Avevo lasciato gli Angra all'interessante mini-cd “Hunters and Prey”, capace di cancellare parzialmente le indicazioni negative che mi aveva trasmesso “Rebirth”, disco formalmente perfetto, che però ripercorreva in maniera troppo marcata schemi e atmosfere legate al passato della band, in un comprensibile tentativo di non perdere i fan delusi dalla dipartita del trio Shaman. Da due musicisti del valore di Loureiro e Bittencourt era lecito aspettarsi qualcosa di un po' più originale; fortunatamente già nella title-track di “Hunters and Prey” si recuperava la grande ispirazione degli album precedenti, e allo stesso tempo venivano introdotti interessanti elementi nel sound della band. Attendevo quindi “Temple of Shadows” con la speranza che queste avvisaglie potessero trovare ulteriori conferme, ed è bene specificarlo fin da subito, questo nuovo album è certamente un segnale positivo! I nuovi Angra dimostrano di aver trovato uno stile decisamente più personale e convincente, e benché siano ancora presenti diverse canzoni che “sprecano” le capacità dei cinque musicisti brasiliani (come la banale “The Temple of Hate” e la discreta “Spread Your Fire”), la sensazione globale è che gli Angra stiano lentamente tornando ai fasti degli anni '90. L'unico aspetto che ancora non convince del tutto è la prestazione dietro al microfono di Edu Falaschi. Semplicemente inattaccabile dal punto di vista tecnico, purtroppo sul buon Edu aleggia ancora lo spettro di Andrè Matos: quando Falaschi cerca di imitarlo il risultato non è lo stesso, il biondo singer brasiliano rende certamente di più quando si destreggia su tonalità più basse, che valorizzano la sua timbrica graffiante. “Temple of Shadows” è ricco di episodi pregevoli, convincenti mix di velocità, tecnica e melodia. L'inizio del disco è decisamente aggressivo, con l'arrembante “Spread Your Fire”, che riprende il discorso intrapreso dagli Angra di “Rebirth”: una power-song molto veloce e melodica, che però presenta il volto meno originale ed interessante del sound degli Angra. La situazione migliora con la successiva “Angels and Demons”, pezzo dal piglio dinamico caratterizzato da refrain di grande presa, e nella splendida “Waiting Silence”, canzone di grande classe con un'inedita presenza elettronica nei tappeti di tastiera. “Wishing Well” è il capitolo più dolce e solare di questo disco, mentre nell'anonima “The Temple of Hate” l'unico highlight è la presenza di Kai Hansen, chiamato a duettare con Edu Falaschi. Sono diversi gli ospiti presenti su “Temple of Shadows”, ma la presenza del buon Kai in questa canzone non contribuisce certo ad aumentare la personalità del pezzo, che ricorda troppo lo stile di “Land of the Free”. “The Shadow Hunter” è la composizione più lunga e articolata del disco: molto bella la prima parte, con sonorità acustiche e percussioni in perfetto stile Angra, letteralmente magnifici gli intrecci vocali della seconda metà, prima che Loureiro e Bittencourt si confermino una volta di più la miglior coppia di chitarristi in ambito Metal. Davvero emozionante la struggente “No Pain for the Dead”, ballad tra l'acustico e l'orchestrale che vede la presenza di Sabine Edelsbacher degli Edenbridge, si torna poi su territori più aggressivi con “Winds of Destination”, nobilitata dalla presenza di un ispiratissimo Hansi Kursch, che alterna ottime melodie ad aperture più sinfoniche ed interessanti intuizioni progressive. Tocca quindi alla bella “Sprouts of Time”, che riprende l'eleganza e la raffinatezza di “Gentle Change” di Fireworks, seguita dall'incedere aggraziato di “Morning Star”, per finire con la triste “Late Redemption”, alla quale l'uso del portoghese dona un'atmosfera di grande malinconia. “Temple of Shadows” si chiude con “Gate XIII”, episodio interamente strumentale dal chiaro taglio cinematografico, che rilegge in chiave orchestrale le melodie delle canzoni che lo precedono. Merita una nota anche il lussuoso digipack in cui si presenta il disco, con un booklet estremamente dettagliato e, come ciliegina sulla torta, il DVD di “Live in Sao Paulo”: è anche da questi dettagli che si nota la grande qualità dei nuovi Angra... Power Metal at its finest!
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