Mi capita spesso, quando recensisco un album di valore, di adoperare la parola
emozione.
Ma cosa è l'emozione?
Soprattutto cosa ci suscita emozione?
Domande difficili alle quali ognuno avrà la sua risposta. Per quanto mi riguarda, nella musica come in qualunque forma di arte, l'emozione è quando l'artista riesce a toccare così profondamente il mio sentire da farmi entrare in sintonia con quello che voleva comunicare.
Questo è esattamente il caso di
"Aetas Cineris", quinto lavoro dei tedeschi
Agrypnie, che segue a due anni di distanza il precedente EP
"Asche" dal quale vengono ripresi alcuni brani.
Siamo dunque di fronte a pura emozione, siamo di fronte ad una musica, cioè, che parla, anzi, urla al nostro animo e lo fa attraverso un black metal disperato, armonioso, triste, ma anche rabbioso e violento.
Il gruppo, che ruota intorno alla figura di
Torsten der Unhold, indimenticato singer dei maestri
Nocte Obducta, conferma il suo straordinario valore confezionando, ancora una volta, un lavoro prezioso, finemente arricchito di sfumature diverse tutte mescolate all'insegna di una malinconia che è l'assoluta protagonista dei brani.
Brani che, lunghissimi, il più breve è di 8 minuti, descrivono sentimenti di dolore e tormento, come pochissimi sono in grado di fare, grazie all'uso di una melodia davvero straziante nonché splendida nella sua capacità di commuovere e di essere ammantata di eterea bellezza.
Avrete certamente capito che il black metal degli
Agrypnie è tutt'altro che canonico, sebbene i nostri abbiano fatto proprio l’insegnamento del passato da un lato e quello più moderno dall'altro: questi ragazzi ci offrono, infatti, un suono assolutamente personale, assolutamente particolare che è in grado di abbracciare, come ho già ricordato, esperienze sonore diverse e di viverle all'interno di brani che, tra aperture melodiche devastanti nella loro carica emotiva, improvvise e violente accelerazioni, urla di rabbia e disperazione di un singer eccezionale, ed arrangiamenti di classe cristallina, arrivano direttamente al cuore dell'ascoltatore.
Brani tutti di altissimo spessore e dolorosa magniloquenza che hanno il dono di rendere meno amare le lacrime che, inevitabili, solcheranno i vostri volti.
Questo
"Aetas Cineris" è uno degli album più belli che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, uno dei più vivi, dei più emozionanti, uno di quegli album destinati a rimanere a lungo impressi nella mia memoria.
E spero anche nella vostra.