Ci provano i
DarkUpside di Genova, e diciamo che per essere al debutto (autoprodotto) sulla lunga distanza, ci riescono pure abbastanza bene.
A fare cosa? Beh, a “caratterizzare” la loro proposta, probabilmente la sfida più improba cui sono sottoposti tutti i gruppi emergenti, in un
rockrama affollato, depresso e livellato, in cui la personalità è diventata davvero una perla rara.
Nel settore di competenza dei nostri, poi, quello del
prog-metal alternativo (se così vogliamo chiamarlo …), svincolarsi dall’influenza di modelli dominanti come Porcupine Tree, Dream Theater e Pain Of Salvation o quantomeno offrire una trascrizione “credibile” e “fresca” delle loro seminali modalità espressive, non è affatto usuale, con una pletora di ottimi esecutori e di scrupolosi emuli, privi, però, della necessaria scintilla distintiva.
I liguri tentano di ampliare il “raggio d’azione”, incorporando nell’impasto compositivo e interpretativo rilevanti suggestioni di Fates Warning, Rush, Riverside, Metallica, Tool e Foo Fighters e realizzano un prodotto sicuramente interessante, sebbene ancora un po’ epidermico a livello d’impatto emotivo.
Un “lato (positivo) oscuro” insomma, non esattamente
irresistibile e tuttavia piuttosto ben congeniato (anche sotto il profilo estetico e concettuale …), tra picchi di cospicua intensità (con menzione doverosa per “Unbearable noise”, “Peace of mind”, “Memories” e per il fuligginoso strumentale “Come back”) e qualche esiguo ma non trascurabile calo di tensione, che colloca la
band sulla strada giusta, indirizzata verso un obiettivo già visibile e alla sua portata, sebbene non ancora pienamente conquistato.
“A taste of unknow” è un gustoso “assaggio” delle notevoli potenzialità dei DarkUpside … attendiamo con fiducia il “piatto forte”.
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