album sempre suonati con passione e cuore oltre che, come ricordato, con perizia.
Il terzo disco degli
Woe è, dunque, il risultato di un nuovo processo compositivo e di una maturata esperienza di musicisti che hanno scritto i migliori brani, ad oggi, della loro carriera, brani mediamente lunghi, disperati, soprattutto per merito delle strazianti vocals, freddi ed articolati nonostante la loro apparente monoliticità.
Certamente il giovane gruppo della Pennsylvania si candida come uno dei migliori esponenti della scena del suo paese e questo
"Withdrawal", già da ora, come uno dei migliori dischi di black metal di quest'anno.
Sorprendenti.