“[…]
Astaroth e Warlord, quindi … e se dai primi i Martiria hanno solamente mutuato un po’ di quella “romanità” che li porta a rappresentare, sulla front cover di questo “The eternal soul”, una bella immagine del Colosseo, è invece dei secondi che bisogna parlare per individuare la loro principale influenza sonora: atmosfere gotico-medievali, metallo epico e poetico avvolto da una coltre “darkeggiante” sono le principali caratteristiche che accomunano le due band, con il chitarrista Andy “Menario” Menarini a rammentare talvolta il fraseggio e l’ispirato solismo di Bill “Destroyer” Tsamis (anche Lordian Guard) e il batterista Capitini (anche preparato ingegnere del suono del progetto Martiria), che ricorda, a tratti, lo stile fantasioso di Mark “Thunder Child” Zonder (senza magari raggiungerne ancora le vette esecutive), che proseguirà la sua esibizione tecnica nei Fates Warning … e poi la voce … se Anderson era stato scelto per impersonare il ruolo di “Damien King III”, durante l’ultimo periodo di vita dei Warlord, qualche ragione ci sarà! […]
Stiamo parlando d’ispirazione e non di clonazione … […]”.
Mi rendo conto che
auto-citarsi non è esattamente l’atteggiamento più “professionale” del mondo, ma mi perdonerete se nell’occasione di questa scintillante ristampa di “The eternal soul”, debutto ormai di difficile reperibilità (in origine pubblicato tramite la Hellion Records) dei favolosi
Martiria, ricorrerò a questa non troppo
elegante pratica “giornalistica”. Non si tratta, in realtà, esclusivamente di una soluzione di “comodo”, ma di una maniera per confermare in pieno le appaganti sensazioni provate durante il primo contatto con i capitolini, sottolineando ancora una volta quanto la loro ammirazione per una formazione non proprio “banale” come quella dei “Signori della guerra” californiani (gli Astaroth erano stati citati quasi unicamente per la presenza di Maurizio Capitini, collaboratore degli autori di “The long loud silence”, … e nel caso voleste recuperare l’intera primigenia dissertazione, potete farlo
qui) si traducesse, fin dagli esordi, in una formula espressiva assolutamente creativa e fascinosa.
Certo, gli episodi successivi avrebbero delineato ancor meglio la straordinaria personalità artistica della
band, rendendola uno dei capisaldi di un certo modo erudito, epico e caliginoso d’intendere
l’heavy metal e tuttavia già in questi undici squarci sonori intrisi di un alone colto e mistico, sontuosa enfasi, vibrante intensità e delizie acustiche, la manifestazione di dosi imponenti di competenza e carisma era piuttosto lapalissiana.
Dirò di più … ascoltato oggi, forti di una cognizione “a posteriori” e anche grazie ad un sagace lavoro di rimasterizzazione, l’albo sembra godere di una scintilla supplementare, tale da contribuire a farlo diventare un acquisto plausibile anche per i
fedelissimi del gruppo.
Nobile “categoria musicofila” che non potrà
comunque farsi scappare l’opera in virtù di una rinnovata e curata veste grafica e soprattutto di un secondo Cd contenente la registrazione dell’esibizione dei Martiria al gran completo durante la terza edizione del glorioso
Play It Loud, un festival davvero emozionante, il cui ricordo è ancora nitidamente scolpito nella memoria di tutti i partecipanti, tra cui il sottoscritto, che per la cronaca nel 2009, pur in precarie condizioni di salute, si recò in quel di Bologna spinto proprio dalla presenza dei nostri (godendo, poi, dell’intera
kermesse).
Che cosa dire, a questo punto … chi come me ha preso parte a quell’evento, avrà la possibilità di “riviverlo” con grande soddisfazione, mentre per quelli che non hanno avuto questa “fortuna”, non rimane che surrogare efficacemente quella situazione tramite […]
frammenti d’arte pura che prendono il nome di “The cross”, “Misunderstandings”, “The most part of the men”, “Celtic lands”, “Prometeus”, “Give me a hero”, “The age of the return”, in una girandola di scariche endorfiniche, con Anderson che cancella tutti gli eventuali dubbi di coesione col resto della band attraverso il potere di un’esibizione eccellente, misurata e posata negli atteggiamenti sul palco e impeccabile dal punto di vista interpretativo […] (un’altra
auto-citazione, questa volta tratta dal
live report di quel
concertone … ormai ci ho preso gusto …).
I Martiria attuali sono un’entità diversa, più matura e consapevole, che ha dimostrato ampiamente di saper evolversi senza “stravolgersi”, e se il suo “futuro” è pregno di ulteriori (attesissimi) sviluppi e di novità (un nuovo cantante, collaboratori di rilevo come Vinny Appice e Tue Madsen …), il suo “passato” merita di essere celebrato e “consumato” da chiunque ami questa musica immarcescibile.